Srotolando quel papiro digitale che è Fb capita di incappare in post inattesi, rara avis, che emergono come mosche bianche, tra le cose scritte, nel caotico bazar di amici o quasi tali che sono l’anomala mappa, spesso incontrollata, di contatti a cui si è collegati.

Succede che tra questi vi siano persone di cui si conosce il lavoro, si è letto un libro o apprezzato una mostra che porta la sua curatela ma con cui non si è mai entrati direttamente in relazione.

E’ ciò che è capitato con Manuela Gandini. Scrittrice, giornalista esperta di arte contemporanea che sulla sua pagina Fb ha incautamente iniziato a scrivere dei brevi e incisivi post, dei lieder si direbbe in musica, dedicati a opere e artisti, di argentea forza comunicativa.

Instant Museum

Manuela Gandini

Sintetici compendi dove, analisi ed esposizione di quel complesso universo che sono le opere della contemporaneità, cedono la propria inaccessibilità: si arrendono alla narrativa.

Gandini racconta che sono nate come lettere d’affetto. Dedicate a qualcuno a cui teneva fare un dono. Costruito con le proprie mani, intriso d’arte, per offrire sollievo. Generosità vuole che queste preziose missive, prima che divengano un libro, un podcast o chissà, verranno ospitate su GazzettaTorino.

Prenderanno titolo di Instant Museum. Non possiamo che rallegrarcene e ringraziare l’autrice. Il primo intervento è dedicato Pier Paolo Pasoloni e Fabio Mauri.

 

Visioni #68 Fabio Mauri e Pier Paolo Pasolini.

Il 31 maggio 1975, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Fabio Mauri organizza una performance con la partecipazione di Pier Paolo Pasolini intitolata “Intellettuale”. Il soggetto è il corpo dello scrittore – che sei mesi dopo verrà massacrato – ed il suo film “Il Vangelo secondo Matteo”.

L’apparizione è surreale, è radicale, è classica. Entra nell’anima. Perfora la carne del cristianesimo e di Pasolini stesso che viene trafitto dalla luce della proiezione. Oscurità e illuminazione coesistono e si mostrano in un attimo creando straniazione e sgomento.

Instant Museum

Visioni #68 Fabio Mauri e Pier Paolo Pasolini.

Gli attori, in bianco e nero, si muovono sulla camicia bianca dello scrittore – Cristo, gli apostoli, la Madonna agiscono – mentre il volume dei dialoghi è altissimo. «Mi ringraziò a lungo, salutandomi, per l’occasione che gli avevo dato di ripensarsi ‘dentro’ una sua opera. Era l’intenzione di quel mio atto dal titolo Intellettuale».

La visione di Mauri del sacrificio del poeta (l’uomo e il mondo delle idee) è profonda. Le foto, unica e preziosa testimonianza rimasta della performance, sono scattate da un giovane lì per terra tra la folla, Antonio Masotti. L’opera è struggente, universale, immensa: parla dell’arte, di Cristo e del suo doppio (PPP) e vive nel nostro immaginario anche se non ne sappiamo nulla, perché noi tutti abbiamo bevuto il Suo sangue e mangiato la Sua carne.

Manuela Gandini

 

 

 

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