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L’indiscutibile grazia del suono prodotto dal legno curvato e antico di un liuto colmerà la sala Mozart di Palazzo Barolo in occasione del concerto “Viva fui in silvis” la voce del liuto previsto per sabato 1 febbraio alle ore 21, quinto concerto delle Regie Sinfonie, dedicate alla musica antica e barocca, organizzate dai Musici di Santa Pelagia.
Protagonista della serata sarà il celebre liutista Francesco Romano, docente presso il Conservatorio di Firenze e continuista di fama internazionale.
Consultato sul suo strumento, Romano traccia un quadro storico molto interessante.
Oggi non molti sanno cosa sia un liuto, eppure questo strumento, anzi questa famiglia di strumenti, erano tra i più diffusi nella pratica musicale  europea del rinascimento e barocco. Essi giunsero in Europa probabilmente con la penetrazione araba nella Spagna e di lì si diffusero rapidamente nel continente assumendo dimensioni, accordature e repertori molto differenziati tra loro. 
Il repertorio solistico del liuto è vastissimo, le biblioteche europee sono ricolme di composizioni per questo strumento, inoltre esso fu largamente usato con la funzione di realizzare il cosiddetto “basso continuo”, cioè la base “armonica” sulla quale sono costruite le opere strumentali e vocali del barocco.
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Come è arrivato ad appassionarsi proprio al liuto?
Come molti liutisti della mia generazione sono arrivato a questo strumento attraverso lo studio della chitarra ed avendo avuto sempre un forte interesse verso la musica rinascimentale e barocca decisi ad un certo punto di dedicarmi ad essa non attraverso le trascrizioni  ma utilizzando direttamente gli strumenti per i quali essa fu composta, appunto liuti, arciliuti, liuti barocchi, tiorbe…
Oggi alcuni conservatori italiani hanno al loro interno una cattedra di liuto offrendo la possibilità di studio ai giovani interessati a questi meravigliosi strumenti.

Che tipo di strumento ha previsto per il programma del concerto?
Lo strumento che utilizzerò la sera del concerto è un liuto barocco tedesco a tredici corde doppie. Esso fu l’ultimo rappresentante nell’evoluzione dello strumento prima della sua definitiva scomparsa dalla scena musicale europea che avvenne intorno alla fine del XVIII secolo.
 Il repertorio del concerto si focalizza in parte sulla figura di Silvius Leopold Weiss, il più grande compositore liutista del suo tempo, celebratissimo virtuoso alla corte di Dresda, che conobbe Scarlatti, Corelli, Bach… e che ci ha lasciato una grandissima quantità di opere manoscritte. 
L’altro tema del concerto è la musica francese per questo strumento, attraverso le composizioni di Ennemond e Denis Gautier (rispettivamente zio e nipote di una famiglia di musicisti), e di Jacques de Gallot, allievo di Denis. Nel programma è incluso il primo “tombeau” (composizione celebrativa della morte di personaggi illustri) che si conosca, quello scritto da Ennemond Gautier in occasione della morte del suo maestro Renè Mezengeau.

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