I politici di Torino sognano New York e non vanno a Berlino.

E’ dato di apprendere da fonti di stampa che l’inedito duo formato dal Sindaco di Torino e dal Presidente della Regione Piemonte è stato in missione negli Stati Uniti per raccogliere da Lake Placid il testimone delle prossime Universiadi che si svolgeranno in Piemonte nel gennaio del 2025.

Di passaggio a New York, tra i vari incontri (MoMA, Guggenheim Museum, Sindaco di New York, ecc.), hanno anche incontrato esponenti della Bloomberg Associates, che è il braccio di consulenza filantropica della Bloomberg Philantropies, l’organizzazione caritatevole attraverso la quale il noto uomo di affari newyorkese Michael Bloomberg realizza i suoi programmi di beneficenza.

Per la cronaca Michael Bloomberg a fine novembre 2022, secondo Forbes, vantava un patrimonio di oltre 76 miliardi di dollari, generato prevalentemente da Bloomberg L.P. che attraverso società controllate raccoglie in tutto il mondo e fornisce a pagamento notizie ed analisi economiche, quotazioni dei più svariati strumenti finanziari su base globale a banche, case di investimento, società, operatori in cambi, investitori istituzionali, ecc. Michael Bloomberg è stato anche sindaco di New York per dodici anni consecutivamente dal 2002.

Si apprende anche che gli esponenti di Bloomberg Associates saranno già nel febbraio di quest’anno a Torino per fornire consulenza su temi quali piano regolatore, mobilità, branding della città, fruibilità degli spazi urbani, vivibilità della città.

…Torino che non è New York…

Per la mobilità, tema imprescindibile per la città, la delegazione ha incontrato Via Transportation, azienda specializzata nell’ottimizzazione dinamica e basata sui dati dei sistemi di mobilità pubblica, partecipata del gruppo Exor, holding finanziaria controllata dalla famiglia Agnelli. 

Sulla carta un’occasione imperdibile, un’opportunità unica per inserire elementi di newyorkesità in una torinesità che ogni anno perde posizioni e competitività. E viene fatto di chiedersi se questa operazione venga fatta per totale mancanza di idee da parte della classe politica al governo o per far passare certe operazioni (già definite) con l’avallo dei soliti consulenti, similmente a quanto avviene in ambiente corporate quando si vuole fare ingoiare pillole amare ai consigli di amministrazione od operare tagli al personale di una società.

E’ recente la notizia che Andrea Orcel, attuale Amministratore delegato di Unicredit e top manager di lungo corso, che tra l’altro ha lavorato in società di consulenza e banche di affari, ha inteso tagliare nel gruppo bancario da lui guidato Euro 75 milioni di consulenze esterne per focalizzarsi maggiormente sulle risorse interne, anche per evitare lungaggini e sprechi.

In relazione a quanto precede, avendo anche vissuto e lavorato per anni nella Grande Mela, mi viene fatto di chiedere se la venuta degli esponenti della Bloomberg Associates sia per loro più un’opportunità di business o di beneficenza o, quantomeno, un’occasione per catalogare e raccogliere con uno sguardo tra il curioso e lo stupito dati su quanto accade in un angolo della periferia del mondo.

Torino che non è New York

New York

Manhattan tra tutte le città al mondo è quella che per il suo bell’impianto urbano a scacchiera, reminiscente in terra americana dell’incrocio tra cardo e decumano, più assomiglia a Torino (almeno a quella di qualche anno fa, prima che architetti locali inserissero troppe rotonde inopportune e proponessero strade curvilinee per dare discontinuità con il passato).

Urbanisti da tutto il mondo sono venuti in Italia anche prima del Grand Tour per ammirare le nostre mirabili città da Roma a Firenze a Venezia ed anche a Torino (da Emanuele Filiberto in avanti). Ora di urbanesimo non ne sappiamo più. Di vivibilità men che meno, quando le nostre piazze erano prese a modello di perfetta socialità, ricollegandosi ai fori ed alle agorà del passato.

Di ambiente si parla spesso, anche, ovviamente, per creare nuove opportunità di business e di occupazione, sperando che qualche benessere in definitiva ne derivi anche alla popolazione. Con la fine del destino automobilistico della città e del Piemonte non si è riusciti a trovare, diversamente dalla vicina Milano, valide linee di business alternative.

Innumerevoli società, per ragioni assolutamente legittime di ottimizzazione del business e fiscali, hanno abbandonato definitivamente Torino senza che altre abbiano riempito i vuoti lasciati. Non si vuole qui affrontare una valutazione su prospettive quali il turismo, gli studentati, la ristorazione, ecc. ma appare certo che a Torino manchino idee e soprattutto investimenti.

Sul branding della città e del Piemonte vorrei ricordare che strumento esemplare, citato per secoli, è stato il Theatrum Sabaudiae, voluto da regnanti preveggenti e determinati, che ha reso celebre queste terre in tutta Europa, poi sostanzialmente non si è fatto più nulla, appagati nell’ultimo secolo dalla monocultura dell’automobile, che pure benefici ha apportato.

Torino che non è New York

Sono certo che gli esponenti della Bloomberg Associates apprezzeranno l’ospitalità offerta dalla Municipalità a base di tartufi e barolo, ma proprio perché il barolo è un vino da meditazione per definizione, sarebbe bello vedere raccolti attorno ad un tavolo a ragionare, accanto agli americani, gli esponenti piemontesi dell’imprenditoria e della finanza e delle professioni che in Italia od in giro per il mondo, spesso in posizioni apicali e con curriculum di tutto rispetto sono memori di questa città e di questo territorio che li ha nutriti, li ha istruiti, formati e dove hanno abitato e mosso i primi passi e tuttora conservano un senso di orgoglio e di appartenenza e sanno quanto valore qui vi sia.

In altre parole, un think tank bipartisan che esprima economicamente concretezza, slancio ed idee per il rilancio. La classe politica, a tutti i livelli, occorrerebbe che facilitasse questo processo, come accade a Milano ed in parte anche a Roma.

Qui tutto è fermo. Tutti, imprenditori compresi, sembrano solo ragionare di sussidi. Di capitale di rischio e della volontà di cercare e progettare il nuovo, neanche l’ombra. Da ultimo anche l’astro della Juventus sembra avere imboccato la strada del declino ed a Torino che è stata determinante in molti momenti della storia patria (inventando anche l’Italia) e dell’economia, non resteranno nemmeno le glorie ed il business sportivi.

Roberto Perugini