Dov’è finita Vanessa Beecroft?

Lanciata a livello internazionale dal 1993, per molti anni si è assistito alla sua ascesa e al consolidarsi del suo ingresso nel panorama dell’arte contemporanea e – forse altrettanto mirabile vetta – dell’immaginario comune. Le sue complesse nonchè molto note performance sono studi sinfonici visivi, in cui vengono “messe in scena” numerose persone (spesso donne) con magistrale attenzione scenografica (disciplina in cui si laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 1993).

Temi fondamentali nella ricerca della Beecroft sono, infatti, tra gli altri, il femminile e il corpo, vestito e svestito.

Non si può non ricordare la retrospettiva a lei dedicata al Castello di Rivoli nel 2003, in cui venne presentata la performance VB52, 2003, strutturata come un banchetto per trenta commensali. Il video riprendeva lo svolgimento del pranzo, scandito da cibi scelti in base al colore, selezionati dall’artista per creare una sequenza di dipinti monocromi.

Dal 1997 risiede negli Stati Uniti, da lei definito luogo ideale per la sua ricerca e per trovare il pubblico adatto alle sue performance.

In questa sede si vuol provare a fare un semplice punto della situazione, far spuntare di nuovo dal cilindro un personaggio ormai canonizzato dell’arte contemporanea per riprendere le fila sì dell’artista, ma soprattutto di un modo di fare ricerca e le sue diverse possibili applicazioni.

Le ultime mostre della Beecroft sono prevalentemente collettive. Ricordiamo tra il 2018 e il 2019: “Da Picasso a Lodola” presso i Bastioni di San Giacomo a Brindisi; “Ragione e Sentimento”, una mostra che rifletteva la fisionomia delle collezioni della Galleria Nazionale di Roma con una particolare attenzione al XIX secolo; la mostra “La collezione San Patrignano” al MAXXI di Roma; “Silence and rituals” presso il Museo Novecento a Firenze, e infine “Is it my body?” alla Galleria Francesca Minini di Milano.

La notizia più recente è una mostra del 2021 Alla Fondazione Matalon, a Milano, in cui è stata presentata un’ampia esposizione sulle donne e la fotografia, da Cindy Sherman a Vanessa Beecroft.

Altro canale di ricerca dell’artista è l’arte applicata alla moda. Nello specifico, è di particolare importanza la collaborazione con Vogue: la nuova idea editoriale seguita, da qualche anno a questa parte, è quella di non realizzare shooting fotografici in favore di una interpretazione autoriale attraverso mezzi differenti, quali il disegno e la pittura.

A questo proposito, è stato chiesto a Vanessa Beecroft e ad altri artisti di rilievo di dare la propria visione a modelli di abbigliamento e alta gioielleria. E’ visibile online il disegno della Beecroft dedicato a Kyra Kennedy, del 2021.

Spulciando un po’ qua e là, salta anche fuori un’importante performance del 2019 a Milano in occasione dell’inaugurazione di Moncler House of Genius, temporary concept store situati a Milano, Parigi e Tokyo rimasti aperti al pubblico fino a fine gennaio 2020.

La performance ha visto modelle e ballerine vestite solo delle giacche Moncler vintage nella cornice della Galleria Vittorio Emanuele.

Un’altra nuova parentesi nel percorso della Beecroft pare sia stata, nel 2019, la contemplazione nella sua poetica della figura maschile. Ovvero, per la precisione: l’artista non ha mai escluso dal proprio immaginario il soggetto “uomo”. Molto nota è la performance con gli US Navy SEALs VB39, 1999, per il Museum of Contemporary Art di San Diego, in California, ma l’attenzione principale è sempre prevalentemente ricaduta sul femminile.

Quando, appunto nel 2019, è stato chiesto a Vanessa Beecroft di presentare la sua visione dell’uomo contemporaneo. L’artista d’impatto aveva addirittura rifiutato, come se le fosse richiesto di parlare di un nemico. Poi, tornando sui suoi passi, ha fatto cadere il trofeo nelle mani di Kanye West, famoso cantante e produttore americano che conosce e con cui collabora dal 2008, anno in cui West lanciò il proprio disco 808s & Heartbreak e in onore del quale la Beecroft aveva offerto al pubblico una sua performance: VB63, 2008.

Vanessa Beecroft associa Kanye West alla figura del “poeta” così come lo intendeva Moravia vedendo in Pasolini la sua massima espressione. Definisce così Vanessa Beecroft in un articolo per GQ la figura del poeta: “[…] un uomo che ha superpoteri nell’espressione verbale e musicale. Questo uomo può sbagliare, perché è vulnerabile. Per me questo è Kanye, a parte il suo grande successo pubblico. Questi sono i motivi che mi portano a sceglierlo come uomo simbolico di oggi.”

Aprendo e chiudendo una brevissima parentesi, ci si può chiedere perché abbiano chiesto proprio a lei la sua idea in merito all’uomo contemporaneo, e perché proprio a lei non abbiano chiesto quella in merito alla donna contemporanea. Come che sia, l’impressione che predomina è quella di fronteggiare un’artista e un personaggio – ruoli sempre più accomunati – così ben incastonato e influente nello scenario artistico da renderlo paradossalmente quasi trascurabile, come ogni informazione data ormai per consolidata.

Per questo si parte da un accenno. Per mettere in luce, così, una Vanessa Beecroft indubbiamente versatile, indubbiamente contemporanea, per evitare di oltrepassarla distrattamente.

Carola Allemandi