Siamo in pericolo. Il Parlamento è diventato un teatrino di pupi e marionette ma, a differenza dell’Opera dei pupi siciliani, non viene difeso l’alto senso della giustizia e della libertà. Si lascia tutto alla libera interpretazione e così c’è il rischio di cadere nel ridicolo. I pupi si muovono perché sono mossi e il puparo crede che quello che conta in questa farsa sia la visibilità. Ma i ruoli sono interscambiabili e il filo direzionale della mano destra a volte si spezza. Perché? Perché chi vince perde e chi perde crede di aver vinto. E’ il cane che si morde la coda. Ergastolo mediatico (com’è stato definito dalla Ministra del Turismo ) o esaltazione del proprio ego (come pensano molti Italiani)? Sebbene tutto stia girando per il verso sbagliato è giusto che l’uomo venga sempre difeso, anche se perplessità e dubbi rimangono, soprattutto quando compromessi ed opposizioni svelano le possibili falsità dell’agire umano. Questa farsa però prima o poi finirà, anche se i pupi resteranno pupi. Si parla tanto di coerenza e credibilità, ma la credibilità è tutta un’altra cosa …

E’ una qualità meravigliosa, sublime, che presuppone attendibilità, competenza e verificabilità. Come tutte le abilità umane e comunicative, implica formazione e aggiornamento continui e, soprattutto, accettazione delle valutazioni altrui. Non è ammessa l’autocelebrazione, la giustificazione o l’abuso della fiducia delle persone. Al contrario, la credibilità si conquista attraverso un comportamento trasparente e democratico. Infatti, risulta illecito falsare la propria immagine personale, perché non si può “uniformare” il proprio agire con la verosimiglianza. La credibilità non produce interessi ed aspettative, ma piuttosto sani valori che celebrano la motivazione personale e anche collettiva e può diventare un contributo politico costruttivo, centrato sull’esperienza e sulla competenza professionale.

La credibilità emerge dall’autenticità. E poi, essere credibili vuol dire essere umili, riconoscere che l’approvazione al proprio agire non nasce dalla personale apoteosi, ma dalla stima degli altri, dal consenso anche sociale. Inoltre, la credibilità si fonda su una comunicazione aperta e sincera, dove le promesse fatte vengono mantenute e le opinioni altrui sono accolte ed ascoltate con attenzione. E anche difese. Solo così la credibilità sviluppa la capacità di adattamento ai diversi contesti e la responsabilità personale nelle azioni concrete. In questo modo si costruisce un legame solido con gli altri che non può nascere dalle illusioni o, ancor peggio, dalle delusioni. A coloro che ascoltano ed esprimono un giudizio non interessano le belle parole, pronunciate con astio e sfida. Quale significato si potrebbe dare per esempio alla frase “sono l’emblema di tutto ciò che detestate ?”

La credibilità è tutta un’altra cosa. Chi continua a “mischiare le carte”, ad adottare un modus vivendi discutibile e deludente (ahimè appoggiato o accettato da molti) non potrà mai essere credibile. Alcuni parlamentari, dirigenti o persone di successo non sanno o non vogliono sapere che cosa possa comportare la credibilità. E’ una ricchezza intrinseca che non si utilizza “a singhiozzi” e secondo i propri tornaconti. E’ una strada in salita, a volte ardua e faticosa. Ma ciò che regala è inimmaginabile, ma raggiungibile: la buona fama.

Sono sempre i classici a venire in nostro aiuto. Publio Siro afferma “Honestus rumor alterum est patrimonium”: la buona fama è un secondo patrimonio. Si parte sempre da qui.

Maria Giovanna Iannizzi