La truffa della Fondazione Arcobaleno
Che in tempo di crisi sia facile trovare chi ne approfitta è cosa risaputa. È successo con le guerre, con i terremoti, con gli eventi eccezionali; capita in ambiti di ogni tipo, compresa la sanità, il sociale, l’istruzione. Si guadagna sulle difficoltà altrui, sulle necessità, su qualsiasi cosa.
Leggo oggi di una presunta fondazione che ha organizzato una truffa ai danni di almeno una sessantina di piccoli editori in tutta Italia. La Fondazione Arcobaleno, stando alle notizie apparse anche sul Messaggero Veneto, contattava i piccoli editori con la scusa di una manifestazione organizzata per promuovere la cultura con tanto di finanziamento con fondi europei chiedendo un forte sconto per l’acquisto diretto di un quantitativo notevole di volumi che poi sarebbero stati distribuiti nelle scuole. La Fondazione, che risultava registrata alla Camera di Commercio e coperta finanziariamente, ordinava i libri con pagamento entro 30 giorni. Una volta ricevuti i libri dai vari editori, dopo una mail in cui i contabili annunciavano un piccolo ritardo nei pagamenti, la Fondazione è sparita letteralmente lasciando decine di piccole aziende nei guai.
Ovvio, trattandosi di libri ho subito pensato a una bufala. Chi è che si comprerebbe migliaia di libri di piccoli editori, titoli che magari sono sconosciuti ai più e che lo stesso editore fatica a vendere? Eppure è successo davvero ed è stato talmente ben congeniato da far “abboccare” – perdonatemi il termine, non è gentile nei confronti delle vittime ma purtroppo rende perfettamente l’idea – anche editori meno ingenui. I documenti, le telefonate e a volte anche le visite dei sedicenti membri della Fondazione Arcobaleno erano credibili. Numeri di telefono, sito web, iscrizione alla Camera di Commercio e conto in banca. Poi il nulla.
Le ipotesi sono diverse. Da una parte si pensa a uno smercio dei libri tramite il circuito delle bancarelle, almeno per eliminare la quantità abnorme di materiale consegnato, dall’altra è possibile si tratti di una truffa ai danni degli enti che erogano i fondi europei. La Fondazione, infatti, ha in mano tutte le fatture relative all’acquisto dei libri; fatture che probabilmente attestano la loro attività nell’ambito della promozione della cultura e che potrebbero servire a ottenere dei rimborsi. Tutte congetture. Per ora di certo non c’è niente più che leggere la delusione tra le righe degli editori truffati.
La piccola e media editoria vive in equilibrio precario, come forse oggi anche quella più grande, ed è per buona parte retta da giovani che si sono messi in gioco per amore del libro pur sapendo che non avrebbero mai fatto i soldi. Una vendita come quella fatta alla Fondazione Arcobaleno può significare per alcuni di questi editori la differenza tra reggere ancora qualche mese o fallire. Questo brucia davvero, perché se è vero che qualche centinaio di copie non sono una gran perdita per un editore, è anche vero che a farne le spese sono sempre i più deboli e che in un momento così difficile c’è poco da scherzare sul lavoro altrui.
So per certo che almeno un paio di questi editori sono nostri concittadini, anche se non ho fatto in tempo a controllare nome per nome tutti i truffati. E sono dispiaciuta non solo perché amo i libri, ma anche perché credo nella piccola e media editoria, in quella che ancora ha a cuore una certa qualità a dispetto della quantità – anche quando non hanno i miei stessi gusti. Mi dispiace perché conosco personalmente alcuni di loro e so quanta fatica fanno per offrire un buon prodotto, un lavoro in cui credono, sia in fatto di tempo che in investimento economico. Loro che hanno comunque emesso una fattura e che su quel fatturato inesistente dovranno anche pagare le tasse. A loro va tutta la mia solidarietà.
Dopo le prime denunce, è stato creato un gruppo su Facebook in cui tutti gli editori coinvolti stanno tentando di riunirsi per una azione collettiva in caso di una svolta positiva nelle indagini.