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Nel 2006 il giovane artista inglese Chris Gilmour vinceva, a sorpresa, il prestigioso Premio Cairo, istituito nel 2000 per volontà dell’editore Urbano Cairo, presidente della Giorgio Mondadori, proponendo una scultura in scala 1:1 realizzata interamente con il cartone riciclato.
Nato a a Stockport, vicino a Manchester, nel Regno Unito, nel 1973, Gilmour ha studiato scultura in Inghilterra. Nel 2001 ha esposto a Bergamo al Museo Archeologico, a Padova alla Galleria Perugi, alla Fondazione Stelline di Milano nel 2005, a New YorK al Museo Art e Design, alla Galleria Freight+Volume e in numerose fiere italiane e estere, costruendo intorno a se curiosità, interesse e l’assenso dei collezionisti.
 
Le sue raffinate e precisissime sculture saranno ospitate dal 20 maggio al 20 giugno nella Galleria DAVIDECOFFA artecontemporanea di Alba. 
Un’accurata selezione di circa quindici opere, tra cui molti strumenti musicali: il famoso pianoforte a mezza coda, diverse chitarre elettriche, una batteria jazz, un mandolino napoletano, un basso; in esposizione anche una pendola, un telefono da tavolo, e la bellissima moka per il caffè.
 
Un universo oggettivo e concreto quello costruito da Chris Gilmour, egli ri-produce in scala reale e con una maniacale attenzione ad ogni particolare, oggetti di utilizzo quotidiano, li rinnova e gli conferisce un significato inatteso.
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Gilmour traccia un viaggio trasversale tra materialità e ricostruzione fedele di qualcosa di apparentemente conosciuto, scontato, dotato ora di una nuova leggerezza; una levità solida data dalla tipicità del tipo di un materiale come il cartone, resistente e modellabile, pensato prevalentemente per l’imballaggio, per contenere qualcosa, trasformato dalla perizia dell’artista in un contenuto capace di evocare memorie, di ribadire i legami emotivi che legano le persone agli oggetti, che siano elettivi come un strumento musicale o un semplice telefono.
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Sotto le diverse nuance di un medesimo colore scintilla il desiderio di un desiderio, infatti gli intenditori dei misteri estetici hanno immediatamente familiarizzato con queste sculture realizzate sempre con lo stesso materiale. 
Ingegneria e genio sovrintendono all’epos del saper fare così determinante nel lavoro di Gilmour, accogliendo con favore la presenza nelle sue sculture dell’elemento ironico, giocoso e talvolta accarezzate da una malinconia di eguale leggerezza.
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