Torna nelle sale della Galleria RoccaTre il fascino enigmatico di Mario Surbone, nato nel 1932 a Treville Monferrato, vive e lavora a Torino. L’inaugurazione è prevista per sabato 5 novembre alle ore 18.
Nella sua precedente mostra personale alla Galleria RoccaTre, Mario Surbone aveva presentato un’antologica che metteva a confronto da un lato esempi notevoli della sua ricerca degli anni ‘60/’70 (dalle esperienze informali a quelle astratte monocrome con superfici incise) e dall’altro il ciclo più recente di opere degli anni 2000, le cui forme concretamente sagomate sono animate da una articolata dialettica fra elementi geometrici e organici, e da raffinati interventi cromatici. Un’esposizione che dava un’indicazione complessiva degli aspetti più significativi della visione poetica dell’artista.

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Inciso

In questa occasione, invece, l’attenzione è concentrata tutta sugli Incisi, e cioè sul lungo ciclo di lavori che inizia nel 1968 e si sviluppa nel decennio successivo, con variazioni e evoluzioni sempre coerenti a una fondamentale concezione di fondo che arriva a un punto di essenzialità e tensione plastica quasi minimalista.
In questa fase cruciale l’artista interviene strutturalmente sul piano della ridefinizione e reinvenzione dello spazio fisico della rappresentazione pittorica attraverso il superamento dei confini classici della bidimensionalità. Surbone mette in gioco il vuoto all’interno del quadro ritagliando forme in positivo o negativo, e tagliando la superficie con fenditure geometriche e con precise incisioni di articolata ritmicità. Emergono così, sui supporti di cartone o di metallo rigorosamente monocromatici (bianchi, blu, gialli , rossi), ben studiate combinazioni di tagli che danno vita a configurazioni con andamenti ortogonali, diagonali, a zig-zag, a croce, o con modulazioni sequenziali.
Nel catalogo della recente importante mostra di questi lavori dell’artista al Palazzo delle Stelline di Milano, la curatrice Elena Pontiggia ha scritto: “Surbone appartiene a quella famiglia di artisti che muovendo autonomamente dalla lezione di Lucio Fontana,e poi dal gruppo Azimuth, hanno lavorato non sulla tela ma con la tela (nel suo caso: non sulla superficie ma con la superficie)”.
Il riferimento ai tagli di Fontana è d’obbligo, ed è giusto anche indicare un collegamento con le superfici estroflesse/introflesse di Castellani, e poi di Bonalumi e di Scheggi, ma non bisogna dimenticare certe relative tangenze con l’area delle ricerche neo-costruttive e programmate (che anche a Torino aveva esponenti significativi come Mosso, Nuzzolese, Sesia, Nelva, Rotta Loria, e per certi aspetti anche De Alexandris).

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Triangolo equilatero

In ogni caso bisogna sottolineare soprattutto il fatto che Mario Surbone resta un pittore che ama strutturare con razionalità geometrica le sue composizioni ma che mantiene sempre una particolare imprevedibile inventività nell’utilizzare elementi come la tensione dei segni, le variazioni fra luci e ombre, fra pieni e vuoti, e nel far vibrare l’energia cromatica do superficie.
Testo di Francesco Poli
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