Torino sogna, spinge le proprie illusioni fino al 2033, come fissasse una data miliare nello spazio e nel tempo. Una sorta di Spazio 1999, indimenticata serie inglese di fantascienza ambientata sulla base lunare Alpha dove Martin Landau in tutina aderente incontrava nuovi mondi.

Forse affaticata dal presente pone il suo ruolo, la sua nuova identità nel 2033 dove prova ad immaginarsi Capitale Europea della Cultura. Una distrazione comprensibile e soprattutto un sogno con cui baloccarsi per dimenticare le fastidiose incombenze che affollano, in modo malevolo, il tutti i giorni fatto di problemi pesanti che rotolano like a rolling stone per le strade.

Tra zingari che spadroneggiano, incendiano, occupano case e si inseguono impuniti nel traffico come un film americano. Anziani obbligati a ergere le proprie instabili primavere sui tetti per un minimo di manutenzione di un centro per cui l’amministrazione non trova né tempo né soldi. Senza dimenticare lo smacco di essere umiliati e additati di colpevole abulica indolenza dai ragazzi di Friday For Future che, con una ingenua lettera indicano, in un quadro desolante, il culmine della scomparsa della segnaletica orizzontale, un fattore di rischio concreto per la sicurezza stradale.

Nella speranza che il Comune si decida a mettere mano a vernice e pennelli hanno organizzato un presidio di protesta che si terrà il 21 febbraio in Piazza Palazzo di Città, proprio di fronte al Comune di Torino. Sostengono che il loro obiettivo sia “urlare contro l’inazione della Giunta Lo Russo e far sentire la voce di chi non ci sta e vuole che l’ambiente diventi una priorità assoluta di chi gestisce la città”.

Spinti da una evidente disperazione dicono che sono pronti a passare alle vie di fatto: “Se non saranno loro a tutelare la sicurezza di chi si sposta in città, ci penseremo noi assieme alla società civile, ridipingendo la segnaletica sbiadita“. Un atto di disobbedienza civile simbolica, volta a richiamare l’Amministrazione alle proprie responsabilità. Difficile non provare tenerezza e sgomento di fronte al fatto che dei ragazzi si sentano obbligati e in dovere di evidenziare l’ovvietà di una mancanza grave, vergognosa e irrispettosa dei cittadini.

La mobilità cittadina, di cui la disastrata GTT non si esime mai dal dare prova della propria caparbia insolvenza, è uno dei veri punti dolenti. Sarà per questo che i mandarini della città preferiscono proiettarsi nel pensiero magico del 2033, dove come Tiresia prevedono che l’indigenza dell’oggi sarà sanata.

Al momento l’unica, persistente, inderogabile, ostinata, e tenace idea in via di realizzazione, in un orwelliano delirio, sono gli occhi sanzionatori delle telecamere in attesa di un errore, di una svista, di una distrazione, per scagliare la freccia avvelenata di una multa.

Per aiutare gli anziani nemmeno un centesimo, per la sicurezza di chi attraversa e cammina per strada non un barattolo di vernice, per fermare la follia tsigana nulla ma.

I soldi per installare le telecamere sempre si trovano, senza ritardi, senza ripensamenti, senza considerare mai altre priorità.

Magari si accorderanno con Musk per un satellite ad hoc solo per noi, un grande occhio a cui nulla sfugga per multare qualsivoglia ipotetica trasgressione, in un nuovo ordine, un misto di fantascienza e vessazione alla spasmodica ricerca di chi non gioisce dei grandi eventi e punirlo per la scarsa partecipazione.

Meglio chiudere gli occhi e portarsi al 2033, anno in cui verrà dato ufficialmente l’annuncio che la metropolitana due no, non si farà.

Pier Sorel