Ieri la città di Alba ha dato l’ultimo saluto a Michele Ferrero. Una grande folla ha seguito i funerali sul maxischermo in piazza Risorgimento accogliendo il feretro con applausi scroscianti sia all’ingresso che all’uscita del Duomo.
Tra i partecipanti c’era il Presidente del Consiglio Matteo Renzi il quale ha detto:  “Sono venuto qua per onorare un grande italiano, una storia incredibile di talento, territorio e valori umani”, ma anche  Romano Prodi, Paolo Barilla, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Mauro Laus, il sindaco di Torino Piero Fassino, i viceministri Enrico Costa ed Andrea Olivero. Presente anche un ministro di Stato del Principato di Monaco, dove Michele Ferrero è morto sabato scorso.
In chiesa grande consenso e commozione hanno suscitato le parole del figlio Giovanni, rivolte soprattutto alle migliaia di lavoratori del gruppo, intervenuti ai funerali. “E’ stato un imprenditore che ha sempre saputo guardare avanti, prevedere il futuro e progressista. Ha sempre pensato che la fabbrica fosse per l’uomo e non l’uomo per la fabbrica”.

MICHELE FERRERO. L’UOMO DELLE ICONE E DELLA NOSTRA INFANZIA

Michele Ferrero. Un nome che evoca ammirazione. Punto.
Cosa possiamo aggiungere noi, umili lavoratori forse privi di talento, su un uomo che viveva e faceva prosperare migliaia di famiglie sul suo talento di imprenditore e uomo marketing? Nulla.
Questo articolo è infatti la spiegazione del perchè ammirare Michele Ferrero e del perchè è stato un soggetto unico per l’imprenditoria italiana.

DETERMINAZIONE
Alla morte del padre (Pietro Ferrero, morto nel 1949) prende in mano, con madre e zio, la piccola azienda artigianale e la trasforma in una corazzata capace di competere con colossi unici come Nestlè e Unilever. Tutto senza quotarsi in Borsa Valori, senza quasi dipendere dalle Banche, senza chiedere favori alla classe politica.

INTUIZIONE
Mentre i grandi marchi del cioccolato piemontese (Venchi, Talmone, Caffarel, Streglio, Peyrano) si dibattevano per sopravvivere dopo l’epoca d’oro, Michele Ferrero aveva già compreso che pubblicità, rete commerciale e rapporto con la nascente Distribuzione Organizzata erano le vere armi per creare valore.

UMILTA’
Testimoniano i tanti dipendenti Ferrero che il papà della Nutella chiamava per nome i collaboratori, li salutava, chiedeva informazioni.
Se pensiamo all’arroganza di alcuni manager e Tycoon che neanche condividono gli spazi con i propri collaboratori …
Una delle poche frasi rilasciate ai media cita: ” il mio obiettivo è creare un’azienda che dia stabilità alle famiglie che ci lavorano dentro”.

CONSAPEVOLEZZA
Michele Ferrero era consapevole che il successo di un prodotto deriva dalle scelte di acquisto del consumatore, la famosa “Valeria”. Il consumatore compra e sancisce il valore o il disvalore di un’azienda.
Michele Ferrero è stato il più grande. Più grande di Berlusconi, Leonardo Del Vecchio, famiglia Benetton. Berlusconi e Benetton sono diventati “dipendenti” del sistema politico, Del Vecchio non è stato ancora capace di scindere famiglia e azienda.
Gli altri imprenditori non hanno i numeri nè il peso internazionale per poter essere comparati al gigante di Alba.
Unico neo, non aver lasciato un libro o una testimonianza per le future generazioni.

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