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L’allarme sembra essere passato, eppure guardando il fiume non si può ancora avvertire la tipica sensazione di pace e rilassatezza. E’ l’Arpa a dichiarare che, in una settimana di tempo, il fiume ritornerà sul normale livello idrometrico, complice un abbassamento delle temperature che regalerà anche buone notizie a chi non vede l’ora di trascorrere qualche ora in montagna sulla neve.
Eppure, quello stesso fiume domenica alle ore 17:00 raggiungeva i 4.04 metri di livello idrometrico, il che significava Murazzi allagati, navigazione interdetta e codice arancione della protezione civile. Ma non solo. Significava anche presepe galleggiante di Villafranca portato via dalla corrente, acqua e fango nei numerosi circoli remieri di Torino e detriti che si accumulano sui ponti. Significa, soprattutto, tanti danni e tanto lavoro da fare.
La zattera di Villafranca.
Villafranca è un paese situato al confine tra Torinese e Cuneese. E’ tradizione, nel periodo natalizio, che venga ormeggiata una grossa zattera in mezzo al fiume, per comporre al suo interno un presepe che sia possibile ammirare dalla riva. Un lavoro di circa una settimana, così, essendo vicini a Natale, lo zatterone era già stato messo in acqua ed erano state montate le prime sagome di forex. Peccato che nella notte tra sabato e domenica la corrente, o forse qualche grosso tronco da essa trasportato – suggerisce l’associazione Amici del Po- abbia rotto le catene disperdendo zattera e presepe. Inutili le ricerche della domenica. Per quest’anno, la tradizione verrà meno.

I circoli remieri.
A Torino, lungo le sponde del Po, si trovano alcune tra le società sportive più antiche d’Italia, qualcuna ultracentenaria. Come ad esempio l’Armida e il Cerea. Ma anche l’Esperia, il Caprera, l’Eridano, gli Amici del Remo. Inutile dire che ai volti scafati dei canottieri di lungo corso le piene non sono cosa nuova, ma un’eventualità ben conosciuta e ciononostante sempre temuta. Perché, si sa, acqua e fango significano sempre qualche danno e duro lavoro. Eppure i racconti, per certi versi simili, della domenica trascorsa dai canottieri sono un’immagine riflessa di ciò che rappresenta la collegialità in una città che, nel 2015, sarà Capitale europea dello sport.
Racconta GianLuigi Favero, presidente dell’Armida, società che ha subito i danno maggiori a causa della vicinanza al livello dell’acqua.Qui alla Canottieri Armida abbiamo un sistema di emergenza formidabile: a lanciare l’allarme è stato il gruppo dell’agonismo, che la domenica mattina presto si allena. In meno di due ore eravamo più di sessanta persone ad aiutare, le barche andavano infatti portate in salvo, i pontili riormeggiati, gli strumenti della palestra sottratti all’acqua. Abbiamo lavorato per più di cinque ore, qualcuno immerso nell’acqua fino al busto; atleti, soci anziani e giovani, personale del bar, familiari, tutti insieme siamo riusciti a minimizzare i danni. Che comunque, se dovessimo chiedere un aiuto esterno, tra la deumidificazione degli ambienti, i danni inevitabili al circuito elettrico e a qualche imbarcazione, oltre che il fango da spalare, ammonterebbero a circa 10.000 Euro. A lavoro terminato il ristorante ha offerto un aperitivo a tutti, tutto sommato ne usciremo più forti di prima
Perché si sa, le difficoltà uniscono. Roberto Romanini, allenatore da più di 20 anni dell’Esperia, non ha dubbi: “ricordo piene più spaventose di questa, la peggiore sicuramente ne 1994. Eppure ogni volta mi stupisco di quanto la gente non esiti un istante ad afferrare un secchio o una pala per aiutare gli altri”.
Luca Lovisolo

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