Un incontro in Sala Colonne a Palazzo di Città che unisce Torino religiosa e laica Il convegno a cento anni dalla nascita e prima della canonizzazione di agosto

A Torino nell’ambito degli eventi per l’anno frassatiano, a cento anni dalla scomparsa, si svolgerà un primo importante momento di approfondimento sulla vita e il pensiero del giovane Santo. La Presidenza del Consiglio Comunale della Città di Torino e il Centro Culturale Pier Giorgio Frassati, con il contributo della Regione Piemonte, hanno organizzato il convegno “Da Torino e dal Piemonte, un dono per tutto il mondo: la santità di Pier Giorgio Frassati”, dalle ore 9.30 alle 13.30 nella Sala delle Colonne del Comune di Torino, in piazza Palazzo di Città 1.
Un’occasione per riscoprire e approfondire la figura di Pier Giorgio Frassati, giovane piemontese che nella Torino d’inizio Novecento ha dato vita a numerose iniziative di sviluppo sociale e di carità verso i poveri e i malati della città. Dopo il saluto della presidente del Consiglio Comunale di Torino Maria Grazia Grippo, della vice sindaca Michela Favaro e del vescovo ausiliare Alessandro Giraudo, sarà il presidente del presidente del Centro Culturale intitolato alla memoria del giovane santo, Marco Cesare Giorgio ad introdurre il pannel degli storici che interverranno sul tema. Francesco Landolfi, professore presso l’Università Statale di Milano, Domenico Zeni, primo presidente del Centro Culturale, Alberto Sinigaglia, Presidente del Polo del ’900, Paolo Asolan, professore presso la Pontificia Università Lateranense. Modererà e introdurrà l’incontro Monica Mondo, autrice e conduttrice TV2000.


Frassati nel suo tempo
Nella città dei santi sociali, fondatori di congregazioni e istituti secolari, emerge una figura diversa e distinta di un laico, di nobile e ottima famiglia, di potere economico e politico a Torino e in provincia, i Frassati. Un «santo moderno», vicino agli ultimi ed esempio per i giovani. Un uomo che ha unito la passione per la fede all’impegno politico e sociale per realizzare una società più giusta.
In una Torino che si andava trasformando in metropoli ricca di industrie e soggetta a massicce immigrazioni operaie, dove santità, anticlericalismo e agitazioni convivevano, Piergiorgio decise di entrare subito in contatto con le fragilità altrui, dedicandosi alle opere assistenziali a favore di poveri e diseredati.

Un impegno che inizia al liceo e che prosegue con intensità durante gli anni dell’Università all’interno di diverse associazioni cattoliche, la società di Vincenzo de’ Paoli, la Fuci, l’Azione cattolica, fino all’approdo nel 1920 nel Partito popolare di don Luigi Sturzo. L’importanza di Piergiorgio è nella sua santità diversa, che si esprime non soltanto nelle parrocchie ma all’aperto, nelle campagne, nelle contrade. Aveva il dono di trasmettere la fede a chiunque lo incontrasse – sottolinea l’ex parlamentare e giornalista -. Il suo principale interesse era verso i poveri, frequentava più loro che le parrocchie, li aiutava sempre. Anche in punto di morte il suo pensiero fu quello di andare a consegnare le medicine ai bisognosi.
Luca Rolandi