Torino Spiritualità 2020 un’edizione di ampio e profondo Respiro
Dal 24 al 27 settembre si è svolta la nota manifestazione torinese, quest’anno particolarmente attesa e accolta con commozione. Il tema scelto – “Respiro” – ha portato a riflettere su un gesto dato per scontato che, durante la pandemia, abbiamo riscoperto fragile e prezioso per ogni creatura. Vitale!
Citiamo dalla presentazione di Armando Bonaiuto, curatore del Festival: “C’è da augurarsi che questa inedita attenzione al nostro respiro possa essere il ponte su cui transitare verso altre e più estese consapevolezze, che abbraccino il diritto a respirare della terra che ci ospita e di tutti quelli che hanno piedi e zampe sul suolo e narici aperte all’aria.”
Da questa bella e ampia prospettiva si è sviluppato un programma denso di incontri in cui hanno risuonato le voci di filosofi, teologi, scienziati, scrittori, artisti che hanno ridato vita al respiro della mente e del cuore. Notevole la partecipazione sia in streaming sia fisicamente sotto il grande tendone allestito in piazza Carlo Alberto, nell’auditorium del cortile Combo, nelle sale del Circolo dei lettori e negli altri luoghi che hanno accolto un pubblico attento e rispettoso delle regole anticovid.
Diamo accenno ad alcuni interventi particolarmente seguiti.
“Non solo i polmoni, ma anche la mente e il cuore possono ammalarsi e diventare infettivi”: con queste parole Vito Mancuso apre l’incontro di venerdì 25/9 dedicato all’Ispirazione”. Proprio dal movimento creativo della mente e del cuore dipende, secondo il teologo, la qualità della vita umana, la profondità di una grande anima: l’ispirazione può essere preparata “grazie a un lavoro quotidiano, costante e profondo, che però non basta a spiegare l’illuminazione, l’intuizione intellettuale, l’irruzione di qualcosa di grande e di nuovo che infrange la superficie e che non è opera tua.” Lo sanno bene gli artisti, i poeti, i musicisti, ma – aggiunge – anche i fisici che spesso hanno scoperto con sorpresa una legge della natura.
L’ispirazione quindi come “libertà umana fecondata da un Altrove” e Mancuso cita i famosi incipit della letteratura: Omero, Lucrezio, Esiodo, fino a Dante e altri ancora… che hanno iniziato le loro opere chiedendo al divino il dono dell’ispirazione. Così Torino Spiritualità diventa per il teologo “lo spazio gentile per essere connessi con le potenze vitali che ci rendono leggeri e capaci di aprirci e guardare gli altri e le cose con il cuore”. Emerge quanto la libertà umana sia anche abitata dall’ambiguità e dalle ispirazioni negative, quelle che per Mancuso “cercano il piacere nel provocare dolore agli altri, senza portare alcun godimento per sé.”
Ma dove e come trovare l’ispirazione che ci rende più umani? “Frequentando luoghi, libri, persone, musiche… occasioni di bellezza!” Tra queste un ruolo particolare hanno la natura e persino il dolore, come momento del limite che ci fa uscire trasformati.
“Una vita di ampio respiro” è quella su cui dialogano sabato 26/9 il monaco Enzo Bianchi e il latinista Ivano Dionigi, moderati da Armando Buonaiuto. I relatori attingono alla sapienza degli antichi nell’indicare le vie per la piena realizzazione di sé: Dionigi parte dalla massima classica del “conosci te stesso” che ispirò Cicerone, Seneca, Agostino… mentre Bianchi riprende le grandi domande bibliche sull’uomo. “Le domande di Dio in Genesi – spiega – sono essenzialmente due (Dove sei? Dov’è tuo fratello?) ma non si arriva a una definizione di cosa sia l’uomo. Abramo deve uscire dalla sua terra e contemporaneamente tornare in sé, conoscersi.”
Il dialogo tocca i quattro pilastri della saggezza secondo i classici: conoscere se stessi, obbedire al tempo, saper tenere una giusta misura e infine seguire il demone. Sono validi ancora oggi per una vita di ampio respiro? I relatori rendono attualissimi questi suggerimenti e all’unisono aprono squarci luminosi e provocatori: “dobbiamo accettare il limite ed essere uomini di frontiera, capaci di rispondere alle conseguenze della nostra cecità e attenti a prevenire gli eccessi della dismisura.”
Dionigi ricorda che per gli antichi la rottura dell’equilibrio era l’inizio della tragedia… e accenna alle parole alle quali abbiamo tolto il respiro originario: “faccia ha sostituto la dinamica del termine volto, dignità è messa nell’imbuto di un decreto, pace si vede ridotta a condono fiscale… Dobbiamo elaborare il lutto di queste parole e forse fare il silenzio del lutto”.
Gli fa eco Bianchi sottolineando che “una parola autorevole nasce dal silenzio pensante, dove si ascoltano le regioni interiori, comprese quelle infernali, per arrivare a una vita libera e in pienezza.” E allora quale demone ascoltare? Per Dionigi è “la passione interiore per il proprio lavoro o per il proprio ideale, come sanno esprimere oggi i giovani con il loro entusiasmo e ai quali dovremmo assomigliare”. Per Bianchi si tratta di tradurre “la vocazione personale nella ricerca di ciò che ci rende davvero felici e seguirlo con risolutezza.”
La sera di sabato 26 settembre è stata illuminata dalla testimonianza di mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, che ha raccontato l’esperienza di chi come lui, malato di Covid, ha riscoperto la grazia e la meraviglia del respiro.
“Quando inspiri fai un atto di gratitudine perché ricevi vita e non hai fatto nulla; quando espiri fai un atto di fiducia perché ti fidi che ci sia ancora aria per te.” Toccante il suo racconto dei giorni più bui trascorsi in terapia intensiva, sentendo di “evaporare nel corpo ma tenendo viva la fiducia e il ricordo dei volti di tutta una vita”.
Con la contemplazione di alcuni celebri dipinti di Monet, Dalì, Chagall mons. Olivero trasmette il suo messaggio: “Non è ciò che capita ma come come tu reagisci a ciò che capita che costituisce il vivere.”Un invito a cercare la luce in ogni quadro della nostra esistenza e un inno alla creatività per respirare in ogni momento il soffio della vita.
Chiara Tamagno