Un Paese di contadini e di prelati. 

È questa l’Italia che emerge dai 160 scatti e materiali d’archivio che compongono la mostra su Henri Cartier-Bresson, in esposizione al Centro Italiano per la Fotografia (CAMERA) di Torino sino al 2 giugno 2025. Un’Italia che, seppur filtrata dall’occhio attento e raffinato del grande maestro della fotografia, rischia di apparire vittima di uno sguardo esotizzante e anacronistico.

La mostra, intitolata “Henri Cartier-Bresson e l’Italia”, si presenta come un’ampia retrospettiva sul rapporto del fotografo francese con il nostro Paese, un legame iniziato negli anni Trenta e protrattosi sino agli anni Settanta. Tuttavia, ciò che affiora da questi scatti non è tanto un’Italia in divenire, complessa e stratificata, quanto un’Italia congelata in un immaginario pittoresco, quasi folkloristico, in cui la modernità sembra essere assente o irrilevante.

Dalle calli veneziane ai vicoli di Napoli, dalle processioni religiose alle fiere di paese, Cartier-Bresson ritrae un’Italia che appare ferma nel tempo, popolata da figure che sembrano uscire da un diario di viaggio ottocentesco. “L’occhio del secolo”, nel suo impressionismo fotografico, seleziona momenti di vita quotidiana che rispondono a un preciso canone estetico: l’Italia come terra di contrasti netti, di volti scavati dal sole, di gesti arcaici, di una religiosità onnipresente. Ma dov’è la trasformazione, la tensione verso il futuro? Dove sono le città industriali, le nuove classi sociali, le aspirazioni di un Paese in mutamento? 

copyright:
© Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

Il rischio della mostra è quello di riproporre un’Italia da cartolina, un’Italia che esiste (e resiste) più nello sguardo dello straniero che nella realtà vissuta. Se da un lato gli scatti scelti sono indubbiamente potenti e affascinanti, dall’altro essi finiscono per alimentare un’idea di Italia stereotipata, un palcoscenico immutabile pronto ad accogliere l’occhio romantico del visitatore straniero.

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© Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

Forse il vero merito di questa esposizione sta proprio nel farci riflettere su come l’Italia sia stata vista e raccontata nel corso del tempo. Lo sguardo di Cartier-Bresson ci restituisce un ritratto intenso, ma monodimensionale, che dice molto più sull’immaginario europeo dell’Italia che sull’Italia stessa. Una narrazione affascinante, certo, ma che rischia di ridurre la complessità di un Paese a una serie di immagini dal sapore nostalgico e, in fondo, esotizzante.

Jessica Matarrese