11075032_650785165025565_1048623991876421310_n
Sono stati  12.000 i visitatori accorsi mercoledì 1 aprile all’inaugurazione del “Nuovo ” Museo Egizio di Torino in Via Accademia delle Scienze. Aperto gratuitamente al pubblico dalle 9 alle 24.  Ed i numeri dei visitatori si sono confermati anche nei giorni delle feste pasquali.
Cinque anni di lavori e un look completamente nuovo. Spazi raddoppiati da 6.400 a 10mila metri quadrati, su quattro piani, collegati da un sistema di scale mobili che ricreano un ideale percorso di risalita del Nilo, ideato dallo scenografo premio Oscar Dante Ferretti. I reperti , più di 30.000 ,appartengono alla seconda collezione al mondo di antichità egizie dopo quella del Cairo per importanza e ricchezza.
Un percorso museale cronologico che copre un arco temporale che va dal 4000 a.C. al 700 d.C. suddiviso per epoche ad ogni piano. Al primo piano, la Statua della Dea Iside accoglie il pubblico e alla sua destra è esposto “Il libro dei Morti di Iuefankh”.
Un papiro di epoca Tolemaica (332-30A.C.) fondamentale per l’egittologia, tradotto dallo studioso tedesco Richard Lepsius.  Le sale sulla storia del Museo e le origini delle collezioni torinesi , in parte antiquarie e in parte archeologiche. Il Regio Museo delle Antichità Egizie fu fondato nel 1824, in seguito all’acquisto da parte di Carlo Felice di Savoia di un gruppo di opere appartenenti ad uno scopritore, egittologo prima dell’egittologia, Bernardino Drovetti. Piemontese, nominato viceconsole ad Alessandria d’Egitto da Napoleone a 27 anni si trova in uno dei Paesi più pericolosi del mondo. Diventa ricercatore di antichità e inizia a scavare lungo la valle del Nilo.
Collezionò in questo periodo oltre 8mila pezzi tra statue, sarcofagi, mummie, papiri, amuleti e monili. Alla fine dell’Ottocento il direttore del museo, Ernesto Schiaparelli, avviò nuove acquisizioni e condusse importanti campagne di scavi in Egitto. Intorno agli anni Trenta del ‘900, la collezione arrivò a contare oltre 30mila pezzi.

Allestita l’affascinante Galleria dei Sarcofagi, molti restaurati, la valle delle regine e una grandissima Papiroteca. Al secondo piano vi sono le ricostruzioni di tombe tra cui quelle Tombe degli Ignoti e la Tomba di Iti e Neferu del tipo semirupestre. Su un soppalco è possibile vedere il Backstage fotografico del Restauro del Sarcofago dello scriba Reale Butehamon, redattore di importanti documenti conservati nella collezione torinese. Tantissimo artigianato, corredi funerari esempi di tombe più umili e anche il culto degli animali con numerose mummie di animali, dai coccodrilli ai gatti. Il piano terra è sicuramente il più emozionante per la Galleria dei Re: le statue monumentali che ritraggono alcuni dei più importanti faraoni e le divinità Ptah, Amon, Hathor e Sekhmet.
I Faraoni a cui è dedicata una suggestiva ed emozionante scenografia dai toni scuri e luci soffuse sono i veri testimoni della cultura egizia. Le imponenti figure intere o i particolari di statue colossali testimoniano da sempre il rispetto degli egiziani verso i loro sovrani e la loro glorificazione come divinità. Appena si entra nella Galleria dei Re il silenzio irrompe il caos delle sale precedenti . Si respira quell’Egitto che non abbiamo conosciuto, la differenza tra i nostri tempi e quelli , un fare storia …la storia da cui è partito il concetto di cultura , di arte e scienza.

Un viaggio nel tempo che ha per protagonista la grande civiltà egizia e che si conclude con la Sala Nubiana e la ricostruzione del Tempio di Ellesja. Il museo fin dalla sua nascita è stato meta di studiosi di fama internazionale.  Molti i rifacimenti in 190 anni dovuti alla necessità di adattare il museo alle esigenze dei visitatori. Dal carattere più scientifico a quello più moderno fino a quello tecnologico. Con un click, passeggiando per le sale con in mano un tablet, si potranno tradurre ,in tempo reale, i tanto misteriosi geroglifici . Il museo è anche “on line” ed è possibile vedere i suoi tesori anche su internet. Di certo dal vivo si gode di un fascino difficilmente avvicinabile dal web. E poi ricostruzioni in 3D e un servizio di audioguide in tre lingue tra cui l’arabo.
Rinnovato anche il logo. E’ stata tolta la scritta “Torino”, in sua vece ridisegnato un graffito con il geroglifico simbolo dell’acqua per creare un legame tra il fiume Nilo e il fiume Po. Scelta che ha creato malcontento in tutti coloro che identificavano il Museo con la città di Torino e il suo impegno nel mantenerlo vivo.
Ad un mese di distanza dall’inizio dell’Expo il Museo Egizio riapre completamente nuovo e nella possibilità di essere perfettamente fruibile, queste le dichiarazioni di Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio di Torino: «È un giorno straordinario, siamo fierissimi di aver rispettato i tempi e i costi per l’apertura del museo». Un investimento di 50 milioni di euro «una cifra che si vede raramente come disponibilità economica per un bene culturale – ha sottolineato Christillin – e dobbiamo ringraziare i soci fondatori, che sono gli enti locali, la Fondazione Crt e soprattutto la Compagnia di Sanpaolo che ha dato la metà del finanziamento.” Il Museo Egizio è un fiore all’occhiello per la nostra città e per la nostra nazione: è entrato nella classifica dei primi cento del mondo e al nono posto in Italia tra i musei più visitati in assoluto.
Desiree Filippone

Sildenafila health