Qualcuno riuscirà nella intemerata, ardua, ostica, disagevole e sublime impresa di riuscire a vedere tutto ? S’intende tutto quello che la settimana dell’Art Week cittadina ha in serbo. Un ottovolante estatico quanto estetico, che vivrà per un tempo breve come una farfalla, in viaggio tra le mille occasioni in programma.
Se il giro del mondo occupò ottanta giorni forse ottanta ore senza prendere fiato o sedersi è il tempo necessario per vedere speditamente il mondo dell’arte che in primis le fiere, poi le fondazioni, i musei, le mostre, le gallerie, le associazioni culturali, gli happening, gli incontri, i party sia pubblici che riservati, gli incontri, le cene, i dibattiti, i focus, le pubblicazioni, i cataloghi, le newsletter, gli inviti…. una intricata e sgargiante affabulazione che solo il taglio affilato di Arbasino potrebbe contemplare e riportare in poche righe.
Un overlooking, un sovraffollamento visivo, in grado di sfidare l’ingordigia oculare dei più art addicted in circolazione.

Ombelico di tutto, caratterizzato dalla curva gentile della sua copertuta in acciaio atta a sormontare 20 mila metri quadrati a pianta ovale, perimetrati da luci di cento metri e alto 14, progettato da HOK SVE Ltd e lo Studio Zoppini di Milano è il polo fieristico più chic d’Italia battezzato con il nome di Oval. Per ironia della sorte non solo sorge in periferia, ma addirittura è arretrato dietro all’imponenza ex manifatturiera del Lingotto. L’Oval dalle immense vetrate è la casa di Artissima.

Artissima con il suo rosa corallo custodisce lo sfarzo, il divismo, la scacchiera dei percorsi obbligati quasi a parallelo della mappa cittadina, dove le gallerie nazionali e internazionali più rappresentative portano in mostra il punto di fuga verso cui si protende l’arte contemporanea.
Ombelico dell’arte perché è grazie al suo potere catalizzatore che sono nate le altre fiere, poi perché il suo superlativo assoluto “issima” ha generato emuli di ogni sorta. Tra queste l’imbarazzante Paratissima, oggi fortunatamente esiliata a Moncalieri, che a pagamento ospita il peggio possibile, riuscendo a tenere lo stesso raccapricciante standard ogni edizione.
Se il giorno è dedicato a percorrere Artissima, infilarsi negli stand di Flashback e The Others, i più arditi salire fino al Castello di Rivoli, passando per le OGR, la Fondazione Sandretto, la Fondazione Merz, senza dimenticare Apart, il verde del PAV per poi scivolare fino da Camera e trafelati oltrepassare i cancelli della Gam, farsi avvolgere dalla nuova grande istallazione del Mao, con i piedi doloranti cercare rifugio in qualche galleria che tira tardi e offre un bicchiere. Dimenticando colpevolmente qualcosa e qualcuno la notte non offre nessun riposo ma un ulteriore invito.

Ad attendere i visitatori 32 luci d’artista costellano di meraviglia il centro cittadino, hanno da poco un curatore, il cui compito è principalmente pigiare l’interruttore al momento giusto e imporre un draconiano editto che le obbliga di soggiornare all’interno della cinta daziaria. Alle periferie la città ha già dedicato la luce scintillante di migliaia di parole pensate appositamente per sgravarle dal buio sociale.
In questo vortice non poteva mancare la presenza inattesa e maliziosa di chi se la ride e gioca a prendere in giro il barnum artistico. Con astuzia lo fa da debita distanza, scegliendo Settimo Torinese come sede per una bandiera pirata come Paraculissima alla prima edizione ; un nome che da solo dice molto su cosa verrà esposto e degli intenti a lei correlati.
Per parlare del momento più lieto durante il mese più triste, rendendo più forti le ragioni più deboli, indagando le cose sotterranee come quelle celesti insieme all’associazione A Regola d’arte si è organizzato un incontro pubblico gratuito dal titolo “Aspettando Artissima. La ferocia delle fiere. D’arte” per lunedì 27 ottobre. L’ospitalità è offerta dalla gentilezza di Ottofinestre, via Saluzzo 88F. Si inizia alle 19.


