Torino tra ricordi, volti, offerte culturali e fotografie.

Guardo il calendario, 15 anni fa scattavo questa fotografia. Si era inaugurato l’evento Christo & Jeanne Claude. Early
Works 1958 -1969 and works in progress. Wrapped floors and stairwais and covered window. La fotografia è relativa
all’installazione che venne appositamente realizzata nell’ala barocca di Palazzo Bricherasio.
Era l’ottobre del 1998, ripenso al mio incontro con i due artisti e cerco di ricostruirne i volti. Riesco a focalizzare
con chiarezza il viso di Jeanne Claude, scomparsa a novembre quattro anni or sono, ricordo bene il suo cortese
sorriso, mi sfugge invece completamente la fisionomia di Christò. Mi ripropongo quindi di andare a cercarne una
fotografia. Nutro una certa passione per i ritratti fotografici, sul mio comodino una copia di Alice nel Paese delle
Meraviglie mi ha tenuto compagnia dai 6 ai 10 anni, ricordo ancora l’incanto quando vidi un’immagine della vera
eroina del romanzo, Alice Liddell, fotografata da Lewis Carroll nel 1859. Posseggo vari volumi con ritratti fotografici,
raccolte iconografiche che raccontano l’aspetto di artisti, scrittori, filosofi e scienziati. Indugio spesso su una delle
ultime immagini di Charles Darwin, ha 69 anni anche se sembra il ritratto di un uomo molto più anziano, morirà
quattro anni dopo questa fotografia, nel 1882; i suoi occhi sono di una tristezza commovente, confido che col
tempo finirà per dirmi qualcosa.
Passeggiando lungo le mie analogie visive e mentali ritorno a due mostre torinesi che proposero ritratti e si
tennero alla Mole Antonelliana per il ciclo La Fotografia vista da a cura di Daniela Palazzoli. Mi riferisco in
particolare alla selezione proposta da Leonardo Sciascia per Ignoto a me stesso. Ritratti di scrittori da Edgar Allan
Poe a Jorge Luis Borges e al percorso proposto da Josif Brodskij in L’Altra Ego dei poeti da Baudelaire a Pasolini,
quest’ultima inaugurata come la mostra di Christo e Jeanne Claude nel mese di ottobre, ma di 24 anni fa.
Ritrovandomi al punto di partenza, il mio primo istinto è quello di andare su internet, ovvero alla ricerca delle
sembianze di Christo, per colmare la curiosità nel più breve lasso di tempo possibile, ma la giornata è lieve e
vengo colta da una certa ritrosia per la prassi poco poetica. Ricostruisco così nella mia mente una fotografia che
credo di aver visto e che ritrae la coppia di artisti (nella vita e nel lavoro) negli anni ’70. Così mi immergo nella
consultazione di volumi e penso di aver trovato quello che cercavo: il catalogo di una mostra del fotografo Paolo
Mussat Sartor dal titolo Viaggio continuo che si tenne nel 2006 alla Galleria d’Arte Moderna di Torino. Trovo la
fotografia da me evocata ma ritrae invece Christo con Joseph Kossut nel 1969, nessuna traccia di Jeanne Claude e
ostinatamente sfoglio le pagine del volume.
Nella vana ricerca mi ritrovo di fronte ad un ritratto giovanile dell’artista californiano Walter De Maria, il padre della
Land Art, spentosi quest’estate. Accomunato nel cognome e nella vocazione artistica così diverso nei tratti
dall’italiano Nicola De Maria della quale si è appena conclusa, sempre alla Gam di Torino, la mostra dal bel titolo I
Fogli che il vento mi sparge sono disegni di vento e di animali. Guardo e penso all’abisso che intercorre fra l’opera
dei due e alla notevole differenza fisiognomica che li separa. Meditando sfoglio e il mio sguardo si sofferma su di
un primissimo piano di Francesco Menzio, aggettanti lo sguardo e il naso verso lo spettatore, contorni sfumati e
fuori fuoco, mi commuovono la sua età e l’analogia con certe lastre fotografiche al collodio del 1870 circa che vidi
in un fondo di famiglia. Così mi trovo a pensare a lui che nel 1929 aderisce al gruppo dei “Sei di Torino” con
Enrico Paulucci, Gigi Chessa, Carlo Levi, Nicola Galante e Jessie Boswell e che nel 1930, lascia il gruppo dei “Sei”
e torna a Parigi. Rifletto su questa città, su quanto qui nasce e poi espatria e mi viene una gran voglia di uscire per
andare a vedere una mostra e spero proprio di essere fortunata, perchè alle Officine Grandi Riparazioni c’è
TRANSFORMER. Ritratti di musicisti rivoluzionari, un viaggio nella storia della musica pop attraverso le immagini
pubbliche e private di 26 artisti che hanno fatto epoca: da Elvis Presley ai Daft Punk. 68 immagini tratte dagli archivi
del Paul Ghetty. A cura di Alberto Campo e non l’ho ancora vista.
Il fotografo statunitense Timothy Greenfield-Sanders ha realizzato delle immagini particolarmente riuscite di Lou
Reed, alcune molto belle insieme a Laurie Anderson sua compagna, un altro sodalizio artistico molto ben riuscito,
proprio come quello di Christo e Jeanne Claude, chissà se le troverò fra quelle esposte. Mi sovviene così che
sempre a Torino 10 anni fa alla Galleria In Arco ci fu la collettiva con opere di Anton Corbin, Timothy Greenfield-
Sanders, Leeta Harding, Richard Kern dal titolo Not ordinary peaple, accompagnata da catalogo con belle firme e
bei testi, dove si può vedere pubblicato un ritratto della coppia neworkese a firma di Greenfield-Sanders.
Il disco Transformer di Lou Reed è uscito nel 1972, io quell’anno imparavo a stampare in bianco e nero, la prima
immagine da me stampata era un ritratto. Molti anni dopo, ventenne, in camera oscura ascoltavo spesso la
canzone Perfect day, la ascolto ancora di domenica mattina e in macchina quando parto per un viaggio, spesso per
visitare un archivio fotografico.
Daniela Giordi

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