Torino aveva un capolavoro di Arnaldo Pomodoro, lo scultore morto domenica alla vigilia del suo novantanovesimo compleanno, ma non lo ha tenuto. Costava troppo.
Si tratta della Triade – tre colonne in fiberglass alte 15 metri e con un diametro di 1,5 metri – che, alla vigilia delle Olimpiadi del 2006, arredava la rotonda Maroncelli, all’ingresso sud della città. Diventandone subito un segno distintivo, un simbolo. Ma poi il tempo ha lasciato i segni su quel capolavoro – che si ispira alla scultura allestita a Roma davanti alla Farnesina, sede del ministero degli Esteri – rendendo necessario il restauro delle tre colonne bianche che svettavano davanti al Palazzo del lavoro, altro capolavoro in disarmo.

Il Comune all’artista: non abbiamo i soldi per il restauro
Fatti due conti, il Comune concluse di non poter sostenere i costi (anche perché come spesso accade in questa città subito si era sollevato un gruppo ostinatamente contrario nel nome di evitare sprechi) e così la Fondazione Torino Musei nell’autunno del 2010 scrisse allo scultore, rinunciando al comodato firmato nel 2005. Il tutto condito da una figuraccia.
L’aveva spiegata l’allora presidente della Fondazione Giovanna Cattaneo: «L’artista ci scrisse prima dell’estate per spiegarci che in una sua recente visita a Torino aveva avuto modo di constatare con raccapriccio che le tre torri necessitavano di un’approfondita opera di restauro. La Città, pur dolente, gli rispose che non avrebbe avuto i mezzi per sostenere le spese e neppure per installare e pagare i costi dei materiali per una nuova opera che Pomodoro aveva generosamente offerto al Comune».
Un’anonima fontana al posto di un’opera d’artista
Pochi mesi dopo sono arrivati i tecnici di un’impresa specializzata per smontare le tre torri bianche della rotonda Maroncelli. Al loro posto venne installata una fontana realizzata dalla Smat, che, a pochi metri di distanza, ha il Centro ricerche, restituendo cosi l’ingresso Sud di Torino al suo anonimato. D’altronde nessuna fondazione bancaria o sponsor privato si fece avanti con il Comune per dire: non preoccupatevi, paghiamo noi il restauro: quell’opera è un bel biglietto di visita per Torino, merita di esser mantenuto. Non ci sono soldi per la bellezza.

La stagione del bello targata Fiorenzo Alfieri
Così con Triade tramontò anche il progetto di un «piano regolatore dell’immagine urbana di Torino» del compianto assessore Fiorenzo Alfieri che può aver fatto spendere molti soldi al Comune secondo i suoi detrattori (emblematica la polemica sul cofano Guala Bicchieri acquistato per Palazzo Madama nel 2004) ma che sicuramente ha garantito a Torino una stagione del bello (comprese le grandi mostre di Marco Goldin) della quale rimangono come unica eredità (un po’ stanca per la verità) le «Luci d’artista», contribuendo in modo decisivo alla rinascita della città. Anche mettendo un’opera del più grande scultore italiano su una rotonda.
Pier Paolo Luciano