Un’importante svolta per il panorama culturale italiano ha visto protagonista il Polo del ‘900 di Torino. Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato all’unanimità la revisione dello statuto dell’Ente, un risultato frutto della sinergia tra i soci fondatori: la Regione Piemonte, il Comune di Torino e la Fondazione Compagnia di San Paolo. Questo atto non solo proroga la durata del Polo fino al 2075, ma ne sancisce il riconoscimento ufficiale come “Istituto della Cultura“.
Questa nuova configurazione giuridica rappresenta un vero e proprio “salto di qualità”. Trasformandosi in Istituto della Cultura, il Polo potrà accreditarsi direttamente presso il Ministero della Cultura. Questo passaggio è fondamentale, poiché gli consentirà di accedere in modo diretto ai bandi di finanziamento nazionali, rafforzando la sua sostenibilità e la sua funzione di presidio culturale permanente. L’ulteriore autonomia gestionale e operativa deriva dalla possibilità di costituire un patrimonio proprio, un elemento cruciale per affrontare con visione e continuità le sfide dei prossimi decenni.
L’assessore regionale alla Cultura, Marina Chiarelli, ha enfatizzato l’importanza del risultato: «La revisione dello statuto dà seguito all’evoluzione naturale del Polo del ‘900. L’estensione della durata dell’Ente e il riconoscimento rappresentano un investimento sul lungo periodo, un volano per progetti di ampio respiro che sapranno coinvolgere sempre di più le giovani generazioni».
Situato a Torino, negli storici Palazzi San Celso e San Daniele progettati da Filippo Juvarra, il Polo del ‘900 è molto più di un contenitore di archivi; è un vero e proprio ecosistema culturale. Aggrega ben 26 enti partner, tra cui istituti di storia, fondazioni e associazioni che rappresentano la memoria della Resistenza, della lotta per i diritti e della storia sociale, come il Museo Diffuso della Resistenza, l’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza (Istoreto), l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza (ANCR) e il Centro Internazionale di Studi Primo Levi.

Questi enti non si limitano alla conservazione, ma fanno del Polo un laboratorio di memoria attiva. Le loro attività spaziano dalla valorizzazione del vasto patrimonio storico (che include ben 9 km di archivi), alla realizzazione di progetti integrati che collegano il Novecento alle tematiche contemporanee, come la transizione ecologica o i diritti civili. Un esempio emblematico delle sue iniziative è 9centRo, un hub digitale che mette a disposizione degli utenti archivi, documenti e contenuti digitali, rendendo accessibile il patrimonio storico e culturale alla cittadinanza e al mondo accademico.
Per supportare questa rinnovata missione, lo statuto introduce anche modifiche alla governance. La durata del mandato del Consiglio di Amministrazione (CdA) viene estesa da tre anni a quattro esercizi e la designazione del Presidente avverrà a rotazione tra la Regione Piemonte e la Città di Torino. Viene inoltre razionalizzata la composizione del Collegio dei garanti, ridotto da cinque a tre membri, mentre il mandato del Direttore – figura gestionale di rilievo – viene allungato da tre a cinque anni, confermando l’orientamento verso una stabilità e una visione strategica di lungo termine.
Con la sua nuova configurazione e il solido sostegno istituzionale, l’Istituto della Cultura si consolida come un fondamentale punto di riferimento per il Paese, pronto a coniugare la memoria del passato con le sfide del futuro.
Pier Sorel

