DSCF6108
Il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino ha inaugurato una nuova mostra temporanea, visitabile fino al 25 giugno 2017. Si intitola semplicemente “Crossroads”, ma è un lungo viaggio tra l’Italia e gli Stati Uniti alla riscoperta delle intense contaminazioni che unirono i due Paesi dal secondo dopoguerra al boom economico. L’aspetto più interessante della tematica – curata da Luca Beatrice, critico d’arte, e Rodolfo Gaffino Rossi, direttore del MAUTO – è che non si parla solo di auto. Queste, infatti, sono affiancate da arte, cultura e cinema: elementi che hanno alimentato le ispirazioni degli stilisti delle quattro ruote nel periodo preso in considerazione dalla mostra.
Ecco allora la rivoluzione dei poeti della Beat Generation e il fascino dei divi di Hollywood, il realismo all’italiana e i colossali set di Cinecittà, l’esplosione di colori della Pop Art e il rito del Carosello, le generose forme delle auto americane degli anni ’50 e la razionalità delle linee made in Italy.
Tra Cadillac e Lancia d’epoca, fotografie e filmati, opere d’arte e manifesti pubblicitari, la retrospettiva racconta il contesto socio-culturale italiano a confronto con quello americano, approfondendo le reciproche contaminazioni tra arte e Car Design.
AAPG0398
La prima parte del percorso espositivo è pensata come un viaggio dentro le suggestioni visive, musicali e cinematografiche con un riferimento a quegli autori e artisti che hanno raccontato l’immaginario dell’epoca più rivoluzionaria della storia del Novecento. Tre macro aree tematiche – On the Road vs La strada, Cinecittà e Hollywood, Dive & Latin Lover – spaziano dal cinema alla letteratura, dalla pittura alla fotografia. Sono gli anni di Jack Kerouac e Allen Ginsberg, dell’arte che esaspera e deforma i simboli del consumismo e del mito della City of Angels, ma anche della televisione e della pubblicità che entrano nelle case come una finestra sul mondo e rimandano le immagini della nascente controcultura americana in contrapposizione a un’Italia che inizia a rialzarsi dopo la tragedia della guerra.
DSCF6106
La retrospettiva continua nello spazio dedicato alle vetture, dove tra Buick e Plymouth, Fiat e Alfa Romeo, si sviluppa il vero e proprio confronto tra i car designer italiani e americani che si sono lasciati ispirare da questo contesto socio-culturale. Da una parte, l’eclettica creatività del design italiano che ha influenzato, razionalizzandolo, lo stile americano proteso a esagerare i volumi e a estremizzare le forme: il gusto delle linee pulite e morbide ha moderato le spigolose esagerazioni delle vetture americane dalle grandi code e dai musi ridondanti.
Dall’altra parte, la scuola americana, che trova in Harley Earl della General Motors e in Virgil Exner della Chrysler la sua massima espressione, ha rafforzato il connubio tra stile e tecnologia trasformando la modellazione artigianale delle officine italiane in progettazione sistematica e tecnologica: molti furono, infatti, gli italiani che si trasferirono negli Stati Uniti per perfezionare le competenze in ambito tecnologico, da Giovanni Savonuzzi a Giovanni Michelotti, da Mario Revelli di Beaumont a Battista Pininfarina.
AAPG0376
Tredici vetture illustrano questi due mondi. Berline e convertibili simbolo del sogno americano e protagoniste dell’immaginario cinematografico di quell’epoca, accanto a piccoli ed eleganti gioielli prodotti dall’industria automobilistica italiana che dimostrano come l’arte carrozziera italiana ha conosciuto, negli anni del boom economico, uno dei suoi periodi più fertili. Nello specifico: Alfa Romeo 6C 2500 Sport Cabriolet “Extralusso” Stabilimenti Farina (1947), Cisitalia 202 SMM Spider Nuvolari (1947), Plymouth Fury (1957), Fiat 8V Demon Rouge (1953), Lancia Aurelia B52 Coupé Vignale (1953), Buick Roadmaster Convertible 76 (1947), Cadillac Sixty Special Fleetwood (1954), Hudson Commodore Coupé Six (1948), Lancia Florida Pinin Farina (1954), Lancia Aurelia Pininfarina PF 200 (1952), Lincoln Continental 4-Door Convertible (1965), Packard Super-Eight 1501 (1937), Fiat 1400 Nuvolari (1950).
Luca Gastaldi