Presumo sia a causa della mia usurpazione del ruolo di “esperto” della comunicazione che mi venne giorni fa, prima del voto comunale, richiesto un parere sulle campagne dei due principali candidati torinesi: Lo Russo e Damilano. Come si dice, a bocce ferme, tento un giudizio.

La prima considerazione è una domanda: che voce hanno i due? Non lo so, mai sentita. O forse sì, un po’. Mi pare di ricordare riflessiva, non certo arringatrice, quella di Damilano, e assertiva con venature di modestia quella di Lorusso.

Cosa voglio dire con questo? Che mancano locali e credibili media radio e tv per far conoscere parole e movenze, insomma lo stile dei due competitori. Io che pure ho votato non vado alle riunioni private e tantomeno ai comizi semideserti. Anche della ormai ex Sindaca Chiara Appendino, la voce e i modi ci divennero noti quando assunse la carica divenendo figura pubblica, non prima. Si potrebbe obiettare che Rai 3 regionale dedica servizi e brevi interviste ai candidati.

È vero ma occorre ammettere che con tutto il rispetto dovuto al servizio pubblico non è davvero molto sexy un passaggio spesso con la voce del commentatore sovrapposta e non con quella del candidato oppure con un tempo così misurato che la dichiarazione viene sparata velocissima. I manifesti, ah sì. Un media che si potrebbe dire del passato rivive il suo quarto d’ora di celebrità in occasione delle campagne elettorali locali, e se la voce e le manifestazioni verbali del pensiero del soggetto rimarranno misteriose non così sarà per il suo ritratto in piano americano.

Ed ecco qui un nuovo punctum dolens: i ritratti dei candidati vanno spesso dal penoso al grottesco e non credo che vi sia bisogno di dimostrazioni tanto sono sotto gli occhi di tutti. Sembra impossibile nell’era dell’immagine e con tutti gli esempi che provengono dalle campagne elettorali americane, britanniche, francesi, tedesche, spagnole e perfino russe non si sia ancora compresa l’importanza assoluta di una immagine che sia al tempo veritiera, parlante, sintetica, memorizzabile.

Il parere dell'esperto.

Paolo Damilano

E i nostri competitor come si sono regolati?

Damilano che ha una indubbia bella presenza e un intuibile eleganza di stile ha scelto di incarnarsi in un’immagine tormentata, accompagnata da uno slogan ansiogeno come “C’è da fare”. E lo sappiamo che c’è da fare…la vera domanda sarebbe “Cosa?”. Anche l’abbigliamento vagamente marittimo non dovrebbe aver giovato; fa venire in mente un mare “Forza 9”.

Lo Russo, dall’aspetto solido e vagamente taurino, ha invece fornito un’immagine di serenità e consapevolezza senza fronzoli sottolineata da un abbigliamento sobrio ai confini dell’anodino. La grafica dei messaggi di Lo Russo, nel solco di una tradizione della gauche italiana, si è presentata non fantasiosa ma rigorosa e ben riconoscibile, quella di Da Milano francamente non mi è parsa d’avanguardia.

Il parere dell'esperto.

Stefano Lo Russo

Cosa ha funzionato al di là dei differenti insediamenti dei candidati nel bacino elettorale torinese?

Gli incontri, le strette di mano, le due parole scambiate, l’accessibilità umana e in questo il mio parere è che Lo Russo si sia sbattuto di più. Questa degli incontri con gruppi organizzati o per strada è forse il media più incisivo e totalmente gratuito benché il più dispendioso di energie fisiche.

Piccola parentesi personale: anni fa, molti ormai Valerio Zanone si candidò a Sindaco di Torino e mi chiese di fargli la campagna elettorale. Valerio era un uomo colto, per meglio dire un galantuomo antico, era anche caldo e simpatico nel rapporto personale ma aveva una maschera churcilliana, da mastino che non corrispondeva proprio al suo animo. Gli dissi: così non avrai che i voti liberali, prendi invece il tram, stringi mani, parla, fai battute, vai a Porta Palazzo, dove puoi dì qualcosa in torinese. Fai scoprire insomma il tuo lato umano.

Ci volle un po’ a convincerlo ma poi lo fece, lo fece così bene che fu eletto e mi riconobbe la giustezza del suggerimento. Come consolazione il candidato Damilano può ritenersi davvero il primo vero candidato di centrodestra che a Torino sia riuscito a contendere il risultato dal 1946 ad oggi. Non è poco ma Lo Russo evidentemente, partendo poi da semisconosciuto e in grande ritardo, ha saputo essere più efficace.

Vedremo ora se sarà anche un Sindaco da ricordare. Io gli farei gli auguri.

Silvio Saffirio