Per gli appassionati di auto e di design, Giorgetto Giugiaro è un punto di riferimento: ideatore di alcune delle più belle vetture mai prodotte, geniale nelle sue soluzioni e con un talento riconosciuto in tutto il mondo.

La Panda di Giugiaro

Giorgetto Giugiaro

Non si può far altro che rimanere rapiti ad ascoltare i suoi racconti. In questa occasione abbiamo ripercorso con lui come è nata l’idea e il progetto della Fiat Panda, fino alla sua presentazione nel febbraio del 1980.

In che anno le viene affidato il progetto dalla Fiat per una nuova utilitaria?

Nell’estate del 1976, Carlo De Benedetti, l’allora amministratore delegato della Fiat, mi disse che avrei dovuto creare una vettura utilitaria, innovativa e “alla francese”. Sia per me e sia per Aldo Mantovani, mio socio nella Italdesign, fu un grande onore essere interpellati per un progetto così ambizioso e l’idea ci rese subito entusiasti. Però, essendo la fine di luglio, io avevo già programmato di partire per la Sardegna e dissi a De Benedetti che prima di settembre non sarei riuscito a dedicarmi.

La Panda di Giugiaro

La Panda di Giugiaro

De Benedetti, molto serenamente, mi disse che l’idea e il disegno della vettura, doveva essere pronto per la fine di agosto e che anche lui era in vacanza in Sardegna e mi avrebbe aspettato dopo ferragosto per fargli vedere i primi bozzetti. Io rimasi stupito, ma misi in valigia il necessario per disegnare, partii per il mare, sapendo che mi aspettavano delle ferie di lavoro. Così disegnai e mi confrontai quotidianamente con Mantovani che era invece in montagna, per riuscire a dare il meglio e, per il 15 di agosto avevo i disegni pronti.

A quel punto cercai di rintracciare De Benedetti, ma mi dissero che non era più in Sardegna e non mi fu più possibile parlargli in alcun modo. Tornato a Torino, intorno alla fine del mese, lessi sui giornali che aveva lasciato la carica di amministratore delegato. Chiamai Mantovani preoccupato per la sorte del nostro lavoro, con il timore di aver perso tempo, ma di lì a pochi giorni ricevetti una telefonata da Nicola Tuffarelli, che mi disse che sapeva di tutto il progetto e di andare avanti.

Quali furono i concetti da cui si partì per realizzare il progetto? E quali soluzioni lei avrebbe introdotto sulla vettura che poi non sono state realizzate in serie?

Devo dire che la Fiat in questo caso non ci diede dei limiti troppo rigidi e io ebbi la possibilità di sviluppare una vettura partendo da un punto di vista diverso, molto più legato all’architettura che non all’ingegneria, osando maggiormente. L’unico limite iniziale era l’ingombro del propulsore, che era il bicilindrico di 650 cm³ montato sulla Fiat 126.

La Panda di Giugiaro

In realtà, per il design esterno non mi misi a studiare chissà quali linee particolari, anzi, come dico sempre io scherzando, ho messo quattro ruote ad un frigorifero ed è nata la Panda! Ironia a parte, cercai davvero di rendere le linee della vettura ben raccordate e, soprattutto, proporzionate.

In particolare studiai la soluzione dei vetri piatti, che erano economici da produrre, e non richiedevano lavorazioni particolari. Giunsi ad una forma esterna gradevole e particolare, che avrebbe reso la carrozzeria robusta e facile da riparare in caso di piccoli urti.

Per ciò che riguarda l’interno invece  usai più un approccio da architetto, ispirandomi alle sedie come la chaise-longue che ha una struttura tubolare, per disegnare i sedili e, usando questa configurazione “a tubi” per l’intero abitacolo.

Nella mia idea il sedile anteriore doveva essere più spartano di come poi è stato per la produzione in serie, mentre hanno mantenuto la “culla” per il sedile posteriore e per il grande vano portaoggetti anteriore. Per risparmiare peso anche il vetro discendente era stato inizialmente concepito da me con una semplice rotella che scorreva in una guida su e giù, ma poi si preferì optare per la classica manovella alzavetro.

Quando oggi riguarda la Panda, dopo tanti anni di esperienza, specialmente nella sua prima serie, trova qualche errore o la considera ancora un oggetto ben riuscito sotto tutti i punti di vista?

Credo che la Panda, nonostante fosse una vettura estremamente semplice e sicuramente meno blasonata di tante altre che ho disegnato dopo, sia ancora oggi un buon esempio di utilitaria, con un unico difetto: è stata una vettura pensata con un approccio forse troppo da architetti che non da puristi del design. Inizialmente, infatti, nonostante molte soluzioni fossero all’avanguardia, soprattutto per gli interni, non venne compresa a fondo risultando troppo essenziale e spartana, soprattutto in Italia.

Personalmente, penso che la Panda diventerà la 500 dei tempi moderni, molti infatti ne stanno comprendendo la valenza e l’importanza storica, iniziando a collezionarla. Secondo lei, un giorno anche la Panda verrà esposta al MoMa?

Difficile da dire, ma nulla è impossibile, in fondo la Panda, soprattutto nella sua prima serie è una vettura che ha un forte legame con l’architettura e non sfigurerebbe certo a fianco di molti altri oggetti che hanno fatto la storia del design.

Matteo Comoglio

 

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