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Una Chiesa dal volto umano è apparsa nel Sinodo straordinario sulla famiglia; una Chiesa che dibatte, che si interroga, che si divide, che discute senza porsi, internamente ed esternamente, come dogma. Una vera e propria comunità che, non senza difficoltà, cerca la migliore strada da seguire e il modo per camminare insieme.
62 erano i punti della relativo synodi e se 59 sono stati approvati con la maggioranza dei due terzi, i tre che riguardavano gli omosessuali e la comunione ai divorziati sono stati motivo di scontro. Da un lato persone come il cardinale Velasio De Paolis che ha dichiarato al quotidiano La Stampa «non si può mettere in discussione tutto, la Chiesa è custode di una verità di cui non si può disporre; ascolta la gente ma ha certezze che perdurano nel tempo», polemizzando anche con la maggiore conquista della Chiesa dello scorso secolo «il Sinodo ha ripetuto il dramma del Concilio: coniugare novità nella continuità». Dall’altro il Pontefice che, in occasione della beatificazione del predecessore Paolo VI, Giovanni Battista Montini, ha ricordato, sicuramente non a caso, che «Dio non ha paura delle novità». «Anzi – ha aggiunto – bisogna scrutare attentamente i segni dei tempi». Bergoglio ha richiamato più volte al coraggio davanti alle nuove sfide poste dalla società e, anche se l’ala conservatrice è riuscita a bloccare le aperture verso i gay e i risposati, ha dichiarato fiducioso: «Abbiamo seminato e continueremo a seminare con pazienza e perseveranza verso il Sinodo ordinario del 2015».
Chi ha orecchie per intendere intenda, quindi. Che qualcuno non abbia preso bene questa svolta verso una Chiesa aperta e rinnovata è certo e così i capofila dei dogmatici, Gerhard Ludwig Müller e Raymond Leo Burke, che non sono andati a salutare Francesco al termine della messa, hanno fatto un po’ la figura della superiora bacchettona di Sister Act. Il porporato americano, inoltre, sconvolto dalle interpretazioni a suo dire troppo progressiste della dottrina cattolica, ha confermato, in un’intervista al National Catholic Reporter, la sua prossima rimozione da giudice capo della Segnatura Apostolica, il supremo Tribunale vaticano. Meglio perderli che trovarli, verrebbe da dire d’impulso, ma forti dello spirito ecclesiastico di accoglienza e rispetto forse è meglio sposare la posizione del teologo cardinale tedesco Walter Kasper: «penso che ci sia stata una discussione libera, aperta, realistica — ha detto all’agenzia Ansa — è un dibattito che si è aperto, adesso si andrà al prossimo anno. C’è una discussione che si è avviata e questo è un aspetto positivo». «Se per 50 anni – spiega il vaticanista de La Stampa Giacomo Galeazzi – i sinodi sono stati semplici organi consultivi di affermazioni già note, questo è stato un vero e proprio Sinodo d’avanguardia, che ha affrontato realmente i problemi, ha aperto scenari nuovi e attirato l’attenzione in larghissimi settori dell’opinione pubblica anche non cattolica». Sono emerse le tensioni accumulate, i contenziosi personali, le prese di posizione. Non si è esaurita la discussione, ma sicuramente si sono sfatati i primi tabù (per lo meno linguistici).
«Bisogna andare oltre i legalismi e vedere il volto concreto delle persone», ha esortato il Pontefice, che auspica che questa assemblea straordinaria sia la prima tappa di un lungo percorso che continuerà nel quotidiano nelle Diocesi. «La portata di questo Sinodo, anche se nel piccolo, è sicuramente assimilabile a quella del Concilio Vaticano II – continua Galeazzi -. C’è stata, come negli anni ’60, un dialogo della Chiesa con la modernità; non c’è stato un arroccamento su principi non negoziabili e nemmeno uno stravolgimento della dottrina, semmai un’evoluzione, un atteggiamento nuovo, dialogante». Come ogni rivoluzionario il Papa però appare spesso solo. Il giornalista rassicura: «Francesco non è solo, è avanti, anticipa le dinamiche. Certamente la vecchia curia romana è stata il suo principale ostacolo sino ad ora, ma i suoi collaboratori sono perfettamente in linea con lui. Come ha detto il Presidente degli Stati Uniti, papa Francesco è l’ultima voce dei diritti umani, portatore di istanza di pace e di libertà, e la Chiesa si sta allineando con lui».

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