Dopo la guerra il lento ritorno alla normalità. Ma resta l’emergenza acqua

Rispetto a 20 anni fa, 2 miliardi di persone in più hanno accesso all’acqua ma questi benefici non toccano tutti; in Mali le popolazioni devono approvvigionarsi da fiumi e pozze; e i tassi di mortalità sono allarmanti, soprattutto tra i bambini.
OusmaneOusmane è un uomo del deserto, 33 anni, etnia touareg. Opera con LVIA, Ong parte del Consorzio Ong Piemontesi (COP) Il che riunisce le principali organizzazioni piemontesi impegnate nella cooperazione internazionale.
È Ousmane che ci racconta il Mali e l’impegno dell’associazione per il diritto primario: l’Acqua. Ousmane è originario di un accampamento a 50 Km da Gao, nord Mali. Qui dove inizia il Sahara, essere tuareg oggi è rischioso: dopo la liberazione, in giugno 2013, dei territori del nord occupati da gruppi terroristici, la città è tornata a popolarsi. Oggi Gao è meno vuota. Ma arabi e tuareg non sono mai tornati. Temono le rappresaglie degli estremisti, organizzatisi nel deserto; e della popolazione, che ha sofferto l’imposizione della shari’ah e vede i touareg come complici dell’occupazione.
Ousmane è il coordinatore di LVIA in Mali ed è tra i touareg che hanno scelto di tornare. «Laureatomi in gestione d’impresa ho cercato lavoro: sapevo che LVIA operava nel mio paese» racconta. Nel 2012, con moglie e figli è dovuto fuggire dalla guerra. LVIA lo ha accolto in Burkina Faso da dove ha mantenuto i contatti con i partner nel paese. «Non ci siamo dati per vinti – continua. – Dopo missioni ricognitive e la liberazione del nord Mali siamo tornati a Gao».. Con l’ong locale Tassaght, l’ong Cisv e il sostegno dell’Ufficio europeo emergenze umanitarie, LVIA sta operando nel nord Mali per riportare l’acqua.

Risposta all’emergenza: riabilitare 45 pozzi distrutti durante il conflitto e portare acqua a 20mila persone. Nel deserto un pozzo d’acqua è la vita. Qui vivono le popolazioni nomadi ed è qui, tra le dune di sabbia, che arrivano gli animatori di LVIA. Giovanni Armando, cooperante torinese e responsabile progetti LVIA testimonia: «Abbiamo riabilitato 45 pozzi di cui stiamo verificando portata e qualità per garantire 15 litri d’acqua al giorno a persona, entro 500 metri dai villaggi». Si lavora anche sulla sensibilizzazione sanitaria: «Animatori LVIA informano su come conservare l’acqua, bollirla e filtrarla. Inoltre, una troupe teatrale si è spostata in piroga lungo il fiume Niger: per eliminare il rischio colera bisogna convincere le persone a non usare l’acqua del fiume, ma non è semplice in mancanza di altre fonti».
Cattura1Una pacificazione lenta e difficile. Con l’acqua, stanno rientrando migliaia di sfollati.
Marco Alban,  torinese e referente LVIA Ovest Africa spiega: «La crisi nel nord è stata sociale e politica oltre che umanitaria. Ricostruire i legami sociali è la sfida per stabilizzare il paese». Ousmane è positivo: «A Gao le persone desiderano la pace, come hanno dimostrato le elezioni. Le popolazioni sedentarie (songhaï) e nomadi (tuareg e arabi), opposte durante la crisi, ricominciano a frequentarsi, anche se ci vorrà tempo per ritrovare il clima sociale vigente prima del conflitto».
“Per approfondimenti: Consorzio Ong Piemontesi, www.ongpiemonte.it, progetto Comunicare in rete per lo sviluppo www.devreporternetwork.eu
www.lvia.it 

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