Quando si domandò “chi sono io?” – osservandosi come Velazquez in “Las Meninas” – lo sfondo dei suoi quadri diventò oro come le icone, nero-riflettente come il petrolio, grigio come l’argento, e alla fine divenne specchio. Michelangelo Pistoletto era pronto a ritrarre se stesso in relazione al mondo perché è nell’altro che incontri la tua essenza.

Novanta non fa paura

Non fu un selfie anticipato di mezzo secolo ma la comprensione della totalità e dell’unità di tutte le cose. L’artista passò dalla pittura alla fotografia e dalla tela al metallo. I nuovi materiali industriali erano pronti a ritrarre il proprio tempo. La sua e altre figure, vengono allora riprodotte fotograficamente in scala 1:1 e l’opera specchiante ingloba tutti coloro che vi passano davanti.

Novanta non fa paura

autoritratto

Muta aspetto, colore, luce, umore, in un flusso inarrestabile. Sei catturato in uno spazio/tempo metafisico, quello dello specchio che l’artista romperà a martellate all’inizio del nostro secolo. La moltiplicazione è il fondamento del suo lavoro che, con gli anni ’90, si evolve diventando una cittadella dell’arte” a Biella.

Novanta non fa paura

Cittadella dell’arte

Se prima il pubblico è riflesso, in seguito, diventa attore protagonista. Diventa quella che Joseph Beuys definisce “scultura sociale”, cioè l’insieme di individui che hanno forma, odore, emozioni e spiritualità uniche e originali. Pistoletto, celebrando l’uomo, mette l’arte al centro di ogni processo sociale, economico, affettivo, politico. E da quel momento, la partecipazione plurale e concreta delle persone, nella sfera ordinaria, diventa opera.

Michelangelo Pistoletto

Dal “Piper” di Torino alla piazza di Corniglia sino al Louvre e all’ONU di Ginevra, “L’uomo ammaestrato” da lui incarnato nelle sue performance, diventa l’artista più popolare al mondo. Così – con il simbolo del Terzo Paradiso per il quale 1+1=3 – nascono le Ambasciate del Terzo Paradiso e innumerevoli attività collaterali.

Novanta non fa paura

Torta per la festa dei 90 anni

Definirei questa moltitudine C.I. Collective Intelligence, anziché A.I. Artificial Intelligence. Ieri centinaia di persone erano riunite a Cittadellarte in un caleidoscopio pieno di vita, colore, piccole utopie per festeggiare i suoi primi 90.

E, se i media lo celebrano all’unisono rischiando di inflazionarne il pensiero e l’immagine, il suo sense of humor incenerisce qualsiasi piaggeria e sdrammatizza le insidie dell’Ego. Ieri, pur consapevoli dei pericoli che incombono dentro e fuori di noi, l’arte ha festeggiato se stessa.

Manuela Gandini