Tutti gli uomini della tivù sul palco a Dogliani.

A circa centotrenta kilometri da Torino, in un paese che domina la Langa, trova casa un Festival dedicato alla Televisione e ai media in generale. Tre giorni di incontri, dibattiti, interviste, dialoghi dai palchi dislocati nelle piazze principali di Dogliani. 

È il Festival della TV.

Qui, non vi è nulla di ciò che si vede in tivù, tranne coloro che la fanno. Nessun litigio, toni pacati, cortesia, pazienza, ossia la condizione per far emergere opinioni e ragionamenti degli ospiti. In ascolto il tema dell’edizione 2022 che ha superato i dieci anni di età. Era partito nel 2012 ed è riuscito a rimanere interessante negli anni.

Quest’anno hanno preso piede temi come il metaverso, il ruolo dei media, quel mostro a cento teste dei social, lo storytellig, mamma Rai e noi sempre figli, l’economia, le sfide della globalizzazione, la musica e …il futuro. Quello che non ci fa dormire.

A poche settimane dalle elezioni non potevano mancare i temi politici e gli uomini della politica. Pochi e autorevoli. Enrico Letta e Antonio Tajani.

sul palco a Dogliani.

Letta, intervistato da Molinari è talmente perfetto, competente, così primo della classe da sembrare un alieno. La piazza che lo ascolta è gremita e piuttosto attenta malgrado le domande siano fin troppo neutre. Discorso simile con Tajani in dialogo con Molinari. Istituzionale e cauto, un po’ teso, ad alcune domande si alzano i  toni ma poi si rientra nel fairpaly da Festival.

Al Festival partecipano, intervistati o intervistatori, molti direttori di quotidiani italiani eppure per tutta Dogliani non si trova un giornale della vecchia e amata carta. Niente. Ed è uno strano cortocircuito perché la scarsa vendita delle copie è un tema che resta a filo di ogni discorso. Non solo, i quotidiani sono partner della manifestazione ma solo in modo virtuale o metafisico. Materialmente esautorati, vivono attraverso i volti e le voci di chi li dirige o ci scrive.

Altro assente eccellente dal Festival l’ingegnere Carlo De Benedetti.

Nell’incontro in programma con Corrado Formigli risponde con un collegamento video. La verve, l’orizzonte vasto dell’analisi dell’economia globale, le stoccate per i probabili futuri leader del paese restano le stesse ma, in presenza, ha sempre suscitato un altro effetto.

Nell’intervista De Benedetti fa scivolare un possibile pronostico sul governo a venire. L’ipotesi è che Silvio Berlusconi, nel caso vincesse la coalizione di centro destra alle elezioni, farà saltare il banco. Una manciata di giorni per soppesare l’idea e sapere se aveva ragione.