È una poesia del tempo e degli sciami quella che Mario De Santis scrive, frammenti che paiono aggregarsi in un insieme: la figura che si forma è quella di un’idea di Storia e al tempo stesso il ritratto di una forma di interiorità.

La poesia prova a definire una condizione conoscenza del nostro tempo, muovendosi dentro destini generali. Essere presente di un io che si fa o noi o nessuno, collocato in un flusso di materia, a cui De Santis si riferisce continuamente: una geografia storica di spettri e conflitti, una mappa della memoria degli ultimi venti anni.

Nella presentazione di giovedì pomeriggio alla libreria Trebisonda di Torino, De Santis ha ripercorso le traiettorie del suo libro, ragionando sul contesto sociale in cui la sua generazione si è trovata a vivere.

Sciami è un piccolo e bellissimo libro che pone alcune questioni interessanti, questioni centrali. De Santis tenta un modo di comprendere il tempo, attraversandolo. Attraversandolo storicamente e geograficamente, studiandolo. La poesia va oltre il soggetto, si muove verso il luogo e poi nel luogo perseguendo l’obiettivo di fondersi, mischiarsi. Il luogo esiste nel testo perché esiste l’uomo, il luogo è nominato perché è soggetto anch’ esso.

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Una raccolta di poesie, la sua, che mostra la potenza evocativa di immagini della memoria che definiscono i confini di una ricerca della condizione umana.

Mario De Santis è nato a Roma nel 1964. Dalla fine degli anni Ottanta è collaboratore del mensile “Poesia” (Crocetti editore). Giornalista e poeta, vive a Milano e lavora a Radio Capital, emittente del Gruppo Espresso. È ideatore e conduttore di programmi culturali tra i quali il settimanale di arti e narrazioni “Soul Food”. Ha pubblicato due raccolte di versi, Le ore impossibili (Empiria 2007) e La polvere nell’acqua (Crocetti, 2012).

Mario De Santis – “Sciami”
Giuliano Ladolfi Editore (2015) 

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