Per una toponomastica torinese sempre più al femminile
Passeggiando per la nostra città, basta sollevare lo sguardo verso le targhe di vie, corsi e piazze per rendersi conto di come il gender gap sia inciso anche nel lessico urbano: secondo dati aggiornati quest’anno, su 2.535 luoghi, poco meno di 130 sono riferiti a donne, contro 1.266 intitolazioni maschili. (Tra l’altro, è sempre preferibile riportare il nome per esteso, accanto al cognome, e non limitarsi alle iniziali, per dare maggiore riconoscibilità alle figure a cui si rende omaggio, portando alla luce storie che non devono andare perdute).

Un recente aggiornamento normativo del Consiglio comunale per la toponomastica ha stabilito che, per ogni nuovo gruppo di intitolazioni maschili, debba essere previsto un numero equivalente di intitolazioni femminili più una: un principio che ha l’obiettivo di contribuire nel tempo alla riduzione del divario di genere nella denominazione degli spazi pubblici. Da qualche giorno, opportunamente, una protagonista della storia civica è comparsa nello spazio pubblico: si tratta di Maria Adriana Prolo, la fondatrice del Museo Nazionale del Cinema, uno dei più importanti presìdi culturali a livello internazionale. Torino ha dedicato a questa studiosa visionaria, animata da una passione tenace, la nuova piazzetta pedonale sul lato nord di piazza Arbarello, nel cuore del centro storico. Scelta doppiamente significativa, sia perché le intitolazioni tramandano alle generazioni future i valori e la memoria del passato, sia perché la Prolo ha contribuito a segnare fortemente la nostra identità culturale.
Nata nel 1908 da una famiglia benestante, ultima di tre sorelle, Maria Adriana Prolo si laurea in materie letterarie; approfondisce gli studi in biblioteconomia, archivistica e paleografia; il suo approccio scientifico si è caratterizzato per l’attenzione al contributo delle donne nei vari settori della cultura. Nel 1938, durante una ricerca sulla letteratura piemontese alla Biblioteca Nazionale, scopre per caso alcune riviste sul cinema muto, e inizia a interrogarsi sull’origine e la storia del cinema italiano, rispetto al quale il ruolo del capoluogo piemontese era stato determinante.
Tale consapevolezza la porta ad avviare la raccolta meticolosa e appassionata di documenti, fotografie, macchinari, film, manifesti, materiali promozionali: meraviglie dimenticate dal tempo, che «Madama Pelicula» (come veniva da molti chiamata) riusciva a scovare anche al Balôn. Donna colta e curiosa, di poche parole ma di molti fatti, decisa a dare una sede adeguata alla sua collezione “eclettica e eccentrica”, unica al mondo, nel 1941 annota sull’agenda: «Pensato il Museo». L’idea fondativa nel 1953 prenderà forma ufficialmente nell’Associazione Museo Nazionale del Cinema (costituita insieme ad altri esponenti della cultura cittadina del dopoguerra, tra cui Giordano Bruno Ventavoli, Giovanni Pastrone e Mario Gromo)
Con Henri Langlois, fondatore della Cinémathèque Française, Prolo dà vita a un sodalizio intellettuale: il pioniere del collezionismo e della conservazione cinematografica nel 1954 organizza a Parigi una mostra dei materiali d’archivio messi insieme dalla collega torinese, scrivendo: «Prima della guerra nessuno parlava più del cinema italiano: era morto e sepolto. Senza il suo lavoro appassionato e instancabile non si sarebbe salvato nemmeno un ricordo».

Il Museo del Cinema, ospitato fino al 1983 negli spazi di un’ala di Palazzo Chiablese, per Prolo era una creatura amatissima e viva: luogo di studio, ma anche spazio d’incontro, in cui negli anni avevano fatto capolino figure come Hitchcock, Renoir, ospiti illustri di cui il libro firme conserva testimonianza. Quel sogno coltivato con ostinazione per tutta la vita da Maria Adriana Prolo si realizza solo dopo la sua scomparsa e va ad abitare gli spazi grandiosi e iconici della Mole Antonelliana.
La cerimonia di intitolazione dell’area pedonale “bassa” di Piazza Arbarello si è svolta alla presenza di rappresentanti istituzionali (Maria Grazia Grippo, Cristina Savio, Enzo Ghigo), della storica del cinema e museologa Donata Pesenti Campagnoni, di una delegazione della famiglia Prolo e dell’associazione TOxD+ che ha fortemente sostenuto l’iniziativa, nella figura di Eva Desana professoressa ordinaria di Diritto commerciale dell’Università di Torino e rappresentante del CIRSDe (Centro Interdipartimentale di Ricerca e Studi sulle Differenze di Genere) nella Commissione comunale per la toponomastica della Città di Torino.
Sottolineano il significato pieno di questo evento le parole della prof.ssa Desena: « Ci siamo fatti promotori della candidatura di Maria Adriana Prolo, una figura di valore e trasversale, senza collocazioni ideologiche: è stata quindi una scelta condivisa e naturale».
Anna Scotton
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