Tra le proposte della XV edizione di Torino Spiritualità dal titolo “Ad infinita notte” c’è stata anche un’esperienza particolare sabato sera 28 settembre: un percorso lungo i corridoi dell’Ospedale Mauriziano di Torino per esplorare la notte in un luogo ricco di vissuti intensi e di emozioni contrastanti. Li hanno raccontati alcuni protagonisti: medici, infermieri, pazienti, volontari che han dato voce a tante presenze silenziose che nella notte vegliano, riflettono, soffrono, curano, salvano…

Torino Spiritualità

Il gruppo dei partecipanti all’iniziativa è piuttosto numeroso ed eterogeneo: un’ottantina di persone riunite nell’atrio principale dell’ospedale vengono accolte dal Direttore Generale dott. Dall’Acqua e dalla dott.ssa Bertero, organizzatrice della serata, coadiuvata da colleghi e volontari del Gruppo La Stanza del silenzio. Qual è la notte dell’ospedale? Quale buio e quale silenzio si vivono quotidianamente?

E’ il silenzio del dolore e della morte ma anche dello stupore per la vita che nasce, è il silenzio di un corpo impedito dalla disabilità ma anche quello dello spirito che ritrova se stesso e si libra. Silenzio della distanza con chi non accetta la malattia e silenzio di profonde corrispondenze affettive. Sono le ambivalenze della notte, di ogni notte dell’uomo, come scrisse William Blake: “Nascono alcuni al soave diletto, nascono alcuni ad infinita notte”. Versi celebri che Torino Spiritualità ha scelto per sintetizzare i due poli della riflessione su un mistero affascinante e al tempo stesso inquietante.

Tra le infinite notti di Torino Spiritualità.

E la notte in ospedale offre racconti vivi, quasi fisici di entrambe le dimensioni: esperienze di buio e di luce.
E’ un turno delicato di veglia per gli operatori sanitari, come spiega la dott.ssa Catalano, anestesista: “nella notte abbiamo il privilegio di essere custodi di relazioni. Ma tra quei corridoi silenziosi e deserti quali parole dire per non ferire i cuori di chi si affida a noi?

I corridoi anche questa notte sono deserti e non è possibile visitare i reparti di cui vengono riportati alcuni episodi. Particolarmente toccante la testimonianza di Mariagrazia Imparato, infermiera presso il reparto di Psichiatria: ricorda le notti accanto a sua madre agonizzante, buie ma anche preziose per imparare a… “lasciarla andare” nella infinita notte, poi le notti accanto a un giovanissimo paziente, Lorenzo, che non dormiva perché lo assaliva la paura di morire, le notti a calmare Caterina con la voce che legge un libro, quella in cui Mariagrazia decise di coricarsi accanto a una paziente insonne da 10 notti e che finalmente, al contatto col suo corpo, riuscì ad addormentarsi. Notti di dolori profondi e di relazioni che hanno aperto spiragli di vita.
Cosa chiedono i pazienti nella notte? “Presenza, disponibilità, ascolto e contattosintetizza Mariagrazia Imparato e aggiunge “Noi operatori sanitari siamo come dei contenitori che accolgono storie, senza giudicare e, possibilmente, senza lasciarci sovrastare. Perché anche noi siamo esseri umani con tante fragilità, non dobbiamo dimenticarlo.”

Torino Spiritualità

Saliamo in Pediatria e, pur tra pareti colorate, ci si confronta con la notte degli adolescenti. Ne parlano due giovani donne, ricordando le proprie lungo degenze in ospedale. Fabiola, che ora sta bene ed è diventata educatrice, ricorda le notti dei suoi ricoveri come i momenti più densi di emozioni: “avevo 13 anni, dovevo subire un delicato intervento chirurgico, non dimenticherò mai la notte in cui decisi che l’avrei affrontato, la notte della vigilia dell’operazione, ma anche le notti a rassicurare il mio vicino di letto che aveva paura, o le notti divertenti a mangiare la pizza con le infermiere.

Anche Chiara ha fatto passi da gigante dopo l’incidente che nell’adolescenza le danneggiò per sempre la colonna vertebrale: oggi ha 32 anni e, benché in sedia a rotelle, è medico e neo mamma felice. Racconta le sue notti ricoverata al Cto, quando nel silenzio poteva scendere nelle profondità del suo cuore e cogliere la forza della vita che l’ha aiutata a non arrendersi.

Il percorso di visita si conclude nel punto “cuore della serata” e anche della mappa ospedaliera: tra il Pronto soccorso e le sale operatorie si trova infatti la “Stanza del silenzio”. Un locale inaugurato nel 2012, privo di simboli religiosi, dove chiunque può sostare e trovarsi a proprio agio. Una stanza arredata con sobrietà eppure calda e accogliente: alcune panche di legno, un tavolino con un quaderno su cui poter lasciare un pensiero, una preghiera, un disegno… mentre sulle pareti sono incorniciate le frasi di poeti, filosofi, scrittori che invitano al raccoglimento e alla meditazione.

Luce soffusa e soprattutto… silenzio.

Torino Spiritualità

Qui in una calma quasi surreale trovano rifugio pazienti, visitatori, medici, infermieri, volontari, gente di passaggio… per ascoltare la notte, di se stessi o delle persone che hanno a cuore. Emozionante leggere le frasi contenute nei quaderni lasciati sui tavoli. Chi li sfoglia lo fa con delicatezza e un rispetto quasi sacro: sono scorci su tante notti dell’anima, alcune buie, altre abitate di stelle. Uniche.

Chiara Tamagno