Con tanta gente che lavora/ Con tanta gente che produce…: i versi di Giorgio Gaber sembrano proprio riferirsi all’operosità dei piemontesi, che ha portato la nostra regione a occupare (secondo recenti dati ISTAT) la 5° posizione tra le più ricche del Paese in base al reddito pro capite. La mostra fotografica e artistica “Il Piemonte all’opera. Una storia di uomini e donne”, promossa dal Consiglio regionale del Piemonte e curata da CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, celebra il valore del sapere artigianale e industriale del nostro territorio, attraverso una ricca collezione di scatti che ne ricostruisce la memoria, l’ identità e il tessuto economico. L’esposizione sarà visitabile fino al 5 settembre 2025 nelle sale della Galleria Carla Spagnuolo di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale, in via Alfieri 15 a Torino.

L’archivio del Consiglio regionale si compone dì oltre 200mila immagini che sono state digitalizzate; la selezione esposta è costituita da 50 riprese che celebrano la varietà delle eccellenze produttive delle otto province del Piemonte negli ultimi cinquant’anni. Dalla sartoria alla coltivazione del riso, dalle attività agricole autoctone all’oreficeria, dalla metalmeccanica all’enogastronomia e al restauro: mestieri e conoscenze che uniscono tradizione radicata nel passato, pratica del presente e visione del futuro.

I contenuti visivi avrebbero meritato il premio di dimensioni maggiori, ad accrescerne l’impatto e la forza narrativa: ma provenendo da diapositive originali, un ingrandimento ulteriore avrebbe comportato una perdita di definizione. Allo stesso modo l’allestimento della curatrice Barbara Bergaglio per CAMERA ha risentito dell’impossibilità di fornire informazioni complete sulla provenienza di tutte le fotografie: pertanto le immagini senza didascalie che le ancorino a un contesto preciso — per quanto potenti — si rivelano mute. È come se fossero sospese nello spazio e nel tempo: ci colpiscono, ma non ci parlano.

A colmare, in parte, questo silenzio intervengono alcune suggestioni provenienti dal mondo della pittura e della scultura. Tre quadri di Pietro Morando (1889-1980), due di Massimo Quaglino (1899-1982), tre bronzi della collezione di Emilio Sperati (1861-1931) e quattro tele di Salvatore Vitale (1945) completano il percorso espositivo, suggerendo un confronto tra testimonianza documentaria e sensibilità estetica.

Anna Scotton