“Corse” e ricorsi storici. Siamo certi che il filosofo Giambattista Vico non ce ne vorrebbe per aver storpiato uno dei suoi concetti più celebri in virtù di una buona causa, sottolineare in modo calzante il rapporto tra il Giro d’Italia di ciclismo e Venaria Reale.

E’ ormai imminente, il prossimo 4 maggio, la partenza dell’edizione numero 107 della corsa “più dura del mondo nel Paese più bello del mondo”, come la definisce orgogliosamente Paolo Bellino, Amministratore delegato di RCS Sport, editrice della Gazzetta dello Sport, la cui carta rosa è appunto richiamata dalla competizione.

Ed in tredici anni sarà la terza volta che i destini della grande festa di Maggio, che da oltre un secolo unisce l’Italia da Nord a Sud, si incrociano con quelli della Reale.

Infatti, già nel 2011 il tracciato del 94° Giro prese le mosse, il 7 maggio, davanti alla Residenza Reale divenuta Patrimonio dell’Unesco nel 1997, con una cronometro a squadre di 19,3 km da Venaria Reale a Torino, in omaggio alla prima capitale d’Italia nel 150° anniversario dell’Unità. Di quel passaggio si trova ancora traccia nell’antica “via maestra” della cittadina, attuale Via Mensa, in un murale realizzato in prossimità della Piazza Don Alberione.  Si stringe poi un nodo alla gola misto a nostalgia di tempi in cui le immagini di guerra di queste settimane erano inimmaginabili, a pensare che l’edizione numero 101, nel 2018, prese il via per la prima volta dalla sede extraeuropea di Gerusalemme festante con l’omaggio a Gino Bartali,  proclamato “Giusto tra le Nazioni” per il suo operato in difesa della popolazione ebraica ai tempi dell’Olocausto. Anche in quella edizione Venaria Reale è stata protagonista, con la partenza, sempre dalla Reggia, della diciannovesima tappa di 185 km il 25 maggio, destinazione Bardonecchia con  4500 metri di dislivello massacrante.

Fra un mese la magia si ripeterà, con la prima tappa di 143 Km, questa volta non a cronometro, con il finale impegnativo della salita dell’Eremo e traguardo per la prima maglia rosa fissato a Torino.

Già da giorni, il centro storico di Venaria, in cui campeggia un orologio per il conto alla rovescia nella Piazza Vittorio Veneto che apre lo sguardo verso la Reggia, viene illuminato di rosa, insieme al monumento sabaudo, nelle fresche serate primaverili, preludio  ad un ricco calendario di eventi a contorno della gara, a suggellare il grande amore tra Venaria e la corsa rosa. Un legame che era scritto senza dubbio nel destino.

Agli appassionati di ciclismo non può sfuggire infatti che Venaria Reale fu scelta come città d’adozione da Giuseppe Cainero, friulano tutto d’un pezzo, stabilitosi nel borgo di Altessano fin dalla tenera età, divenendo poi ciclista professionista dal 1956 al 1961, con la squadra “Carpano” di Fausto Coppi.

Le cronache più accreditate narrano che fu il Campionissimo in persona a volerlo come gregario, apprezzando particolarmente le sue doti di passista-scalatore.

Al Giro d’Italia di quell’anno  Cainero  spuntò un 37° posto, divenendo all’epoca protagonista di competizioni come la Parigi-Rubaix e la Milano-Sanremo, in cui si rese protagonista di una maxi-fuga ad otto rimasta nella storia del ciclismo.

Nel suo Palmarès la conquista, nel 1958, in volata, del Campionato di Zurigo. Ma il nostro non scese dalla bicicletta neppure dopo il ritiro ufficiale nel 1961. Successivamente infatti, Giuseppe Cainero, che è scomparso ad Altessano nel 2020 ad 87 anni, divenne Comandante della Polizia Municipale di Venaria Reale, ruolo che ricoprì fino al pensionamento nel 1994.

In un’epoca in cui i “civic” si chiamavano ancora “vigili urbani” ed i genitori raccomandavano ai bimbi di cercarne uno come fosse un amico, in caso di difficoltà per strada, non era difficile incrociare il comandante/ciclista Cainero per le vie della Reale in compagnia della sua inseparabile bici a “controllare  i suoi polli”.

Restando in tema di amarcord, occorre sottolineare che In questa edizione la corsa rosa suggella anche il connubio con quello che, insieme al ciclismo, è lo sport popolare per antonomasia, il calcio.

Con il primato ulteriore da assegnare però al ciclismo, quale primo sport ad aver attuato la parità di genere fin dai tempi in cui, erano gli albori del secolo scorso, Alfonsina Morini Strada competeva con gli uomini proprio al Giro d’Italia.

Circostanza apprezzabile ancor più oggi,  al pensiero che in alcuni paesi del mondo è ancora fatto divieto alle donne di andare in bicicletta. “Pedalate e pallonate sono davvero per tutti”  ha ricordato il Presidente della Regione Alberto Cirio a nome dei 115 Comuni piemontesi coinvolti e schierati in conferenza stampa nella prestigiosa sede della Galleria Grande della Reggia per la presentazione ufficiale del percorso di gara, lo scorso 2 aprile.

E anche con riguardo a questo legame è lecito pescare una singolare triangolazione con la Reale.

La data di partenza del 4 maggio non è infatti causale. Trattasi di un omaggio a quel giorno dell’anno un cui i tifosi di calcio sono, o dovrebbero essere, idealmente tutti “granata”, venendo a coincidere con il 75° anniversario della tragedia di Superga che distrusse il Grande Torino.

Ebbene, proprio a pochi passi dalla linea della prossima partenza del giro, dove ora si ammirano i Giardini della Reggia, si trovavano i campi in cui si è allenato il Toro della metà anni ’70, quello del primo e unico scudetto dopo la tragedia del 1949.

Nella Reale vive anche uno degli ultimi testimoni di quella tragedia, Ezio D’Herin, poi divenuto allenatore di successo, che da ragazzino giunse tra i primi, guarda caso in sella ad una bicicletta, sul luogo del fatidico schianto sulla collina di Superga. E di questa doverosa attenzione del Giro per i loro “cugini” non avranno a dolersene i tifosi dell’altra squadra calcistica del capoluogo, la Juventus.

In questo tourbillon di corsi e ricorsi infatti il pensiero non può non andare alla curiosa coincidenza che vede la prima maglia della Juve proprio di colore rosa.

E allora, in attesa degli 800 milioni di telespettatori collegati attraverso 200 tv mondiali e del fischio d’inizio, pardon, del via alla prima tappa, come recita lo slogan ufficiale, “Pronti, partenza, Venaria!”

Barbara Virga