Uscito da pochissimo, il romanzo Gli attimi in cui Dio è musica di Paola Ferrero – nostra collaboratrice fissa della rubrica Pagine Svelate – narra di una giovane aspirante ballerina e della sua vita dal doppio binario, vissuta tra Torino e la provincia in un pendolarismo tra sogni e realtà.
Ne parliamo con l’autrice.
La protagonista, il cui nome non viene mai citato, parla in prima persona e al presente descrivendo i fatti con un linguaggio asciutto e veloce. Perché hai deciso di usare questo stile, simile al memoir, per raccontare la sua storia?
Quando ho iniziato a scrivere non avevo in mente un romanzo. Era più un esercizio descrittivo a partire da una frase scritta quasi senza pensarci; quel “Prima di azionare la maniglia …” poteva portarmi ovunque, invece mi ha ricordato di quando abitavo fuori Torino anche io e ho continuato a scrivere. Il linguaggio asciutto e veloce è quello tipico dell’adolescente. Frasi brevi, salti di argomento frequenti, ragionamenti semplici. In realtà, più che un memoir, è come se fosse un album fotografico. 
Quindi, come la protagonista e la sua famiglia tu vivi fuori Torino. E sappiamo che la danza è una delle tue passioni. Viene da chiedersi quanto ci sia di autobiografico.
Credo che in tutto ciò che scrivo ci sia qualcosa di profondamente mio. Non necessariamente autobiografico, però, anche se questo mio romanzo è forse il più personale di quelli scritti finora. Ho attinto a ricordi, a sensazioni, a quella che era l’atmosfera dell’epoca. Almeno tra le persone che frequentavo. Diciamo che mi sono ispirata, più che altro, a ciò che vedevo intorno a me.
La cosa che resta impressa è la dedizione totale della protagonista al suo sogno, il fatto che lo viva quasi con un senso di religiosità.
La protagonista vive la danza proprio in quel modo. Come fosse l’unica cosa importante. È una reazione al senso di vuoto che la vita “reale” le trasmette. L’abbandono, i debiti, la mancanza di speranza in un futuro migliore … tutto potrebbe distruggerla e lei si attacca a quel sogno con tutte le sue forze. Ed è quello che in fondo la può salvare. Nonostante tutto.
Il mondo della protagonista è anche composto da amicizie di vario genere, non parla mai d’amore, però.
A quell’età gli amici sono fondamentali e le cotte sono all’ordine del giorno. C’è un problema, però: per i suoi sogni un “amore” sarebbe solo un impedimento, mentre lei davvero vorrebbe vivere solo per la musica e quello che prova in scena. Ma non solo, con una famiglia così disastrata come potrebbe avere delle relazioni sane con l’altro sesso?
Al di là dell’apparente leggerezza, mi sembra che ci sia un’inquietudine di fondo che si placa solo nei momenti in cui la protagonista danza. 
Credo che l’adolescenza sia un periodo a rischio il più delle volte. Avere un sogno, un progetto, che ti tiene lontano dai guai è essere fortunati. Amicizie sbagliate, famiglia assente, qualsiasi cosa succeda in quegli anni può far perdere il controllo. Io ringrazio spesso le persone che mi hanno insegnato a faticare per ottenere risultati e che giorno dopo giorno mi hanno insegnato a vivere, mi hanno fatta crescere. Il motivo per cui ho scritto questo romanzo è anche per ricordare quanto ho imparato in quegli anni.
 Ho letto che parteciperai al IoScrittore con un altro romanzo, con questo lo hai fatto?
No, questo romanzo è stato al Premio Calvino ma non è passato. Io so che non è un romanzo commerciale, è una storia che sembra lenta, invece racconta tante sfumature diverse. Non era adatto al torneo. Ci ho messo cinque anni per vedermelo pubblicare così com’era, senza che qualcuno mi dicesse di stravolgere il tutto. In questi cinque anni ho lavorato a diversi progetti, tra cui il romanzo che va a IoScrittore e altri due che sono da terminare entrambi. Ho poi lavorato alla seconda raccolta di poesie. E a qualche racconto. Insomma, non lascio mai in pace la tastiera.
Un quadro interessante di un argomento inedito su concorsi e editori. Per il libro Gli attimi in cui Dio è musicalasciamo la ‘scoperta’ ai lettori.

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