Un sito, homeexhange.com, apre una prospettiva diversa sul viaggio per scambiare città e abitazioni.
Avete presente quella cinematografia che offre un diversivo alla stanchezza mentale e vi pone in una condizione di meri spettatori?  Nel 2006  il film “L’amore non va in vacanza” con Cameron Diaz, Kate Winslet e Jude Law riprodusse sul grande schermo l’idea dello scambio casa, ispirandosi al progetto ‘HomeExchange’ creato e avviato, qualche anno prima, nel 1992, da Ed Kushins, un pioniere del consumo collaborativo di Los Angeles.
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Sono i numeri, oggi, a parlar chiaro: oltre un milione di scambi dal 1992 ad oggi,  67.000 soci di HomeExchange e, solo nel 2016,  135.000 scambi in 150 Paesi. Da marzo 2017 HomeExchange, acquisita dalla società GuesttoGuest , diventa francese e, pur mantenendo immutata la sua vision, si rende ancora più appetibile  per  un pubblico  giovane. A divulgare storia, filosofia ed esperienze legate all’homeexchange, ci ha pensato  Cristina Pagetti, da 15 anni referente per l’Italia dell’organizzazione internazionale HomeExchange.com e “scambista per casa” convinta, con il suo libro “ Benvenuto a casa tua”, una  riflessione culturale ma anche personale, sullo  Scambio Casa, una delle forme più autentiche di “sharing economy”, il cui obiettivo è quello di  viaggiare per il mondo, senza alcun costo se non l’iscrizione al sito.
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Costi contenuti, quindi, ma fino a che punto? « L’iscrizione a ScambioCasa.com – la costola italiana di HomeExchange.com – costa 130 euro l’anno e poi è possibile fare tutti gli scambi che si vogliono». Ci ricorda Cristina, ribadendo che, a differenza di altri  circuiti non è previsto alcun costo per l’alloggio, ma la semplice reciprocità su cui si basa il circuito internazionale che esiste in Italia dal 2000. Cinque, i must dello scambio casa: viaggiare con un budget preciso e stare comodi,  una modalità di fare vacanza differente dagli hotel e dalle case in  affitto, la propria “Casa dolce Casa” diventa un passaporto per viaggiare ovunque nel mondo, legalità e nessuna tassa,  un ecosistema basato sulla fiducia e sulla cordialità.
Incuriositi da una nuova prospettiva del viaggio ci apriamo direttamente allo scambio casa e  sperimentiamo una diversa avventura sulla nostra pelle.
Cosa cambia, dunque,  da un affitto casa qualsiasi all’homeexchange? Sicuramente, ciò che muta è la  lente, l’angolatura con cui si vive una città, lo sguardo. Un guardare che ha fatto a pugni con il solo vedere  per poter immergersi  nell’hummus di un’altra storia.
La casa parigina di Emmanuelle e Sebastienne, a due passi dallo storico cimitero di Pere Lachaise, aveva un corpo e un’eco. Era bella, questo sì. Ma bella perchè vissuta. Legno, vetro e un inconfondibile amore per le cose del passato la caratterizzavano. Intonaci naturali, esotici o provenzali, un pout pourri di stili e poi, libri, chitarre, olii essenziali, collezioni di specchi rococò e spazzolini da denti anni ’30.
Detta così potrebbe sembrare la fotografia di un museo. E, invece, era il contrario: la precisa e puntuale incarnazione del luogo con la l maiuscola. La Ville Lumiere,  con le sue luci e le sue ombre, ci è parsa così più  familiare:  un corpo da conoscere, da attraversare con scarpe meno strette ma più calde.
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Una mappa di cui scoprire la parte classica e quella più nascosta, gli angoli meno meno battuti e, soprattutto, i gusti dei  suoi abitanti. All’incirca la stessa cosa è accaduta con un breve soggiorno a Verona, a Ginevra e  con un viaggio più lungo a Berlino. Diverse le case, gli intonaci e i gusti ma tutti incredibilmenti vivi e personalizzati.

Tutti,con una cosa in comune: l’amore per la lettura e la curiosità per il mondo e per gli esseri che lo abitano.
Che  l’idea sia firmata HomeExchange o GuesttoGuest poco cambia, la tendenza è quella di rivoluzionare il concetto classico del viaggio e di promuovere un’economia dello scambio, non solo materiale ma mentale. Dove civiltà, fiducia e cultura della conoscenza possano creare nuovi orizzonti.
Gabriella Mancini

Coeprtina-FRONTE