Buone pratiche di fruizione e comunicazione dell’arte a Torino.

Sensibilizzare e promuovere una nuova cultura dell’accessibilità è stato l’obiettivo del convegno Sensi e Parole per comprendere l’Arte, nell’ambito del progetto Making Sense, con il sostegno dell’UICI – Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Torino e della Regione Piemonte e ospitato al Teatro Gobetti di Torino, il 25 e 26 maggio scorsi.

Convegno Sensi e Parole per comprendere l’Arte

Numerosi gli enti coinvolti nel progetto tra associazioni e centri di ricerca per la disabilità visiva (Tactile Vision Onlus, Irifor Onlus, UICI), Istituzioni e Musei d’Arte (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Pav – Parco d’Arte Vivente, Museo Nazionale del Cinema, Palazzo Madama – Museo d’Arte Antica di Torino, GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, Reggia di Venaria, Museo Tattile Statale di Ancona), la Città di Torino con la Direzione Politiche Sociali e Rapporti con le Aziende Sanitarie e il Politecnico di Torino con il Turin Accessibility Lab del Dipartimento di Architettura e Design.
Making Sense è una piattaforma laboratoriale in progress sul territorio torinese, che dal 2013 conduce una ricerca sui sensi e le parole nella fruizione dell’opera d’arte, ponendosi come finalità la comunicazione efficace di contenuti artistici, innanzitutto nei confronti dei disabili visivi, ma rivolta a tutti, attraverso i principi del design for all.
I soggetti che compongono il team di Making Sense sono Annamaria Cilento (Dipartimento Educativo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo), Orietta Brombin (Attività Educative e Formative del PAV – Parco d’Arte Vivente), Cristina Azzolino e Angela Lacirignola (Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino), Tea Taramino (Direzione Politiche Sociali e Rapporti con le Aziende Sanitarie, Servizio Disabili, Città di Torino), Rocco Rolli (Tactile Vision Onlus) e Francesco Fratta (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Torino). Insieme, nel 2011, hanno già concorso alla stesura del Manifesto della cultura accessibile a tutti: “[…] E’ indispensabile leggere, sotto l’ottica dell’accessibilità, della fruibilità e della piacevolezza, tutti gli anelli connessi all’esperienza culturale qualunque essa sia, in modo da formare la catena dell’accessibilità, che deve consentire a chiunque di vivere un’esperienza culturale in modo appagante, soddisfacente, piacevole in condizioni di autonomia, comfort e sicurezza […]

Visita guidata LIS, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Ed è proprio con questi presupposti che si è aperto il convegno Sensi e Parole per comprendere l’Arte: è stata davvero un’occasione di scambio e confronto sulle buone pratiche dell’accessibilità alla cultura, attraverso la sperimentazione e i risultati ottenuti dalle diverse realtà museali sul territorio, dagli studi sulla comunicazione, in campo linguistico e dal mondo della disabilità. L’idea di progetto è stata quella di contribuire ad una ricerca accurata, e il più possibile corale, su quali siano le strategie più adatte per una fruizione universale di ogni forma d’arte.
Tra gli altri, Annamaria Cilento, responsabile del Dipartimento Educativo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha citato il workshop Comunicare la pittura, del 13 aprile 2013, in relazione alla mostra dell’artista tedesco Gerhard Richter, Edizioni 1965-2012 dalla Collezione Olbricht, in corso in quel periodo negli spazi della Fondazione, sottolineando la partecipazione al laboratorio di soggetti vedenti e non, per favorire un confronto di tipo relazionale. Le attività includevano una sperimentazione teorica accanto alle opere, seguita da un’esperienza di pittura tattile.
Orietta Brombin, responsabile delle Attività Educative del PAV – Parco d’Arte Vivente ha introdotto all’esperienza percettiva, didattica e laboratoriale, soprattutto in relazione alla video art, attuata cercando di coinvolgere il pubblico (vedente e non) nelle gestualità e nei movimenti realizzati dagli stessi artisti performativi per attivare un processo “osmotico” tra artista, opera e fruitore.
Tea Taramino, ideatrice e curatrice di Arte Plurale, progetto di arte relazionale condotto nell’ambito della Direzione Politiche Sociali e Rapporti con le Aziende Sanitarie, Servizio Disabili della Città di Torino, ha raccontato i risultati del suo percorso professionale iniziato nel 1982 con il Laboratorio la Galleria.
La Galleria si dedica alla valorizzazione dell’espressività delle persone con disabilità psichica e intellettiva, ne custodisce le opere e organizza workshop ed eventi culturali in collaborazione con enti pubblici e privati e dipartimenti educativi museali sul territorio. Negli anni Tea Taramino è stata curatrice e custode della collezione d’Arte Irregolare, frutto di un lavoro appassionato e continuativo, di raccolta e tutela dei manufatti realizzati dai soggetti coinvolti. La collezione è oggi inserita nel progetto regionale di valorizzazione di Arte Irregolare, Mai Visti e Altre Storie, a cura delle storiche dell’arte Beatrice Zanelli e Annalisa Pellino di Arteco.
Flavia Barbaro, responsabile del Dipartimento Educazione della GAM di Torino e Giorgia Rochas, referente, nella stessa sede, delle attività per persone disabili e famiglie, hanno presentato il progetto Solidisegni per tutti.

Laboratorio Solidisegni, GAM, Torino

Il 13 dicembre 2014, in occasione della mostra Felice Casorati. Il pensiero assorto, il Dipartimento Educazione GAM, in collaborazione con UICI, Tactile Vision Onlus e Primo Liceo Artistico di Torino ha preparato un percorso didattico interessante coinvolgendo un gruppo di 65 persone vedenti e non. Tutti i partecipanti hanno interagito tra loro e con le opere attraverso dispositivi realizzati ad hoc dagli studenti del liceo – 30 tavole tattili modulabili e scomponibili e una riproduzione della scultura Ada di Casorati – che permettessero una percezione aumentata. Per questo percorso multisensoriale Tactile Vision ha prodotto 20 disegni a rilievo e 3 schede audio, mentre l’UICI ha tradotto in braille la biografia dell’artista e 3 schede realizzate dal Dipartimento Educazione GAM. Il progetto Solidisegni è stato un momento di confronto importante e costruttivo in cui il Dipartimento Educazione GAM ha potuto attivare nuove collaborazioni – come quella con l’Istituto Sordi di Torino – per promuovere l’accessibilità, la comunicazione e l’inclusione sociale, temi inseriti quotidianamente nella progettualità didattica museale.

Anche Brunella Manzardo, referente Accessibilità del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea ha portato al convegno la testimonianza della realtà museale in cui lavora, come eccellenza nel campo delle politiche di accessibilità della cultura.
Dalla collaborazione con l’Istituto Sordi di Torino e l’Ente Nazionale Sordi è nata nel 2007 al Castello di Rivoli, la prima sperimentazione in Italia dedicata all’incontro tra il mondo della sordità e l’arte contemporanea: a conclusione del percorso è stato pubblicato il primo Dizionario di arte contemporanea in LIS al mondo (Umberto Allemandi & C.). Inoltre il Castello di Rivoli è stato il primo Museo di Arte Contemporanea ad affidare la conduzione di attività divulgative a professionisti sordi, in seguito ad un percorso di formazione ad opera del Dipartimento Educazione. La formazione di guide museali sorde è una pratica essenziale per l’inclusione di soggetti con disabilità nell’attività museale.

Percorso tattile_Castello di Rivoli

Percorso tattile, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Si è poi consolidata anche la collaborazione con l’UICI per percorsi museali multisensoriali per vedenti e non: in particolare il Professor Francesco Fratta, non vedente e membro direzionale dell’UICI Nazionale, conduce visite guidate al museo, proponendo ai vedenti (che se lo desiderano possono essere bendati) il suo speciale approccio di avvicinamento all’arte attraverso sensorialità alternative alla vista.
Tra i progetti di inclusione culturale e sociale attivati dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli vi è anche Abi-tanti la moltitudine migrante. Si tratta di un gioco, risultato di un laboratorio di assemblaggio polimaterico, pensato per la piazza intesa come Agorà – luogo d’incontro e confronto – per sintetizzare i concetti d’identità e differenza e di interazione con l’altro. Gli Abi-tanti sono realizzati su base lignea, a partire da singoli elementi, da montare e rivestire con infiniti materiali, colori, segni grafici, alfabeti. Il gioco è nato per favorire nella dimensione pubblica la relazione tra le persone e la riflessione su temi etici, culturali e scientifici.

Nei due giorni di convegno – in cui è stato garantito anche il servizio di interpretariato LIS (Lingua Italiana dei Segni) – numerosi sono stati gli interventi (qui menzionati solo in parte) e da ciascuno di essi è emersa l’importanza della metodologia di comunicazione nei confronti del fruitore dell’opera d’arte: solo la semplicità espressiva conduce all’ inclusione.
Produrre didascalie chiare a corredo dell’opera che possano essere di facile lettura per tutti (seguendo i parametri indicati dalla Comunità Europea per dimensione e tipo si carattere), attivare dispositivi di sensibilità plurime, realizzando oggetti concreti che possano far accedere tutti nella dimensione percettiva dell’opera, produrre mappe tattili, narrare gli spazi museali e consentire l’immedesimazione di soggetti diversi nelle reciproche sensibilità percettive sono solo alcuni esempi di buone pratiche culturali già attive in diverse realtà museali e istituzionali nazionali.
E’ tuttavia indispensabile comprendere che, affinché tali pratiche possano essere sviluppate e costantemente aggiornate, è necessario che siano promosse, sostenute e assimilate dal grande pubblico, non come attività fuori dal comune, o dedicate a utenze specifiche, ma come risorse imprescindibili per una corretta e universale diffusione della cultura.

Abi-tanti, Torino

Abi-tanti, Torino

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