Ph. Franco Borrelli

Difficilissimo indovinare chi vincerà tra i due contendenti per il secondo turno delle elezioni amministrative per guidare la città di Torino.  Eppure, per un noto artista italiano, Niccolò Fabi, chi ha perso è proprio la città.

..ma ha perso la città, ha perso un sogno
abbiamo perso il fiato per parlarci
ha perso la città, ha perso la comunità
abbiamo perso la voglia di aiutarci

Torino è tirata in causa perché il video della canzone che porta il titolo “Ha perso la città” è girato nella capitale sabauda dal concittadino Roberto Biadi. Ottenuto utilizzando il timelapse,  ossia un video girato con una sequenza di fotografie scattate con un breve intervallo di tempo e trattate in post-produzione come fotogrammi, l’impressione è quella di un video velocizzato, la metropoli è guardata attraverso le diverse stagioni nelle sue bellezze e nel suo degrado. Un uomo la percorre con una bicicletta rossa, si ferma, osserva, prende appunti, disegna, e una malinconia non priva di ironia viene evocata dalla musica di questa ballata leggera.

hanno vinto le catene dei negozi
le insegne luminose sui tetti dei palazzi
le luci lampeggianti dei semafori di notte
i bar che aprono alle 7
hanno vinto i ristoranti giapponesi
che poi sono cinesi anche se il cibo è giapponese
i locali modaioli, frequentati solamente, da bellezze tutte uguali
le montagne d’immondizia, gli orizzonti verticali
le giornate a targhe alterne e le polveri sottili
hanno vinto le filiali delle banche, hanno perso i calzolai”

Il cantante romano sa indicare, come la sfiorasse con un dito, cosa ha davvero vinto nella progettazione dell’urbanità contemporanea. A commento dell’uscita della canzone dice: “la città nata per essere un centro di aggregazione ed opportunità di crescita professionale e culturale ha innalzato le aspettative ma abbassato nettamente la qualità della vita di chi ci abita, soprattutto a scapito della salute psicofisica e della naturalezza dei ritmi quotidiani”.
Il video chiude con un disegno del protagonista, come una finestra alla parete della propria casa, da cui prova a ri-inventarsi un panorama da guardare. Bello, triste e poetico. Chissà se gli interessati alla poltrona della Sala Rossa lo hanno mai visto e sentito. Forse dovrebbero.

Il testo completo.

Hanno vinto le corsie preferenziali
hanno vinto le metropolitane
hanno vinto le rotonde e i ponti a quadrifoglio
alle uscite autostradali
hanno vinto i parcheggi in doppia fila
quelli multi-piano, vicino agli aeroporti
le tangenziali alle 8 di mattina e i centri commerciali
nel fine settimana
hanno vinto le corporazioni infiltrate nei consigli comunali
i loschi affari dei palazzinari
gli alveari umani e le case popolari
e i bed & breakfast affittati agli studenti americani
hanno vinto i superattici a 3.000 euro al mese
le puttane lungo i viali, sulle strade consolari
hanno vinto i pendolari
ma ha perso la città, ha perso un sogno
abbiamo perso il fiato per parlarci
ha perso la città, ha perso la comunità
abbiamo perso la voglia di aiutarci.

Hanno vinto le catene dei negozi
le insegne luminose sui tetti dei palazzi
le luci lampeggianti dei semafori di notte
i bar che aprono alle 7
hanno vinto i ristoranti giapponesi
che poi sono cinesi anche se il cibo è giapponese 

i locali modaioli, frequentati solamente, da bellezze tutte uguali
le montagne d’immondizia, gli orizzonti verticali
le giornate a targhe alterne e le polveri sottili
hanno vinto le filiali delle banche, hanno perso i calzolai
e ha perso la città, ha perso un sogno
abbiamo perso il fiato per parlarci
ha perso la città, ha perso la comunità
abbiamo perso la voglia di aiutarci.

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