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Ute Lemper incontra Torino
Interprete, cantante, ballerina, attrice e autrice, Ute Lemper, nel suo recente concerto per “Torino incontra Berlino”, ha saputo, magistralmente, sedurre e condurre il pubblico attraverso un viaggio, alla riscoperta della memoria storica dell’Europa che, attraverso l’arte, si è opposta agli errori e agli orrori della storia.
Giunta all’Auditorium Rai, da vera diva, sulla sfavillante Parcour rossa, concept car, di Italdesign Giugiaro, sponsor della manifestazione torinese, Ute Lemper ha saputo, fin dalle prime note, incantare il pubblico, attraverso un’interpretazione magistrale con alcune delle più famose canzoni del secolo scorso. Grazie alla sua voce dolce e potente, graffiante ed ovattata, Ute Lemper, sapiente esploratrice di generi, è riuscita a ricostruire e riproporre in modo moderno e personale, i vecchi ed eterni brani degli anni ‘30 e ‘40.
Il cammino, come lei stessa racconta, dal centro del palco, purtroppo non sufficientemente illuminato, inizia nella Berlino dell’Angelo Azzurro, una metropoli, frizzante e schizofrenica, in cui pochi riconoscono l’inganno del nazismo, per arrivare alle frizzanti luci di New York di Lisa Minelli in Cabaret.  Ute Lemper, dai lunghi capelli biondi, nel suo lungo abito nero incarna perfettamente il ruolo di Marlene Dietrich, non solo icona della femme fatale ma anche manifesto dell’opposizione al Reich: ed è così che, dalla Lola Lola degli anni ’30, si arriva a Lili Marleen del 1938, il brano di Norbert Schultze, vero e proprio inno alla ribellione che neanche Joseph Goebbels seppe fermare.

Ma il più grande scandalo di quegli anni è rappresentato dall’opera del 1930 “Ascesa e caduta della città di Mahagonny” frutto della collaborazione fra Kurt Weill e Bertolt Brecht e trasparente metafora dell’inganno del nazismo. La voce di Ute lemper entra in simbiosi con il corpo e sul palco si materializza la grottesca figura di Mackie Masser e con lui gli altri improbabili personaggi, gangster e derelitti, dell’ “Opera da tre soldi”.
Momento intenso e straziante, quando l’artista tedesca propone un tango in lingua yiddish cantato dai deportati ebrei ad Auschwitz e subito dopo a seguire un altro canto ebraico che racconta, in perfetto francese, essere stato scritto da Kurt Weill durante i suoi anni di ostracismo a Parigi, ricordando le litanie di sua nonna.
La seconda tappa del viaggio diventa ora la Francia, in cui, attraverso la canzone “Les Feuilles mortes” composta da Joseph Kosma su parole di Jacques Prévert ed interpretata dal giovanissimo Yves Montand in “ Les portes de la nuit” del 1946, il pubblico viene introdotto al dramma post bellico, al dolore di una generazione interrotta dalla guerra, le cui ferite non sono ancora state rimarginate. Il contributo di Ute Lemper alla grande canzone francese continua con l’interpretazione di “Dans le port d’Amsterdam” di Jacques Breil per terminare con la magistrale “ Je ne regrette rien” di Edith Piaf
Un’interpretazione forte ed intensa, in cui Ute Lemper celebra, con la sua voce, tutta la forza e la fragilità della grande cantante francese. Peccato che la splendida Ute non abbia voluto indulgere e proporre al pubblico anche la sua versione de “La vie en rose”.
Il timido e talvolta austero pubblico dell’Unione Musicale ha salutato con entusiasmo la partnership tra Torino e Berlino con uno scroscio di applausi e un enorme mazzo di fiori offerto alla diva.

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