Viaggio a puntate nell’agenzia letteraria Contrappunto

Chi si appresta a scrivere al giorno d’oggi ha dalla sua tutti i vantaggi della tecnologia. Scrivere è diventato più semplice, se per scrivere intendiamo mettere insieme delle frasi e modificare il testo cancellando, spostando, cambiando “font” e impaginazione. Certo, poi la differenza tra un documento personale e un racconto o un romanzo dipende da quanto ci mettiamo in fatto di creatività e capacità di esprimerci. Il fatto che sia materialmente più semplice non fa di noi degli scrittori in automatico e, a volte, nemmeno il fatto di applicarci con metodo e fatica serve a molto. Siamo in tanti a scrivere per passione, tanti ad aspirare a un numero minimo di lettori che apprezzino quanto facciamo. Siamo talmente tanti che decine di case editrici affermano di avere le scrivanie e le caselle mail intasate di manoscritti da valutare per la pubblicazione. Cosa che richiede tempo e personale, quindi denaro che se ne va nella ricerca di un lavoro valido.
Parlo da aspirante autrice, che “scrittrice” mi pare una parola grossa, che ha un’idea. Valida, per me. Come potrebbe essere altrimenti? Ma una volta che ho sviluppato la mia idea e ho scritto tutta la mia storia dall’inizio alla fine in un italiano corretto, il lavoro è solo iniziato. Letto e riletto, corretto, migliorato, il mio romanzo mi pare pronto per essere presentato a un editore.
La ricerca di un editore adatto al mio lavoro mi porta via parecchio tempo. Bisogna sfogliare cataloghi, elenchi, capire se c’è qualche possibilità di rientrare in una linea editoriale o in un’altra. E una volta selezionati gli editori c’è da capire se e come ricevono i manoscritti. Cartaceo o digitale? Rilegato o meno, stampato fronte-retro o a facciata singola, con intestazioni o no … A volte sembra che tutto sia fatto apposta per complicarci la vita. Poi?
Poi si manda e si aspetta. Mesi, senza poter contare su una risposta a meno che non sia positiva. Tanto che a volte ci si dimentica anche i nomi degli editori cui s’è mandato il manoscritto. E il più delle volte il silenzio prende il sopravvento. Nessuna risposta. I manoscritti sono troppi, il più delle volte sono brutti e se non lo sono è molto più spesso questione di fortuna che di talento.
contrappunto
E sempre più spesso sulle pagine web delle case editrici viene indicato di rivolgersi a un agente, perché non valutano più direttamente le proposte degli autori.
Non resta che provarci. Un’agenzia. Come fare?
Si comincia col chiedere ad altri aspiranti scrittori. Si leggono le interviste di quelli che ce l’hanno fatta, si fanno ricerche su internet, si ascoltano i consigli o si tenta di capire quali siano i consigli migliori. C’è chi ne sconsiglia la collaborazione parlando di compensi, chi afferma che in realtà l’agente non faccia nulla se non aspettare che tu firmi un contratto, c’è chi invece ammette che un agente sia sempre utile per evitare di firmare contratti capestro o per ottenere migliori condizioni. Insomma, si dice di tutto e di più. Tutto e il contrario di tutto.
Poi, chi sa davvero di cosa si occupa un’agenzia? Ci basta il “sentito dire” da altri aspiranti autori? A volte no. Come accade spesso, i mestieri intorno ai libri sono per lo più sconosciuti.
Innanzitutto ci sono diversi tipi di agenzie. Quelle che si occupano solo di contratti e diritti, quelle che lavorano solo in Italia, quelle che lavorano anche con l’estero, quelle che si occupano dell’autore dall’idea alla campagna pubblicitaria. Ci sono quelle grandi, che raramente si occupano di autori esordienti, e quelle più piccole. Nella mia ricerca sul web, dopo aver letto qui e là i commenti dei “colleghi”, mi sono imbattuta in un’agenzia che ha sede a Torino e che mi aiuterà a fare chiarezza riguardo al lavoro che posso aspettarmi presentando il mio romanzo a loro.

natascia pane

Natascia Pane – Literary Manager Contrappunto


La Contrappunto di Natascia Pane ha festeggiato i 12 anni di attività quest’anno. Dal loro sito vengo a conoscere le loro attività e proposte, i volti dei loro autori e la filosofia con cui l’agenzia lavora. Fin qui tutto bene. Leggo di loro su altri siti e comprendo che qualche “collega” non è soddisfatto del loro lavoro, così come capita con editori, librai etc.
Nessuno è perfetto, lavorare con estranei è sempre difficile, soprattutto quando c’è di mezzo qualcosa cui si tiene molto. Bisogna che ci sia feeling. Quindi decido: manderò “virtualmente” il mio romanzo e una volta al mese vi racconterò i passaggi che devo affrontare da quando scrivo la parola “Fine” a quando vagherò di libreria in libreria a incontrare il pubblico per presentare il mio libro.
 
Fine prima puntata
 

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