Anche quest’anno l’8 marzo è tornato, puntuale, con le sue mimose, i messaggi di ringraziamento e i prezzi calmierati nei musei. Ma cosa abbiamo davvero celebrato?
In una Torino invasa dallo stucchevole rosa Barbie di Just the Woman I am, la manifestazione di tre giorni che la città ha riproposto per il dodicesimo anno consecutivo, sbiadisce il ricordo delle donne di San Pietroburgo e del loro sciopero contro la guerra che fu evento propulsore per la rivoluzione russa del 1917.

Just the Woman I Am si presenta come un evento di sensibilizzazione e solidarietà a favore della ricerca contro il cancro e della parità di genere, ma il messaggio che trasmette è intriso di retorica e stereotipi. La celebrazione della donna attraverso la sua capacità di resistenza, il suo spirito di sacrificio e la sua dedizione agli altri sembra ricalcare un copione antico e rassicurante per la società patriarcale: una donna accudente, forte nelle difficoltà, resiliente e sempre gentile.
L’evento trasforma il riconoscimento dei diritti femminili in una festa in cui la donna è esaltata per le sue doti straordinarie, come se il rispetto dovesse essere meritato anziché garantito. Il concetto di “donna speciale” viene perpetuato attraverso slogan motivazionali, corse in rosa e momenti di celebrazione che, invece di rivendicare l’uguaglianza incondizionata, sembrano voler legittimare la presenza femminile solo sulla base di una sorta di valore aggiunto. Si continua così a veicolare l’idea che la donna debba essere qualcosa di più per essere considerata all’altezza degli uomini: più forte, più coraggiosa, più dedita agli altri.

Il problema non è nella singola manifestazione, che di per sé può essere anche un’occasione di aggregazione e visibilità, ma nella narrazione che la sottende. Una narrazione che non smette di dipingere le donne come esseri eccezionali e meritevoli di celebrazione solo in virtù delle loro qualità morali o della loro resistenza alle avversità. Eppure, la vera parità non ha bisogno di giustificazioni: non si ottiene celebrando la donna per ciò che fa, ma riconoscendone il valore in quanto persona.
Mentre le strade di Torino si tingono di rosa e si applaudono le donne per il loro instancabile contributo alla società, rimane in secondo piano la questione fondamentale: il rispetto non si conquista dimostrando qualcosa, ma deve essere garantito come diritto inalienabile. Fino a quando eventi come Just the Woman I Am continueranno a esaltare un modello di femminilità accomodante e rassicurante, la lotta per la vera parità resterà una corsa infinita, sempre un passo indietro rispetto alla linea del traguardo.
Jessica Matarrese