L’avventura eroica che portò la “sublime scoperta della porcellana” a diffondersi in Europa e anche, precocemente, in terra piemontese, le storie, i protagonisti, le opere, uniti all’uso quotidiano dell’oro bianco all’interno delle dimore signorili, esaminato nell’arco della giornata del Giovin Signore, saranno oggetto dell’esposizione al Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto, che presenta – oltre a porcellane provenienti da raccolte pubbliche e private – diversi esempi di argenteria, quadri, incisioni.
La mostra, realizzata in collaborazione con Palazzo Madama – Museo Civico di Arte Antica, a cura di Andreina d’Agliano e di Cristina Maritano, si propone di approfondire la produzione delle tre manifatture torinesi di porcellana, Rossetti, Vische e Vinovo, grazie allo spoglio dei documenti d’archivio e alla revisione degli oggetti presenti sia in raccolte pubbliche che private.
Il percorso espositivo si apre con la sezione dedicata alla produzione di porcellana della manifattura Rossetti, di proprietà del conte Giacinto Roero di Guarene, rappresentato nello straordinario quadro di Martin van Meytens; si prosegue entrando in un cabinets des porcelaines, in cui vengono esposte diverse porcellane cinesi Blanc de Chine, alcune già di proprietà del Conte di Guarene, a cui si aggiungono alcune statuine di dignitari cinesi in porcellana a pasta tenera, eseguite nella manifattura Rossetti fra il 1737 e il 1743, copiando originali cinesi. Oltre alla produzione bianca, sono state individuate porcellane dipinte in policromia, fra cui una vaso di Palazzo Madama, e alcuni oggetti appartenenti a collezioni private.
La seconda sezione è dedicata alla manifattura fondata nel 1765 dal conte Ludovico Birago di Vische, di cui vengono presentati numerosi oggetti inediti: nella sua breve attività (1765 – 68) Vische, oltre a riprodurre statuine e prototipi della manifattura di Vincennes – Sèvres, presenta un notevole influsso dei disegni rocaille di Meissonnier e dell’argentiere torinese Boucheron. Fra gli oggetti più interessanti, una zuccheriera dipinta in monocromia porpora e una straordinaria salsiera, la cui forma ricorda da vicino la produzione del Boucheron.
La terza sezione della mostra inizia mostrando una serie di sculture in porcellana bianca verniciata e in biscuit, eseguite nel periodo in cui alla direzione della manifattura furono Giovanni Vittorio Brodel, già socio del Birago a Vische, e Pierre Antoine Hannong, autore della formula della porcellana dura in Francia (aveva infatti venduto nel 1761 il segreto della porcellana dura a Sèvres). In questo periodo vengono riprodotti i modelli di Vische, in buona parte derivati dalle incisioni delle opere di François Boucher.
Un confronto interessante sarà quello tra Vincennes – Sèvres, Vische e Vinovo, che darà al visitatore la possibilità di esaminare i modelli piemontesi e gli originali francesi, fra cui un biscuit proveniente dal Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti.
La mostra prosegue con una quarta sezione che, iniziando con l’esposizione di un servito da cioccolata, introdurrà la sezione della produzione vascolare del periodo Hannong: dominanti sono l’influsso di Meissen e di Vincennes – Sèvres: oltre a uno splendido portathe di Vinovo, proveniente da Ca’ Rezzonico, dipinto a putti derivati dalle incisioni di Boucher, corredano la mostra alcune porcellane di Sèvres, già di proprietà dei Duchi di Parma e provenienti dalle collezioni di palazzo Pitti, che esemplificano l’evidente influsso della manifattura francese su quella torinese.
Il percorso espositivo prende poi in esame le più importanti tipologie della produzione Hannong, fino a confluire in una tavola imbandita con vasellame di Vinovo del primo e secondo periodo, abbinato a splendidi argenti e vetri dell’ultimo quarto del Settecento, in modo da ricreare un ambiente di grande splendore, a cui fanno anche riscontro alcuni quadri; in particolare il centro tavola riporterà una serie di “Gridi di Strada” in porcellana di Vinovo, raffiguranti mestieri e personaggi di piazze e mercati dell’ epoca, cui farà da sfondo un’opera del pittore Giovan Michele Graneri (1679-1755), tra i più celebri artisti di bambocciate piemontesi.
La quinta sezione prenderà in esame diverse tipologie scultoree della manifattura nei suoi diversi periodi di gestione, partendo dal periodo Hannong fino ad arrivare al periodo della direzione dello scultore Giovanni Lomello: alcune opere di grande qualità esecutiva corredano questa sezione, in cui spicca una bellissima Visitazione di Maria del 1789 e una Vergine Addolorata firmata dal Lomello, oltre ad un’Assunzione ancora attribuibile al periodo Hannong e molto probabilmente allo scultore Tamietti.
Particolarmente rilevante sarà la sesta sezione legata alla committenza sabauda: in questa parte della mostra , i periodi Hannong Gioanetti e Lomello vengono messi in rilievo da oggetti di altra qualità, fra cui possiamo rilevare il gruppo della Maestà Sabauda, proveniente da Palazzo Madama e due straordinari vasi attribuibili agli anni di regno di Carlo Emanuele IV (1796-1802), che mostrano evidenti influssi della contemporanea produzione parigina.
Questa sezione comprende alcuni dei migliori risultati della produzione vascolare della direzione di Vittorio Amedeo Gioanetti, che rilevò la manifattura nel 1780 tenendola fino alla morte, avvenuta nel 1815. Fra gli oggetti di spicco, un servito da caffè a fondo verde e i due ritratti dei sovrani Vittorio Amedeo III e della consorte Maria Antonietta di Borbone, eseguiti a bassorilievo dallo scultore Giovanni Battista Bernero (1736–1796) da cui derivano alcuni ritratti a medaglione in porcellana di Vinovo.
Chiude la mostra l’ultima sezione dedicata alla scultura neoclassica di stampo archeologico e mitologico di Giovanni Lomello, in cui compaiono alcune sculture di alta qualità come Mario che piange sulle rovine di Cartagine, il Prometeo o alcune teste di imperatori, desunti dai tomi delle Antichità di Ercolano, conservati alla Biblioteca Reale di Torino.