Tu chiamale se vuoi emozioni….

Ciò che è possibile si è avverato: Dante ha danzato sulle note del jazz e il jazz ha omaggiato l’arte del grande poeta interpretando la sua polifonia poetica. Un connubio riuscito splendidamente, un incontro drammatico ma melodico, figurativo ma fortemente realistico.

La rappresentazione all’Auditorium della Rai di Torino dell’opera epic jazz Beatrice, composta e diretta da Roger Treece conclude il 24°Moncalieri Jazz Festival.  Anche quest’anno famosi artisti e compositori di tutto il mondo, si sono incontrati e confrontati, accomunati da un unico impulso creativo: l’istinto musicale.

Ed è stato un vero successo. Non poteva essere altrimenti. Il lavoro meticoloso ed attento del Direttore artistico Ugo Viola e dei suoi collaboratori ha reso possibile un nuovo miracolo estetico: la teatralità della musica jazz, la fusione sinfonica con la poesia, la potenza travolgente delle forti note graffiate e gridate attraverso la coralità degli strumenti.

Tutto è possibile con il jazz…

Ciò che il jazz è sempre stato, ciò che il jazz sempre sarà, prende forma attraverso il ritmo delle note. E l’eternità dell’amore genuino di Dante e Beatrice diventa desiderio, passione, ricordo, illusione, sogno. Le parole volano sulle note e le note colorano la poesia.

Il testo originale di Fabio Appetito riporta un carteggio immaginario, delicato e profondo tra il grande poeta e la donna amata, due cuori che battono all’unisono e che parlano di amore, di valori patriottici, di rispetto della donna, di solitudine e di angoscia, di peccato e di beatitudine. Temi cari a tutti gli uomini retti e giusti, a tutte le donne figlie e madri di ogni generazione, di ogni cultura, stato o religione.

Le interpretazioni appassionate, coinvolgenti ed articolate di Pino Insegno e di Alessia Navarro esprimono speranza, stupore, meraviglia. Riconoscenza. Bravo il Direttore Roger Treece, bravi i musicisti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (presente anche Ugo Viola con la fisarmonica), bravi i solisti Rita Marcotulli, Arbert Hera e il Coro di Voci Bianche. Un omaggio al Settecentenario di Dante Alighieri, un omaggio alla musica ed alla storia umana.

Un omaggio all’uomo che sperimenta costantemente l’antropologia della melodia, che crea un nuovo codice poetico, artistico e musicale insieme.

Tutto è possibile con il jazz, tutto è possibile con le dolci note. La voce umana del testo poetico, sia pure una voce del silenzio o una voce interiore diventa strumento ed esprime un’affinità ed una armonia affascinante e profonda. Quasi ispirata da un soffio divino, la musica si appropria della parola e la parola emula la musica, la stravolge mirabilmente e genera il suono. Una contaminazione reale, totale ed assoluta che sa riscrivere un nuovo canto, una nuova autonomia espressiva. Una polifonia lirica, ritmica ed essenziale. Mai banale. E parafrasando Dante, una nuova musica verbalis, una nuova cantio.

Maria Giovanna Iannizzi