Per distinguersi e darsi riconoscibilità si sono avvalsi per il proprio nome dell’onomatopeica, ossia quelle parole che riproducono o evocano un suono particolare. Il suono è quello della sveglia di un tempo o del telefono analogico, quello che se ne stava fermo sulla scrivania invece di inseguirci ovunque e faceva quel tipico “Drin Drin” piacevole e distensivo.

A scegliere di farsi rappresentare da un doppio squillo con tre parentesi per lato, è la start-up politica fondata come associazione da Michele Boldrin e Alberto Forchielli. Economista con una lunga e importante carriera di docente in diverse università americane il primo, imprenditore, ha fondato, lavorato e fatto parte del consiglio di amministrazione di varie società italiane e straniere il secondo. Entrambi noti divulgatori sui temi politici ed economici.

L’associazione ha fatto tappa a Torino per la prima volta con il titolo “Il Coraggio dell’Ovvio: Startup, Sostenibilità e Transizione industriale” nella sala conferenze dell’Hotel Pacific Fortino. L’incontro era preceduto da un workshop dedicato alla Stagnazione industriale e start up – Limiti e possibilità”. Sul palco erano presenti Michele Boldrin e Silvia Pugliese, PhD in Chimica e Cofondatrice Ambient Carbon- SuperDAC, moderati da Valentina Callegaro del gruppo Drin Drin Torino.

Ciò che va evidenziato davanti a tutto, non è stata solo la sala piena, circa trecento persone, ma il dato sorprendente, almeno per la politica italiana, l’età media dei partecipanti. Prettamente solo giovani in fascia universitaria. L’incontro, scanzonato ma serio, compie, un’analisi dei problemi del presente, come fosse quei palloni da ricognizione utilizzati in passato nelle battaglie. Rende il nemico visibile.

Boldrin sostiene come da circa 40 anni l’Italia indietreggia socio-economicamente rispetto al resto del mondo. Situazione dovuta a scelte fatte dalla maggioranza degli italiani, illusi da proposte politiche ingannevoli e di corto respiro. I gruppi sociali che pagano il prezzo della stagnazione sono quelli più giovani e competenti, quelli maggiormente produttivi e globalizzati, quelli intellettualmente più avanzati e preparati.

Una parte non trascurabile della generazione under 40, laureati e non, se ne vanno a studiare o lavorare altrove, senza alcuna intenzione di tornare. Il Paese perde così una percentuale crescente dei suoi cittadini più capaci. Fra quelli che rimangono si diffonde lo scoramento, la sfiducia nel futuro. La drammatica crisi demografica è il risultato e non la causa dell’involuzione pluridecennale del paese. Questi gruppi sociali sono oggi privi di rappresentanza politica e visibilità mediatica.

Per questo “Drin Drin” ha definito un progetto: fondare una nuova piattaforma politica entro la fine dell’estate 2025.

L’elemento fondamentale che definisce l’Associazione Drin Drin, continua Boldrin, tra le domande del pubblico, c’è la consapevolezza che esiste un’Italia capace, tecnicamente competente, altamente produttiva, tecnologicamente avanzata o per lo meno in grado di esserlo, moralmente coraggiosa e pronta ad assumersi i rischi e le responsabilità del cambiamento, aperta al mondo esterno e alle sue dinamiche nelle quali è soggetto attivo di primo piano nel Paese e nella crescente diaspora mondiale di talenti italiani.

Alla domanda su dove concretamente andare ad agire per modificare la rotta la risposta individua alcuni ambiti prioritari. Tra questi, riformare scuola e università ispirandosi ai migliori modelli internazionali per formare innovatori e professionisti capaci di anticipare le sfide del mercato del lavoro e guidare il cambiamento. Snellire leggi e burocrazia rendendo più semplice avviare e gestire un’impresa, adottando una fiscalità competitiva sul modello olandese o inglese, regolamentazioni chiare e moderne per i contratti di lavoro, e una giustizia civile veloce ed efficiente. In ultimo incentivare un sistema finanziario dinamico e competitivo che attragga capitali di rischio e operatori internazionali pronti a investire nell’innovazione italiana.

Un po’ libro dei sogni, “We have a Drin”, un po’ pragmatismo necessario, indubbio resta che l’Italia ha una necessità spaventosa di uscire da un cul-de-sac socio economico, dotandosi di uno slancio inedito che coinvolga in modo efficace chi ha compreso e chi verrà compreso, e non è detto che il trillo di una sveglia non desti qualcosa. I più giovani pare lo abbiano sentito.