Si muove la città, con le piazze e i giardini e la gente nei bar, o così sembra essere accaduto a seguito della ri-nascita dell’associazione Alleanza per Torino. Ebbe i natali nel 1993 e portò alla scelta del professore Valentino Castellani come Sindaco e incise in modo indelebile, svecchiando e modificando, il destino della città.

L’idea è del pragrammatico Sindaco Lo Russo che con un imprevisto e arguto coup de théâtre ha di fatto dato il via alla campagna elettorale con due anni di anticipo, spiazzando avversari e ancor di più possibili sodali. Compito della rediviva associazione oltre a sostenere la rielezione dell’attuale Sindaco, sarà analizzare il tessuto urbano, i bisogni, le problematiche, le necessità e proporre delle possibili soluzioni per migliorare le politiche locali e forse individuare, compito estremamente complesso, il significato nuovo e in divenire, di un luogo.

Dovrà probabilmente considerare un piano urbanistico da ripensare, un sistema di trasporti publici in attesa di un cambio di passo non più procrastinabile, dovrà guradare dall’alto come dal basso questo luogo fatto di musei, monumenti, giardini, obnubilate fontane, forte di un paesaggio e una storia da accudire e a cui riservare maggior rispetto. Una città in cui trovare un bilanciamento tra il radicato, alto concetto del lavoro e la sua dirompente trasformazione che coivolge gioco forza la formazione la ricerca e la creatività anch’essa così usuale e silenziosa, avvezza a fiorire tra i grandi viali alberati.

L’associazione dovrà impiegare al meglio la propria immaginazione per il domani accordandola, con quel dato immateriale ed esigente che è il piacere di vivere. Magari, in un auspicabile libro dei sogni, saprà anche definire una nuova autonomia della cultura, svincolandola da un certo servantaggio dalla munificenza e pregiudizio delle fondazioni bancarie, rendendola meno servile ed etero diretta.

La percezione, e profondo convincimento di chi scrive, è che tra università, mondo del lavoro e del sociale, industria, cinema, teatro, televisione, manifestazioni, arte contemporanea, editoria, musica e giornali, Torino possa ancora esprimere il più alto tasso di immaginario possibile rispetto a qualsiasi altra città italiana.

Ovviamente non è detto che la compagine di persone attualmente convenute in questa associazione, una cuspide di radical chic di sinistra che nemmeno la Parigi di Sartre avrebbe raccolto, saprà scovare pepite dorate o pensiero magico; ma è giusto attribuirgli una ouverture di fiducia, di riconoscimento per l’impegno e l’indubbia considerazione per il coraggio di colui che presiede a questa iniziativa: Pietro Garibaldi. Un cognome particolarmente appropriato per condurre una campagna di questo tipo.

Il rischio, tipicamente torinese, è che si apra a tutti a parole e nei fatti sia una conventio ad excludendum. Si vedrà.