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Unica per luogo e affinità un piccola ma preziosa esposizione esce dal serramanico ingegnoso della barberia di Mimmo, a due passi da Piazza Vittorio una bottega cenacolo molto e ben frequentata, in cui il taglio dei capelli o la barba è una mera scusa per incontrarsi e scambiare ironie benevole accompagnati dal suono secco e abile delle sue forbici.
In esposizioni cento rasoi di quelli che si definiscono a mano libera, il più antico è del ‘700. Catalogati con cura e numerati da rotondi numeri rossi in legno di una vecchia tombola.
La storia ci racconta che Alessando Magno nel 333 a.C. obbligò i suoi soldati a radersi completamente di modo che le lunghe barbe non potessero essere afferrate dai nemici durante i corpo a corpo. Motivo per cui equipaggiò l’esercito con rasoi le cui lame potevano essere ripiegate dentro il manico. I Romani li chiamavano “novacula” o “culter tonsorium” ed a Pompei ne sono stati ritrovati di bellissimi, con i manici di avorio od osso finemente lavorati. Da ricordare che la prima bottega ufficiale di barbiere nacque a Roma nel 300 a.C.

Le sorprese non finiscono, venerdì 29, giorno dell’inaugurazione festaiola della mostra si vedranno altri oggetti tipici delle barbarie d’antan, dai piccoli annaffiatoi metallici per lavare i capelli, ai piatti con il lato sagomato da appoggiare sotto il mento durante la rasatura. Un viaggio in filo di lama tra ricordi, allegria, oggetti preziosi nati per accudire la faccia degli uomini e regalare il piacere di sentire sui polpastrelli il liscio della pelle.  

Cento rasoi in mostra da Mimmo. 
Via Principe Amedeo 29, dopo le 18.
 
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