NOF 4 – Io sono un astronautico ingegnere minerario nel sistema mentale.

Si può visitare, fino al 9 maggio al Caffè Basaglia di via Mantova 34, la mostra fotografica NOF4. Dove Mauro Alessandria ha esplorato alcuni ex ospedali psichiatrici in stato di abbandono a Racconigi, Parma, Volterra.
Le immagini documentano no la rovina di strutture pregevoli dal punto di vista architettonico, e le tante tracce di chi vi è passato più recentemente, per devastare, saccheggiare, o per lasciare un contributo artistico: sui muri sono apparsi disegni e scritte che commentano in modo pertinente la storia dei luoghi.
 Questi elementi basterebbero a rendere il materiale interessante, ma ciò che colpisce in queste fotografie è che l’autore, con l’uso del bianco e nero e lasciando intravedere qualche rara figura umana, riesce a rendere il passato per mezzo del presente. Guardiamo lo stato attuale del manicomio e ci sembra di vederlo com’era in attività. Vediamo infermieri e pazienti: non sono inquadrati, ma sono dietro ogni angolo. O almeno ci aspettiamo di incontrare da un momento all’altro i loro fantasmi.

Mauro Alessandria un fantasma in particolare l’ha trovato a Volterra: Nannetti Oreste Fernando NOF 4, con il suo primo ricovero in tenera età, è l’esempio di come si potesse finire in manicomio perché figlio di padre sconosciuto oppure per mancanza di mezzi di sussistenza, o per essere sgraditi alla propria famiglia: si veda il caso del poeta Dino Campana narrato con passione da Sebastiano Vassalli in La Notte della Cometa.
Una foto ritrae impietosamente il dissolvimento dell’esteso graffito che NOF 4 ha inciso con la fibbia della cintura sui muri dell’ospedale, già riconosciuto in passato come uno dei capolavori dell’art brut. Ma non si dissolve facilmente il fantasma, che continua ad affascinare coloro che l’incontrano: così all’inaugurazione della mostra abbiamo potuto assistere anche ad uno spettacolo teatrale, che ci auguriamo venga riproposto in futuro, in cui Marinella Ferrero e Lucia Cervo hanno riunito, con bravura e intensità, alcuni testi di questo personaggio, tratti da lettere alla famiglia (che non venivano spedite), “tradotti” dal graffito, o riportati da un infermiere, che non stupisce si annotasse frasi come “Amo il mio essere materiale come me stesso“.
Edmondo Tedesco

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