Settant’anni di attività, a cavallo di due secoli, parrebbero a molti un buon traguardo. Non così per l’Unione Culturale di Torino che chiude una stagione ricca di successi e novità e si avvia verso un 2016 di grandi cambiamenti.
Per avere un quadro più chiaro di che cosa faccia e rappresenti quest’associazione per la nostra città, abbiamo incontrato Enrico Donaggio e Diego Guzzi in carica rispettivamente con il ruolo di Presidente e Vice Presidente dall’aprile del 2014.
E’ possibile fare un bilancio di questi primi 13 mesi di gestione?
“Per rispondere – racconta Enrico Donaggio, docente di Filosofia della storia all’Università di Torino – porterei come esempio anche solo quanto fatto in quest’ultima settimana. Poche sere fa eravamo sul terrazzo di Lombroso 16 per “Letture che liberano”, uno dei momenti della nostra iniziativa “Liberazioni”, fatta di film, teatro, dibattiti, poesia. Si discuteva di Legge Basaglia, c’erano personaggi della psichiatria torinese e una platea composta da medici, studenti, ex malati di mente. Tutti prendevano la parola: dallo schizofrenico al medico, fino a mezzanotte.. Se al successo di questo tipo di iniziative aggiungiamo quello di eventi come il Mundialibro, allora direi che abbiamo centrato uno dei nostri obiettivi: conciliare il vecchio concetto di lavoro culturale politicamente impegnato con eventi di respiro solo apparentemente più ludico, per coinvolgere anche un nuovo tipo di pubblico”.
Si è molto parlato sui giornali del vostro Mundialibro, ci spiegate di cosa si tratta?
“Un progetto sviluppato con Andrea Bajani, nel quale autori e testi vengono affrontati con un approccio giocoso, quello della competizione calcistica: con arbitro, guardalinee e cori da stadio e che ha visto coinvolti numerosi scrittori, da Alessandro Perissinotto a Margherita Oggero, giusto per citarne alcuni. Proprio ieri, nel cortile della Casa del quartiere, si è conclusa la sfida, con la vittoria di Sciascia, “allenato” dallo scrittore catanese Daniele Zito contro Meneghello. A ciascuno il suo è il libro che rappresenterà l’Italia nel campionato europeo del romanzo del Novecento che organizzeremo per la prossima stagione”.
E’ certamente un onere e un onore gestire una realtà che ha una storia lunga e se vogliamo pesante alle spalle.
“Certamente– racconta Diego Guzzi, dottore di ricerca in Studi Politici alle Università di Torino e Amiens – perché l’Unione Culturale è nata esattamente 70 anni fa: l’11 giugno del 1945 quando ci fu la prima riunione alla Casa Editrice Einaudi. Il progetto si connetteva a quando il CLN intendeva creare un “Fronte degli intellettuali” Intorno al tavolo c’erano antifascisti di diverse aree politiche. C’erano Franco Antonicelli, che ne divenne poi presidente, Cesare Pavese, Norberto Bobbio, Ludovico Geymonat, Massimo Mila, Guido Hess, Francesco Menzio, pittore e primo direttore. L’idea era quella di creare una coscienza civica per veicolare ai cittadini torinesi i nuovi valori democratici, continuando pubblicamente un’attività prima clandestina”. “Da quello che abbiamo ricostruito – continua Enrico – l’attività dell’Unione Culturale nasceva dall’utopia di conciliare l’impegno culturale con quello etico e politico di portare la cultura alle masse: come alfabetizzatori o come avanguardia, le due pulsioni che da sempre si intrecciano dentro l’UC”.
Una delle critiche più spesso mossa all’Unione Culturale è quella di essere stata sempre marcatamente “rossa”, cosa ne pensate?
“Fino alla morte di Antonicelli – spiega Diego – è stata prevalentemente di orientamento social-liberale, soltanto nella seconda parte della sua storia si è avvicinata molto al PCI”
L’Unione Culturale, a detta di molti, è stata alla fine del secolo scorso uno dei luoghi più importanti della vita culturale della nostra città, voi ne avete ritrovato traccia?
“Non solo non c’è grande intellettuale italiano che non sia passato da Palazzo Carignano, ma negli archivi abbiamo trovato traccia di scambi con Michel Foucault, Roland Barthes e altri mostri sacri del Novecento. Si ricorda sempre – continua Donaggio – che negli spazi di via Cesare Battisti ha debuttato Carmelo Bene, sono nati i Cantastorie, il Jazz Club e il Movie Club; si può aggiungere che l’Unione Culturale ha tenuto in mano le redini dell’avanguardia culturale finché Torino è stata una città industriale. Poi, forse, non ha più saputo tenere il passo con i tempi e le cose sono andate al ribasso”
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Quando avete preso in mano le redini dell’UC quali erano i vostri obiettivi?
La scommessa era doppia. Innanzi tutto quella che riteniamo vinta: organizzare appuntamenti in cui il pubblico non sia soltanto spettatore. In una città come Torino ci troviamo in una situazione paradossale: l’enorme offerta di cultura è spaccata in due. Da una parte ci sono i grandi eventi, alcuni anche di qualità: Biennale Democrazia, Salone del Libro, Festival Jazz, tutti calati dall’alto, con budget importanti, a cui il pubblico partecipa come consumatore. Dall’altra ci sono mille iniziative di nicchia. L’Unione culturale vorrebbe collocarsi in un territorio di mezzo rimasto scoperto. La nostra offerta va dal cinema, al teatro, ai dibattiti etc… E il successo di pubblico ci persuade del fatto che abbiamo intercettato un’esigenza e. La seconda scommessa, che invece non abbiamo ancora vinto, è quella di coinvolgere sempre di più il pubblico a farsi promotore e organizzatore di iniziative.
Cosa succederà il prossimo anno?
Anzitutto ci trasferiremo al Polo del ‘900 – racconta Diego – un luogo in cui ci auguriamo di attivare nuove sinergie con le realtà culturali e i diversi istituti. Tutti quanti metteranno insieme i propri archivi e lo spazio sarà bellissimo. Il Polo del ‘900 ha il grande vantaggio di avere un’ambizione culturale, non ancora definita, certo; ma di fronte alla mancata progettualità culturale degli enti pubblici, la Compagnia di San Paolo ha deciso di offrire una prospettiva futura.
Come festeggerete i vostri primi 70 anni?
“Con la prima Lezione Antonicelli – continua Diego Guzzi – un’iniziativa che entra appieno all’interno del progetto “Polo del ‘900”. Vorremmo infatti che diventasse una ricorrenza fissa del panorama culturale cittadino e restituisse la meritata centralità a Franco Antonicelli, un intellettuale novecentesco versatile, un fuoriclasse lungimirante e più contemporaneo di molti altri, ma spesso – o forse proprio per questo – dimenticato. Per la Lezione, che coincide appunto con il settantesimo anniversario della fondazione dell’UC, abbiamo invitato Enzo Traverso, che insegna alla Cornell University, ed è tra i più importanti storici della cultura e degli intellettuali del Novecento.

Franco Antonicelli

Quali appuntamenti tenete in serbo per l’estate?
Un serata dal titolo “Si fa presto a dire movida”, per discutere seriamente di un fenomeno che sta cambiando il volto di Torino. Due appuntamenti dedicati al tema chiave del “Polo del ‘900”, Liberazioni: un ciclo di incontri sull’emancipazione sessuale nel XX secolo e, il 23 luglio, In montagna!, una serata su alpinismo, resistenza e liberazioni. La mattina dopo si parte tutti quanti per fare il giro del Monviso: camminare, arrampicare, discutere di libri leggeri come piume e potenti come roccia. E un po’ di sano riposo!
L’obiettivo per il prossimo anno?
Spingersi ancora un po’ più in là: dopo il Monviso c’è il Monte Bianco ….

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