Raccontare gli israeliani con gli occhi dei palestinesi. E raccontare i palestinesi con gli occhi degli israeliani.
Parlare di due popoli divisi da oltre un secolo di violenze, dissidi territoriali e conflitti atavici, e farlo da “dentro”, immersi nelle loro realtà. Raccontarli vivendo tra loro e come uno di loro, ma con una visione bifocale: tenendo presente i rispettivi punti di vista.
È questo lo spirito che ha spinto La Stampa, a metà marzo scorso, ad aprire un ufficio a Ramallah, cittadina di 118.400 abitanti, nel cuore della Cisgiordania, a circa 18 chilometri a nord di Gerusalemme; dando seguito ad una prerogativa tipica del giornale, ossia una particolare attenzione agli esteri ed al Medio Oriente.
Lo storico quotidiano torinese, è l’unico in Italia, ad avere una sede di corrispondenza nei territori palestinesi. Come è nata l’idea?
«Il primo a pensarci è stato il nostro corrispondente dagli Stati Uniti, Maurizio Molinari che dopo 13 anni a New York e innumerevoli viaggi nei posti più caldi del mondo, ha pensato che Ramallah potesse essere il posto ideale per raccontare non solo quasi territori, ma anche il resto del Medio Oriente», spiega Alberto Simoni, responsabile della redazione Esteri del quotidiano di via Lugaro.
Un punto strategico da dove poter osservare e poi raccontare, non solo le vicende legate strettamente a Israele e Palestina, ma anche il nuovo corso dell’Iran e le conseguenze delle “primavere” arabe.
«Anche l’Anp (Autorità nazionale palestinese n.d.r.) ha accolto con favore l’iniziativa de La Stampa. Poter far sentire la voce dei palestinesi in Italia è un segnale importante», aggiunge Simoni.
I primi contatti con l’Anp sono avvenuti i primi di gennaio e un paio di mesi dopo, è stata inaugurata la sede: un ufficio al quarto piano all’interno del City Center Building, il palazzo del quartier generale della tv del Qatar “Al Jazeera”. Un ufficio a mezz’ora di strada da Gerusalemme.
Perché la scelta di Ramallah? La città ha conosciuto uno sviluppo straordinario negli ultimi anni. I prezzi delle case sono saliti, continuano ad aprire ristoranti, bar, caffè e discoteche. Le strade vibrano di traffico e gente, soprattutto la notte. Ci sono moltissime società di comunicazione, assicurazioni e negozi. I trasporti funzionano e acqua ed elettricità non mancano. «Israele e palestinesi sono due realtà strettamente interconnesse: impossibile raccontare l’una senza l’altra»
Qui ci sono il Parlamento palestinese, la sede dei vari Ministeri, le rappresentanze diplomatiche straniere e per dirla con le parole di Maurizio Molinari, come ha scritto in uno dei suoi reportage «A Ramallah c’è tutto quanto manca a Gaza: ristoranti, semafori, strade asfaltate, palazzi per uffici, wireless e la possibilità di muoversi tanto verso Israele che verso la Giordania. Dunque, il mondo arabo>>.
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