Giovane musicista e pittore torinese si racconta: tra esoterismo, cucina vegetariana e una strana passione per gli allucinogeni
Un universo in bianco e nero, popolato di funghi, animali, ombre, personaggi stralunati, simboli esoterici e occhi giganti che spuntano dallo sfondo. Sono immagini inquietanti, al limite del grottesco. Ė questo il mondo immaginifico di Millocchio, artista torinese del collettivo AUT (Artisti Uniti Torino). Un gruppo di creativi indipendenti, che popolano la Torino underground.
Incontro Millocchio al Diwan Café, un locale al centro della vita notturna del quartiere San Salvario. Qui esporrà fino a domenica 16 marzo i suoi quadri, opere che stanno ricevendo molti apprezzamenti da parte del pubblico. Millocchio, al secolo Alessio Caruso, è un ragazzo magro, pelato e con delle occhiaie profonde. Lo trovo infagottato in una maglietta nera con cappuccio, un vestito che indossa spesso. Ha un aspetto molto ‘dark’, al primo impatto suscita timore. Poi gli parli e scopri che è una persona timida ma affabile. Suo padre è siciliano, sua madre veneta. Classe 1982, Millocchio è nato a Torino il 4 marzo, lo stesso giorno di Lucio Dalla. Ma a differenza del cantautore bolognese, lui dipinge e suona, ma tutta un’altra musica: come genere è definito post-rock. Millocchio è il bassista dei “L’alba di Morrigan”, un gruppo torinese autore del disco “The essence remains” (l’essenza rimane).
Come ha scoperto di avere una vocazione artistica?
«Per caso, la prima chitarra l’ho presa in mano a 15 anni. Ho frequentato per un anno l’istituto alberghiero Colombatto di Chivasso. Tutti mi vedevano studiare poco ma disegnare molto. Così l’anno successivo mi sono deciso a frequentare il primo liceo artistico al parco della colletta. Mi sono trovato bene. Si studiava meno e ci si applicava di più. Qui ho imparato le tecniche e le regole del disegno. Tuttavia anche questo liceo non l’ho finito, ho iniziato a lavorare per essere economicamente indipendente…sapevo anche che i miei non avrebbero potuto sostenere le spese per l’università».
Che lavori ha svolto?
«Mi sono arrangiato. Ho lavorato come operaio all’Iveco e come panettiere. Ma soprattutto ho iniziato a lavorare nei locali notturni torinesi. Preparavo stuzzichini per aperitivi. Studiare all’alberghiero ha infatti sviluppato la mia passione per la cucina, che coltivo tuttora».
Quali sono i suoi piatti preferiti?
«Da qualche anno sono vegetariano, ne ho scoperto gli effetti benefici anche a livello fisico. La gente si lamenta della crisi ma poi va a comprare in posti come Mc Donald o nei supermercati, dove si vende della carne ottenuta in modo mostruoso. Per produrne di più e guadagnare, gli allevamenti sono stati trasformati in lager, dove le bestie non sono neanche libere di muoversi. Questo è andare contro natura…».
Qual è stato il primo disegno che ha realizzato?
«Tutto è nato per caso. Anni fa stavo con una ragazza che vendeva collanine e bracciali nei mercatini. La accompagnavo, ma mi annoiavo a stare fermo nella bancarella. Così ho iniziato a scarabocchiare su dei fogli con la biro nera. La gente che passava mi chiedeva il prezzo dei disegni, da lì ho iniziato a venderli sul serio».
Come nasce il nome d’arte Millocchio?
«Ancora adesso quando disegno inserisco nelle mie tavole l’immagine di alcuni occhi. Era un tema ricorrente anche nei semplici scarabocchi che facevo sovrappensiero. Ė così che ho scelto il mio nome d’arte».
La sua tecnica preferita?
«Dipingo soprattutto su fogli bianchi, anche se ho realizzato alcune opere su tela. Disegno all’80% con una biro nera, ma utilizzo anche pennarelli, pantoni o matite».
Le sue tavole presentano molti simboli esoterico-satanici. Lei è un satanista?
«Non lo sono nel senso comune. Credo che Dio e Satana siano invenzioni culturali, così come il paradiso e l’inferno. La mia è la denuncia verso un mondo bigotto e limitato. Qui in Italia abbiamo una cultura cattolica conservatrice che va ad influire su molti aspetti della società. Da artista, dico che una persona curiosa e di cultura non può fossilizzarsi su degli schemi obsoleti e limitanti».
In cosa crede?
«Credo in un universo che sia un unico organismo vivente di cui l’uomo è semplicemente una scintilla. Ciascuno dovrebbe avere una continua spinta alla ricerca di un’evoluzione spirituale. Bisogna prendere atto che ogni uomo è un piccolo universo indipendente ma al tempo stesso dipendente da tutto ciò che lo circonda. Dovremmo essere liberi da concetti che possono stare in un libro scritto migliaia di anni fa (si riferisce alla Bibbia, ndr). Bisognerebbe abbattere una certa barriera morale e una rigidità intellettuale nel quale gli Italiani sono affossati…»
I suoi genitori sono cattolici?
«Sì, ma sono cattolici tiepidi, della domenica, quindi è come se non lo fossero. In fondo anche a loro sono stati trasmessi dei concetti molto rigidi. La religione ha sempre addomesticato le masse. Questa è storia, non invento niente».
Per lei che differenza c’é tra bene e male?
«Ritengo che siano le due facce della stessa medaglia. Se osservi la natura ti accorgi che è fatta da opposti. Ė per questo che una moralità prettamente cattolica è ‘naturalmente’ sbagliata. Per essere completi bisogna sperimentare tutto…».
Lei sarebbe disposto anche a fare del male agli altri?
«Sperimentare non signfica fare tutto ciò che si vuole. Credo che nessuno debba ostacolare la vita degli altri. Il giudizio e il buon senso ci devono essere sempre. Piuttosto penso che sia sbagliato imporre delle scelte come fanno le religioni, tutto qui».
Cosa pensa della nascita e della morte dell’uomo?
«Erano delle domande che ho incominciato a farmi da adolescente ma che mi sono stancato di pormi. Sto abbastanza bene, vivo con la mia ragazza, due cani e due gatti».
Nelle sue tavole emergono spesso come soggetto i funghi e le atmosfere da incubo. Perché?
«Questo deriva da una mia passione personale per l’LSD (droga sintetica che provoca allucinazioni, ndr). L’ho provata un paio di volte all’estero. Ma non come i tipici ragazzi italiani che vanno ad Amsterdam per il semplice gusto di sballarsi. L’ho fatto per provare un’esperienza nuova e assaporarne gli effetti. Seduto su un divano, con un sottofondo musicale. L’LSD apre dei livelli di coscienza della mente, ti fa vedere la realtà con un occhio diverso. Consente un viaggio velocissimo nei meandri più reconditi dell’inconscio. Basta una pastiglia di questa sostanza per arrivare a degli stati spirituali che si ottengono con 20 anni di yoga».
Lei è favorevole alla liberalizzazione delle droghe?
«Delle droghe leggere di sicuro, su quelle pesanti non saprei. A me comunque sembra assurdo che uno stato che ti consente di avere un’auto che va ai 200 km orari o che lascia libero il commercio degli alcolici punisca l’uso di sostanze. In paesi come il Portogallo ci sono leggi in questo senso, e la situazione è tranquilla».
Ha mai realizzato opere sotto l’influenza di sostanze stupefacenti?
«Sotto l’effetto dell’Lsd ho realizzato l’opera “Who killed Mr Bear” (chi ha ucciso il signor orso). Il disegno mostra una bambina con in mano un coltello insaguinato e la testa mozzata di un orsacchiotto; la sua ombra si proietta per metà foglio».
Che significato ha quest’opera, ci sono dei riferimenti alla sua vita?
«Nella storia dei miei lavori c’é molta autobiografia, che non mi va di condividere. A volte il significato è inconscio, e in parte oscuro anche a me stesso».
Negli ultimi disegni da lei realizzati ci sono evidenti richiami all’Art Nouveau francese. Perché?
«Adoro Parigi, ci sono state parecchie volte. Confrontarmi con uno stile passato mi consente di proiettarmi all’indietro, di assaporare il gusto di un’epoca diversa».
Millocchio ci lascia con questa frase, che è un emblema del suo modo di concepire l’arte: sperimentare, vivere emozioni e lasciarsi tasportare dall’inconscio e dalla fantasia. Una cosa è certa: sentiremo ancora parlare di lui….
[La pagina facebook di Millocchio la trovate al seguente indirizzo: https://www.facebook.com/pages/Millocchio/150836625080533?fref=ts ]
Francesco Riccardini