Far prevalere il calore, la vita ipsa, l’entusiasmo fino all’effusione è una singolare disposizione d’animo. E tale disposizione è ciò che si incontra e permea il grande spazio laboratoriale, officina, ufficio, studio, sorta di grande pancia di balena metafisica, scelta da Enrico Fabbri e i suoi collaboratori come sede lavorativa.

E se è vero che l’entusiasmo non è solo un moto spontaneo, ma è soprattutto una disciplina è in questo grande loft che avviene quel delicato ed euforico slancio partecipativo, un processo che si crea tra clienti e utenti, per dare fiato e gambe ad un lavoro di ricerca e invenzione per poter far espandere e decollare un progetto.
Perchè il lavoro, “la fabbrica di Fabbri”, è sostanzialmente fatto di progettazione contemporanea. Inanella le competenze di uno studio di design multidisciplinare che sa spaziare tra esperienze diverse in cui prevalgono la pianificazione urbana, l’architettura, il design industriale e la grafica, forte di un’esperienza più che ventennale in Italia e all’estero.

A questo si aggiunge l’idea di inserire una postazione attrezzata atta alla creazione di podcast e videopodcast narrativi pensati appositamente per offrire quella voce esplicativa, che sa intrattenere divertendo, il mai dimenticato motto latino “ludendo docere”, che offre possibilità di condivisione per ascoltare e comprendere persone e cose, attraverso il primo strumento dell’umanità. La voce; e la cultura orale che da questa discende.

In questi giorni Officina AdHoc, questo il nome scelto per dare casa a questo maelstrom cittadino, ospita una personale dell’artista, attivo sin dagli anni ’80, Guido Persico intitolata Cantieri aperti. Una esposizione vera e propria, con molte opere inedite, delineata su una scala intima e sapiente, in cui una ricerca complessa e articolata per accumulazioni, cancellature studiate, sovrapposizioni di ritagli e carte, segni a penna litografica, esplora un universo in gestazione di possibilità. Un esordio che trasforma lo spazio al pian terreno in un art place avvolgente in collegamento con l’affollato mondo dell’arte contemporanea che vive in città.

Ad indagare sulla personalità e desideri che animano Enrico Fabbri si rivece una risposta inattesa. Risponde disegnando, assecondando una espressività figurativa da architetto d’altri tempi. Un tratto velocissimo e limpido che sulla carta insegue i pensieri e saltella leggero tra le parole costruendo immagini.
“Il mio lavoro di architetto è sempre stato quello di progettare città, esplorare e progettare nonluoghi (tanti anni nel motorsport e nella progettazione degli spazi di lavoro per grandi aziende) sempre dialogando ed intervistando persone per conoscere meglio e per dare forma a queste storie.
Ho sempre avuto un punto di forza nel disegno a mano trovando lavoro attraverso questo atout, credo che disegnare serva per riflettere e osservare la realtà in modo più profondo.
Con Officina Adhoc, ho voluto creare uno spazio dove arte e architettura si incontrano, ispirando e coinvolgendo chiunque voglia scoprire nuove prospettive. Le mostre che ospitiamo sono un’estensione naturale di questa visione, un modo per dare voce alle voci creative che arricchiscono il nostro tessuto urbano.


Credo di poter dire che lo faccio perché è il mio modo di stare al mondo. Disegnare, progettare, ascoltare, raccontare: sono gesti che mi aiutano a capire dove siamo e dove potremmo andare. Faccio questo lavoro perché credo che ogni spazio, anche il più anonimo, possa diventare significativo se qualcuno si prende il tempo di guardarlo davvero, di ascoltarne le storie, di immaginarlo diverso. In fondo, faccio questo lavoro perché credo che l’architettura possa cambiare la vita delle persone”.
Nel video in calce l’allestimento della personale di Guido Persico negli spazi di Officina AdHoc.