Rinascimento è il titolo della visionaria mostra personale di Adrián Villar Rojas, che la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta per la prima volta in Italia. L’artista, nato in Argentina nel 1980, si è affermato a livello internazionale con un linguaggio di forte impatto visivo e sensoriale, volto a esplorare l’essenza narrativa della scultura contemporanea. Le sue opere, di scala monumentale, rimandano alla storia dell’arte, al cinema, alla fantascienza, alla musica, e si caratterizzano per una forte componente installativa, capace di trasformare profondamente lo spazio in cui vengono inserite.
Questa volta gli interni minimali della Fondazione Sandretto fanno da sfondo ad uno scenario post-apocalittico, composto da un centinaio di rocce e oggetti di uso comune, un universo alternativo, che lo spettatore è invitato ad attraversare catapultato in un’esperienza ‘filmica’. Proprio come fotogrammi cinematografici, le opere di Villar Rojas sono oggetti carichi di tempo, dispositivi che lo raccontano per immagini, dai reperti preistorici ai paesaggi più avveniristici, e lo registrano nella fisicità della materia, in un processo costante di evoluzione e decadimento.

Villar Rojas giunge a Torino reduce dal successo mediatico della Biennale di Istanbul, dove ha presentato enormi sculture di animali fatte di una miscela di argilla cruda e cemento, che sembrano sorgere, come per magia, dalle acque del mar di Marmara. Dalla Turchia ha trasportato tonnellate di massi e materiale organico fossilizzato da inserire nelle sue nature morte. Animali, piante, minerali e reperti di un mondo oggettuale prodotto dall’uomo si compongono in un universo dalle sembianze distopiche, carico di tutta la memoria del mondo, che in una dimensione più personale e biografica si lega al carattere nomadico dell’operare dell’artista: ogni intervento porta con sé traccia di quello che lo ha preceduto o si sviluppa dalle suggestioni che ogni luogo gli ha ispirato. 

In parallelo alla Biennale di Istanbul, in settembre, si inaugurava anche la mostra personale dell’artista, Two Suns, presso la prestigiosa galleria newyorkese Marian Goodman dove Villar Rojas rende omaggio al David di Michelangelo, icona del Rinascimento, riproducendone il corpo, più grande del vero, coricato su un fianco, addormentato e vulnerabile. Anche da questo intervento si coglie la visione apocalittica di Villar Rojas, derivata da un senso del tempo che sovrasta quello dell’uomo: la sua concezione artistica prevede un tempo geologico che assimila tutto nella propria logica, che rivendica una supremazia della Storia sulla dimensione umana. La presenza-assenza dell’uomo si intuisce dai pochi indumenti abbandonati a piccoli mucchi qua e là nello spazio espositivo della Fondazione. Lo scorrere del tempo è un’ossessione centrale nel lavoro dell’artista, che cerca di dare forma tangibile ai processi di mutamento, decadimento e rinascita cui è destinata ogni forma di vita.
Le opere di Villar Rojas sono realizzate grazie al supporto tecnico di un’equipe specializzata che segue l’artista nei suoi spostamenti per la realizzazione in situ di opere e progetti: egli ha così ruolo di regista che dirige la sua ‘compagnia teatrale itinerante’ in una dimensione processuale e narrativa che caratterizza tutta la sua produzione.
“Rinascimento – come sostiene la curatrice della mostra Irene Calderoni – nasce come omaggio alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che quest’anno festeggia 20 anni di vita”: è un modo per significare ed augurare nuove e migliori sfide per il futuro. Una sfida vinta è anche quella che ha previsto per il secondo anno consecutivo la collaborazione tra il Torino Film Festival e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, attenta alla contaminazione tra le diverse discipline artistiche.
Quest’anno, all’interno della 33° edizione del TFF appena concluso, è nata la sezione ONDE – ARTRUM, curata dalla Fondazione, in collaborazione con Anna Lena Films, con una selezione di cortometraggi realizzati da artisti contemporanei affermati a livello mondiale: Cutaways di Agnieszka Kurant, Human Mask di Pierre Huyghe, Pulheim Jam Session di Joanna Billing, Theran-Geles di Arash Nassiri, Choque di Sophia Al Maria, Servitudes – Film 7 di Jesper Just.
Il sodalizio tra le due istituzioni è rafforzata dal fatto che tra i riconoscimenti della 33° edizione del TFF, il secondo premio del concorso lungometraggi si intitola “Premio Speciale della Giuria-Fondazione Sandretto Re Rebaudengo”.
Una circostanza singolare vuole che – come  ha sottolineato con piacere la stessa Patrizia Sandretto Re Rebaudengo in occasione della cerimonia di premiazione della rassegna – il premio quest’anno sia andato a LA PATOTA di Santiago Mitre (Argentina/Brasile/Francia, 2015), giovane regista argentino classe 1980, coetaneo e conterraneo di Adrián Villar Rojas, oggi entrambi celebrati a Torino.

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