Fuochi Blu fu il titolo scelto da James Hillman, psicanalista e saggista,  per uno dei suoi più folgoranti, fortunati e letterariamente compiuti libri scritti per inoltrarsi in quella strana materia che è la psicologia archetipica, dribblando così quella analitica troppo incline a essere sempre più scienza del comportamento, insomma roba da specialisti che è stato capace di divulgare e rendere intellegibile. 
Hillman ricorda molto  un artista, l’uso acuto e sensibile dello stile e dell’immaginazione sfida il lettore a capovolgere le idee più consuete, a trovare nuove prospettive, nuove angolazioni da cui ripercorrere l’esperienza. Cognando espressioni intriganti come “orecchio metaforico” Hillman ci invita a prenderci cura di noi stessi attraverso le immagini e l’immaginazione, non per nulla si è sempre considerato un «membro di una comunità di persone impegnate, ciascuna nel proprio campo, in una re-visione delle cose».


I Fuochi Blu e la loro eco ri-emergono, per usare un’espressione hillmaniana, osservando le opere in vetro, estratte dal fuoco vivo di un forno, dell’artista torinese Paola Gandini. Iridescenti di terse sfumature in blu, di velature leggere fino alla trasparenza, le sculture dalla superficie levigata e densa lavorano sull’immaginazione, sul ritrarre in altre forme.


 
Per aprire un varco la Gandini ci dice che sono “essenze eteriche. Appaiono come emergenti dal nulla, su fondi d’oro. Sono piccole anime femminili catturate da volti di bimba ed impresse nel vetro, impermanenza [catturata] del tempo e dell’anima. Queste anime infantili ma antiche potranno, con la loro luce,  guidare la direzione delle giovani generazioni così come già avveniva nelle società arcaiche matriarcali. La loro presenza potrà essere l’ispirazione per una società diversa, fondata sul rispetto della diversità, della femminilità e sul valore della vita in ogni sua forma. Piccole Dee che cambieranno il mondo”.
www.paolagandini.com

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